"Se si parla di campagna estiva, si pensa subito alle pesche e nettarine. C'è da dire che, dopo alcuni anni, abbiamo avuto una stagione senza grossi problemi ed effettivamente favorevole, perché molto calda. Ciò, di fatto, ha favorito i consumi di frutta e verdura. Nondimeno, per le pesche, pur essendo un'annata migliore rispetto al 2014, ci aspettavamo qualcosa di più". Così dichiara a Freshplaza Domenico Paschetta, presidente di Confcooperative Piemonte e di Confcooperative Cuneo, nonché presidente dell'organizzazione di produttori Ortofruit Italia.

"La stagione delle pesche non è decollata, soprattutto all'inizio - racconta Paschetta - Qualche soddisfazione in più si è vista nel nostro periodo medio-tardivo, cioè a fine agosto-inizio settembre, ma ormai forse era tardi per raddrizzare un'intera campagna, nella quale in generale se non siamo andati sotto ai costi di produzione, poco ci manca..."
"Questo ci fa riflettere. Se perfino in un'annata così favorevole ai consumi, i risultati sono stati deludenti, è ovvio che non possiamo più contare sul fatto che la crisi delle pesche sia un problema congiunturale; si tratta di un problema strutturale. Forse dovuto ai costi di produzione che, in Italia, non sono competitivi con quelli di altri Paesi produttori del Mediterraneo e del Nord Africa. Il mio pensiero - aggiunge il presidente - è che, dopo 5-6 anni di campagna pesche difficoltosa, qualche domanda bisogna pur farcela".
Secondo Domenico Paschetta, per gli altri prodotti ortofrutticoli l'annata 2015 è risultata comunque soddisfacente: "Senza dimenticare, però, che il mercato della frutta si muove in un contesto di crisi. Perciò non possiamo ignorare che, nonostante la pubblicità positiva dei nutrizionisti, che invitano al consumo di frutta e verdura, la commercializzazione sia slegata dal fatto che le famiglie, in generale, spendono di meno. Ciononostante, l'annata è stata positiva, a partire da fragole, albicocche e piccoli frutti; in questi giorni stiamo avviando la liquidazione dei soci che quest'anno chiuderanno con un segno più. Dopo alcune campagne climaticamente difficili, il 2015 è soddisfacente".
Campagna estiva e invernale - gli ortaggi e le new entry
"Per quanto riguarda la verdura, i prezzi di questi prodotti sono in generale più volatili, variando quasi settimanalmente poiché sono molto vincolati dalle condizioni climatiche, che si ripercuotono sull'offerta: la verdura è meno standardizzata rispetto alla frutta - osserva Paschetta - tuttavia chi ha lavorato bene, chi ha fatto un prodotto di qualità, chi ha seguito i nostri consigli tecnici può chiudere un bilancio 2015 positivo. Questo ci fa particolarmente piacere, perché Ortofruit in questi anni ha avviato un progetto (che entrerà a pieno regime nel 2019-2020), di rinnovamento anche nelle aziende cosiddette 'di pianura', che coltivavano solo pesche e kiwi, volto a incrementare la produzione alternativa di piccoli frutti. In questo contesto si inserisce anche il nuovo baby kiwi Nergi inserito nella gamma dei piccoli frutti. Il 2015 è stato l'anno di lancio del Nergi, con piccole produzioni per testare l'interesse del consumatore; dal 2016 il progetto Nergi, che ci vede protagonisti a livello nazionale, sarà pienamente avviato".

"Sul prodotto invernale è ancora presto per fare un bilancio, ma la mela è partita benino ad avvio di campagna, mentre adesso il mercato appare un poco rallentato. Storicamente, poi, il mese di dicembre è sempre più calmo per mele e kiwi perché si consuma più frutta secca, frutta esotica e agrumi. Sul kiwi c'è stata una buona produzione di qualità; adesso speriamo che il mercato risponda alle aspettative dei frutticoltori".
Il contesto commerciale
Secondo Domenico Paschetta, il mercato internazionale subisce l'influenza del caotico contesto geopolitico, che non è solo un problema di assetti, conflitti e interessi, ma anche economico: prima l'embargo russo entrato in vigore nel 2014, ora i venti di guerra che stanno soffiando in più direzioni, certo non aiutano la circolazione della merci e quindi la ripresa del mercato.
"La globalizzazione - sottolinea il presidente - ha investito il settore ortofrutticolo, ma è in continua evoluzione perché oggi ci sono Paesi che hanno iniziato ad avere produzioni importanti a costi minori, per cui l'Italia, per restare sul mercato, deve avvalersi della sua storia e della sua immagine 'made in Italy' e soprattutto deve affrontare un'importante innovazione, che non è solo tecnologica, ma soprattutto varietale: si sta infatti studiando in questi anni su quasi tutte le specie per ottenere una qualità del frutto significativamente superiore rispetto agli anni, in cui contavano solo i volumi; oggi si deve pensare alla qualità globale del prodotto (qualità organolettica, sicurezza alimentare, ecc.). Sicuramente un ruolo importante lo stanno giocando il prodotto biologico e il prodotto biodinamico o biodiverso, che in questo contesto stanno ritagliandosi una fetta importante del mercato ortofrutticolo".
"Noi abbiamo perso competitività non solo per i maggiori costi di produzione, che sarebbe un alibi forse un po' riduttivo, ma soprattutto perché il mercato ortofrutticolo italiano è molto frammentato, internamente diviso e questo ci rende più vulnerabili e deboli di fronte alle grandi catene distributive, soprattutto europee, che hanno un potere d'acquisto molto forte. Bisognerà ancora lavorare in questo senso: dalla nostra abbiamo la grande professionalità, che ci rende molto inclini all'innovazione su tutti i prodotti. C'è stata un'evoluzione della qualità e chi ha saputo interpretare in maniera corretta il cambiamento non ha perso, anzi: si è rafforzato su alcuni mercati, mantenendo le proprie quote e guadagnandone di nuove".
La cooperativa: una formula per progetti a lungo termine
Il principale problema da affrontare, secondo Paschetta, è quello della frammentazione delle aziende italiane; per gestirla, bisogna passare attraverso l'aggregazione in cooperative. "In questo momento, l'ortofrutta in Piemonte sta vivendo un momento di difficoltà, dovuta anche alla vocazione tendenzialmente individualista dell'imprenditore locale. La cooperativa è il modello per poter sviluppare dei progetti: dobbiamo abbandonare la politica del 'tutto e subito' e del 'mordi e fuggi'; forse dovremmo fermarci un attimo e comprendere quali sono le nuove tendenze dal punto di vista alimentare e dei consumi e, insieme, fare dei progetti a lungo termine; dobbiamo pensare a 'che cosa vogliono essere e che cosa vogliono diventare fra 5-6 anni le nostre aziende agricole?'".
Questo si può fare, secondo il presidente, solo stando in cooperativa, ma ovviamente i soci ci devono credere. Due motivazioni sono, secondo Paschetta, fondamentali: "Primo, per costruire qualcosa di cui non hai subito i risultati, ma poi quando l'obiettivo sarà raggiunto sarà anche duraturo; secondo, per costruire un progetto che possa avere un futuro. Noi diciamo che le cooperative le abbiamo in prestito dai nostri figli; noi dobbiamo immaginare quindi a cooperative che siano efficienti, al passo con i temi e che siano strutture sane".
"I produttori dovrebbero riflettere su questo: nella difficoltà si cerca sempre la via più breve per la salvezza, ma fermarsi un attimo e creare le basi per una nuova stagione rappresenta l'unica soluzione".