Uno studio della FAO suggerisce che l'Unione Europea è seconda al mondo in termini di spreco di cibo, dietro America e Oceania, con 280 kg pro capite annui che si perdono durante il ciclo alimentare. In ogni caso, la Commissione Europea sottolinea che il 42% degli sprechi avviene nella fase di consumo.
Dall'analisi Household food waste behaviour in EU-27 countries: A multilevel analysis, pubblicata dalla rivista scientifica Food Policy e anche dalla Commissione Europea il 10 dicembre 2015, sono stati identificati i principali fattori che influenzano lo spreco alimentare nelle famiglie europee: età, sesso, reddito medio disponibile e atteggiamento nei confronti dell'ambiente.

I ricercatori Luca Secondi e Tiziana Laureti dell'Università della Tuscia e Ludovica Principato dell'Università Sapienza di Roma, autori dell'analisi condotta sull'indagine Flash Eurobarometer del 2013 (n.388), suggeriscono che i loro risultati potrebbero aiutare a sviluppare campagne mirate ai gruppi che generano i maggiori sprechi.
Gli studiosi hanno scoperto che la maggior parte delle variabili consiste in fattori personali; ma anche i luoghi di residenza svolgono un ruolo statisticamente significativo.
Gli abitanti dei Paesi membri con un reddito medio pro capite più elevato producono maggiori quantità di rifiuti domestici. Per esempio si segnalano Danimarca, Irlanda e Svezia contro nazioni che sono meno propense allo spreco come Repubblica Ceca, Estonia, Lituania e Polonia.

Risultati
- Le persone più anziane, in particolare la fascia di età 65+, sprecano meno cibo dei più giovani.
- Sono più spreconi gli uomini rispetto alle donne.
- In media, i disoccupati e coloro che sono in cerca di lavoro sprecano meno rispetto a coloro che hanno un impiego.
- La percezione di vivere in una zona con scarsi (o pari a zero) rifiuti in strada è positivamente correlata con la produzione di minori percentuali di rifiuti alimentari.
- Chi vive in zone rurali produce meno rifiuti di chi abita in paesi o città.