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Bestack presenta i primi dati dell'Osservatorio condotto dal CSO su un campione significativo di soci

Confezioni in ortofrutta: il cartone ondulato resta il packaging piu' diffuso, ma cambiano i trend

Bestack, il consorzio italiano dei produttori di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta, dopo aver iniziato una prima collaborazione è entrato nel 2015 a far parte di CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, costituendo un Osservatorio statistico sulle diverse tipologie di confezioni utilizzate in ortofrutta.

Durante l'ultima edizione di Macfrut sono stati presentati i primi dati raccolti ed elaborati. L'obiettivo dell'Osservatorio è quello di definire un trend per identificare come il packaging possa effettivamente contribuire in termini strategici a dare valore alla produzione, individuando case history di successo in termini economici, e allo stesso tempo mettendo in luce le potenzialità del settore e le eventuali criticità.



L'indagine è stata condotta dal CSO nel quadriennio 2011-2014, su un campione di soci aderenti al progetto che copre circa il 3% della commercializzazione italiana di ortofrutta.

Sono stati raccolti i dati aziendali relativi a: periodo di rilevazione (2011-2014), numero di imballaggi utilizzati per tipologia di prodotto (pesche e nettarine, pere e kiwi), destinazione (mercato estero e mercato interno), tipologia di imballaggio (legno, cartone, plastica monouso e riutilizzabile, altro).

Complessivamente la base di soci intervistata a campione ha una produzione di oltre un milione di tonnellate annue, per circa 100-120 milioni di imballaggi utilizzati. È certamente un campione significativo ma non altrettanto rappresentativo. Ha una forte vocazione all'export, oltre il 45%, quando la media italiana è circa 33% e si sta specializzando sempre più sulla GDO

I primi dati dell'Osservatorio
Passando ai dati, dal 2011 al 2014 l'analisi delle tipologie di imballaggi usati mostra una predominanza del cartone ondulato sugli altri materiali. Il trend è in crescita fino al 2013, quando sfiora quota 59%, mentre si registra una battuta di arresto nel 2014, quando la quota di imballaggi in cartone ondulato sul mercato scende al 53%.

Parallelamente cresce l'utilizzo degli imballaggi in plastica a sponde abbattibili, riutilizzabili, che passano dal 23% nel 2011 al 28% nel 2014, a conferma della specializzazione progressiva nella GDO. Legno (da 11 a 10%) e plastica monouso (da 6 a 8%) hanno un utilizzo più marginale e non mettono in evidenza trend particolari.

Guardando al dettaglio dei vari contesti di mercato, la situazione è più eterogenea.

Nel mercato tradizionale
è preponderante il legno, con un trend costante che si attesta al 47%, segue il cartone con il 40%, e la plastica monouso (6%). La plastica riutilizzabile è poco presente.

Nella GDO invece è preponderante la plastica riutilizzabile, con trend costante del 45%, poi c'è il cartone, che registra una contrazione e nel 2014 arriva a quota 40%. Cresce l'utilizzo della plastica monouso (10% nel 2014); il legno si attesta a quota 4%.

Sul mercato estero c'è una netta predominanza degli imballaggi in cartone ondulato, che ricoprono circa il 70% del totale. Cresce l'utilizzo della plastica riutilizzabile, che passa da 16 a 23%. Le altre tipologie sono poco significative in questo ambito: il legno ricopre quota 4%, la plastica monouso passa dal 6 al 10%.



"Dalla pioggia di numeri, la prima considerazione che salta all'occhio è che esiste una correlazione fra tipologia di imballaggio usato e canale commerciale di riferimento - sottolinea il direttore di Bestack, Claudio dall'Agata - L'export per esempio ha esigenze logistiche ben precise (sulle lunghe distanze gli imballaggi monouso sono più economici, sostenibili e meno complessi da gestire oltre che proteggere e conservare adeguatamente il prodotto specie in transit time che superano i venti giorni), mentre per quanto riguarda il mercato interno, se parliamo di Grande Distribuzione Organizzata la confezione è spesso un vincolo, per i fornitori, e una scelta che viene imposta. Assistiamo quindi a una progressiva specializzazione dei produttori ortofrutticoli: alcuni sono sempre più GDO orientati, mentre altri accrescono i volumi sul dettaglio tradizionale. La media complessiva non cambia, ma si accentuano le specializzazioni: per questo occorre approfondire l'analisi per prodotto, come abbiamo fatto in questo primo step concentrandoci su pesche e nettarine, kiwi e pere".

Su questi prodotti la rappresentatività del campione è molto più elevata: la base di soci intervistata rappresenta circa il 25% della produzione nazionale di pesche e il 35% di nettarine rispetto al sistema organizzato italiano, il 30% di kiwi e il 50% di pere. In tutti i tre i casi il cartone è la tipologia di imballaggio più utilizzata, e si evidenzia la tendenza della riduzione dei kg per collo medio, a conferma della tendenza all'utilizzo di confezioni più leggere e più piccole tese a intercettare abitudini, con atti di acquisto meno massificati. Cambiano tuttavia il trend nell'utilizzo delle varie confezioni.

Per pesche e nettarine gli imballaggi in cartone ondulato crescono leggermente sul mercato tradizionale superando quota 30% (ben distanti ancora dal legno al 50%), sono l'imballaggio più utilizzato per l'export, con un trend stabile, mentre si riducono in GDO Italia rimanendo comunque la tipologia più utilizzata.

Cambia la situazione del kiwi, per il quale il cartone ondulato la fa da padrone assoluto in tutti e tre i canali commerciali, grazie alla forza delle politiche di marca. Situazione che non si ripete nel caso delle pere dove il legno rappresenta l'80% nel dettaglio tradizionale e la GDO richiede invece sempre più diffusamente cassette di plastica a sponde abbattibili. Seppur con un trend decrescente, il cartone resta l'imballaggio più utilizzato per l'export.

"Insomma, gli utilizzi variando a seconda del prodotto e delle sue caratteristiche organolettiche, a seconda del mercato di riferimento e a seconda delle politiche commerciali sviluppate dai produttori in contesti altrettanto diversi", conclude Dall'Agata.

"Questo studio - è l'auspicio del Cav. Paolo Bruni, Presidente di CSO - deve essere solo il primo passo, mancano infatti tanti altri elementi per poter costruire un'analisi più solida che vada al cuore del problema di come riuscire a costruire maggior valore aggiunto alla produzione ortofrutticola anche attraverso le confezioni. Per questo, occorre l'aiuto di tutti, il più possibile libero da approcci di parte, puntuale sul tema, e trasparente, per trovare il punto di maggiore profitto per tutto il settore".
Data di pubblicazione: