"Questa iniziativa, organizzata grazie al contributo della Regione Sicilia e all'Ati Igp Pachino capitanata dall'azienda Fortunato Production - ha sostenuto Santina Giannone, giornalista e responsabile social e media relations per il gruppo Fortunato, che ha moderato l'incontro - vuole essere un momento di riflessione ma anche di studio e di dibattito sulle tematiche più importanti che riguardano il Pomodoro di Pachino Igp, il territorio, il loro legame inscindibile e l'esportazione di questo brand attraverso un'adeguata capacità di commercializzazione che ha delle criticità".

Dopo i saluti del sindaco di Pachino, Roberto Bruno, il quale ha sottolineato la vocazione all'agricoltura di eccellenza e di qualità del territorio e ha annunciato un percorso verso la costituzione del distretto agroalimentare territoriale, hanno preso la parola Joe Fortunato (socio della Fortunato Production) e Massimo Pavan (vicepresidente del Consorzio Pomodoro di Pachino Igp).
Fortunato (nella foto sotto a sinistra) ha spiegato l'obiettivo dell'incoming. "Protagonista è il nostro pomodoro, celebre in tutto il mondo. Abbiamo voluto ospitare buyer e giornalisti sul nostro territorio proprio perché è l'elemento fondamentale per connotare il nostro prodotto. Noi qui abbiamo deciso di scommettere sulle colture tradizionali e di valore. Secondo i dati Enea, Pachino è il comune con maggiori ore di sole di tutta Europa. I nostri terreni altamente salini fanno il resto, donando al nostro pomodoro quel sapore irripetibile e le proprietà nutritive superiori a pomodori coltivati altrove".
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Pavan (nella foto sopra, a destra) ha dato qualche cifra sul Consorzio del Pomodoro di Pachino Igp. "E' stato costituito nel 2002, raggruppa oltre 130 produttori e 17 aziende di confezionamento. Nella passata stagione agraria si sono registrate oltre 7.000 tonnellate di prodotto certificato, con un trend di crescita annuo in volume che si aggira sul 15%. Cinquemila sono gli addetti che gravitano intorno al Pomodoro di Pachino Igp con un giro di affari stimato attorno a 300-400 milioni di euro all'anno. La mission del Consorzio riguarda, tra le altre cose, la tutela e la promozione del Pomodoro di Pachino Igp. A questo proposito ricordiamo i prossimi eventi che vedranno protagonista il nostro pomodoro all'Expo di Milano: il primo a fine giugno al cluster Bio-Mediterraneo e il secondo nel mese di settembre al Padiglione Italia".
Presenti tra la platea numerosi buyer internazionali e molti giornalisti della stampa di settore.
Nonostante la crisi, la qualità rimane il punto fermo su cui i consumatori si orientano, come hanno confermato i buyer presenti: Francia, Germania, Danimarca tra i paesi più interessati, che hanno riconfermato la scelta del pomodoro di Pachino, soprattutto nelle sue varietà ciliegino e costoluto. In particolare quest'ultimo, conosciuto nei mercati internazionali come Marinda (foto sotto), rappresenta il prodotto più apprezzato per la sua consistenza e il suo sapore intenso. Oltre l'eccezionalità delle condizioni pedoclimatiche, l'altra parte del capolavoro è svolta dal lavoro dell'uomo, che rimane ancorato alla tradizione con una coltura rigorosamente in suolo.
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A illustrare le differenze rispetto alle colture fuori suolo è intervenuto il professore Cherubino Leonardi, docente ordinario di Orticoltura e Floricoltura dell'Università degli Studi di Catania.
"In base ai dati raccolti, il pomodoro di Pachino è considerato un prodotto modello - ha riferito Leonardi (nella foto sotto a sinistra) - per diverse ragioni, tra cui l'elevata qualità e l'alto contenuto di antiossidanti. Le colture fuori suolo nascono dall'esigenza di sopperire ad alcune mancanze naturali del terreno per la produzione di un pomodoro perfetto. Le qualità nutritive del pomodoro di Pachino, che gode di condizioni speciali in quanto a irraggiamento e a salinità, rimangono il vero valore che non ha bisogno di manipolazioni tecnologiche e rappresentano il valore aggiunto insostituibile del prodotto".
