Proprio sul fronte prezzi, un recente studio condotto dalle Università di Harvard e di Tufts e riportato dal Dailymail rivela che una riduzione dei prezzi alla vendita di frutta e verdura (parliamo dei prezzi negli States, ndr) e un contestuale aumento in quelli di bevande e bibite zuccherate potrebbe salvare la vita a milioni di persone.
I ricercatori hanno messo a punto un modello matematico collegando i prezzi reali o modificati di alcuni generi alimentali e il loro effetto sulla salute.

Ebbene, entrando un po' più nel dettaglio, secondo la ricerca ridurre il prezzo di vendita di frutta e verdura avrebbe un effetto sulla salute pubblica ben maggiore di quello che si otterrebbe solo aumentando il prezzo di bevande e bibite zuccherate: anche piccole variazioni potrebbero portare a prevenire 515mila decessi per malattie cardiovascolari ed evitare quasi 675mila attacchi di cuore e ictus.
Ridurre di un decimo il prezzo di frutta e verdura venduta sugli scaffali americani potrebbe diminuire - rivelano i ricercatori - la mortalità delle malattie cardiovascolari dell'1,2% in soli 5 anni e del 2% in 20. Negli stessi lassi di tempo, gli attacchi di cuore potrebbero calare del 2,6% e del 4%.
Aumentando invece il costo di bibite e bevande zuccherate del 10%, in 5 e 20 anni si potrebbe ottenere una diminuzione delle morti per malattie cardiovascolari rispettivamente dello 0,1% e dello 0,12%.
"Questi dati - spiega uno dei ricercatori coinvolti nella ricerca presso l'Università di Tufts - confermano che dobbiamo combinare tasse modeste (su bibite e bevande zuccherate, ndr) e sussidi per rappresentare meglio i costi che i prodotti alimentari hanno per la salute e la società". Per i ricercatori, inoltre, serve incoraggiare le persone a consumare più frutta e verdura attraverso programmi di assistenza alimentare, come il programma americano dei buoni pasto.
Ad oggi tuttavia l'orientamento che va per la maggiore rientra sotto il cappello generale della sugar-tax: una piccola tassa sul consumo di bevande ad alto contenuto zuccherino. Queste iniziative però, come spiega il Dailymail, hanno successi alterni: in città come New York, Philadelphia e San Francisco, dove l'hanno applicata, questa tassa è stata poco rispettata, mentre l'anno scorso ha avuto successo un'iniziativa simile nella Riserva Indiana tra Arizona, Nuovo Messico e Utah. Qui i nativi americani hanno sia eliminato le tasse sulla frutta e la verdura (l'italiana IVA, per intenderci) sia applicato una sovrattassa sul junk food e sulle bibite gassate, investendone gli introiti in programmi educativi e programmi per la promozione di stili di vita e consumi salutari.
Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.dailymail.co.uk.