"Quando parliamo di tradizione e innovazione - ha proseguito Leonardi - non possiamo pensare che il pomodoro di Pachino possa essere un sistema produttivo o un prodotto statico. Il processo produttivo, infatti, deve evolversi e mantenere un'elevata sostenibilità; in questa evoluzione deve essere considerata la tradizione, ma soprattutto la qualità del prodotto".
Paolo Loreto (nella foto sopra a destra), docente universitario ed esperto in organizzazione e gestione d'impresa, pianificazione strategica, controllo di gestione, progettazione organizzativa, finanza aziendale, gestione delle risorse umane ha invece spronato i produttori a fare rete e a organizzarsi attorno a obiettivi ambiziosi.
La crisi finanziaria dei mercati, evoluta in crisi economica, ha messo in evidenza i gap competitivi del nostro Paese: la debolezza e l'inadeguatezza di tante imprese italiane nell'affrontare i mercati internazionali e nazionali; la piccola dimensione delle imprese italiane come fattore critico nella competizione con imprese estere più strutturate. Le Reti di Impresa rappresentano una forma aggregativa che permette il mantenimento dell'indipendenza e dell'identità delle singole imprese e l'avvicinarsi a una dimensione adeguata per competere sui mercati globali.
L'efficienza di una rete dipende dalla sua stabilità e da tre fattori principali che ne favoriscono la sopravvivenza nel tempo, cioè il grado di fiducia che si riesce a instaurare tra i partner; lo scambio di informazioni e di conoscenze; la presenza di un adeguato sistema di pianificazione.
"Le prime forme di reti sono già sperimentate da anni - ha spiegato Loreto - ma rimangono tendenzialmente limitate a una sola dimensione, orizzontale o verticale, con risultati pratici scarsamente incisivi. La vera scommessa sarebbe progettare delle reti miste efficienti, dove non solo i vari partner sono integrati nelle diverse fasi della filiera, ma dove pubblico e privato collaborano a fini più ampi, come quello della promozione e della valorizzazione del territorio attraverso i suoi prodotti enogastronomici d'eccellenza".
"Non tutti hanno l'occasione di poter venire in questo splendido territorio e toccare con mano le eccellenze che offre. Quindi si deve trovare la chiave giusta anche a distanza. Food is the new fashion (Il cibo è il nuovo fashion), ma per certi versi il fashion si muove meglio, nonostante ci siano produzioni di qualità che meritino più di un vestito griffato. Bisogna perciò individuare quelli che possono essere i nuovi clienti. Il target è cambiato: le persone non hanno tempo, le famiglie sono più moderne - non basiamoci più sul modello del Mulino Bianco - e perciò anche la comunicazione deve prenderne atto".
"I nuovi media (smartphone, tablet e computer) ci stanno cambiando la vita - ha spiegato Pianigiani - Ogni fascia oraria ha il suo dispositivo: al mattino utilizziamo meno il computer, ma maggiormente i dispositivi mobili; il contrario nel corso della giornata; la sera invece si ritorna allo smartphone o al tablet, mezzi che ci consentono una maggiore comodità".
E continuando: "Il tempo è l'unico valore che ci rimane. Si parla di crisi, ma la crisi non è quella dei soldi bensì equivale alla mancanza di tempo. Non abbiamo più modo di capire se un pomodoro è più buono dell'altro, perché non abbiamo tempo da dedicare a tale conoscenza. Allora cosa si può fare? Fare sì che le persone entrino in comunicazione con le aziende quando hanno più tempo. Inoltre, alcuni dati statistici mostrano che il consumatore è disposto all'acquisto con determinati strumenti rispetto ad altri. Queste sono cose che il mercato deve conoscere. C'è bisogno di andare verso l'utente e non il contrario. Ma soprattutto creare emozione".
Il primo step potrebbe essere quindi una App, che disponga di una copertina possibilmente animata, che spieghi perché il Pomodoro di Pachino Igp è speciale, che illustri il Consorzio, la filiera, la produzione, che proponga ricette speciali e dia indicazioni su dove trovare il prodotto. Una App che dia sfogo alla creatività. "Ci stiamo lavorando!" ha concluso Pianigiani. E sembra crederci anche il presidente del Consorzio Pomodoro di Pachino Igp, Sebastiano Fortunato.
A chiudere i lavori gli interventi di Francesco Bisognano (nella foto sopra a sinistra), responsabile export del gruppo Fortunato e di Salvatore Francavilla (nella foto sopra a destra), esperto fondi UE.
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Consorzio di Tutela IGP Pomodoro di Pachino
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