Partiamo da alcuni dati, quelli forniti da Luca Sandei, del SSICA - Stazione Sperimentale per l'Industria delle Conserve Alimentari. Dati di novembre 2014: nel mondo, leader incontrastato nella produzione di pomodoro da industria è la California, con 12.700.000 tonnellate prodotte nel 2014, segue la Cina (6.300.000 tonnellate) e, sul terzo gradino del podio l'Italia con 4.910.000 tonnellate, che però primeggia in fatto di export. Nel 2013 l'Italia ha esportato pomodoro trasformato per un valore di 2 miliardi di dollari e questo settore rappresenta nella nostra penisola l'80% di tutti i trasformati.
Veniamo a questo punto alla nota dolente, quella sulle rese. Se nel 2012 la California aveva una resa di 111,4 tonnellate per ettaro e il Portogallo 100, quella dell'Italia si fermava a 70,8, mentre il dato di quest'anno è ancora più basso (65 tonnellate per ettaro) a causa delle eccessive precipitazioni.

Luca Sandei, del SSICA, nel suo intervento a Podenzano (PC).
Insomma, il settore italiano del pomodoro da industria rappresenta un'eccellenza, che però ha ancora alcune zone d'ombra. L'obiettivo emerso dal convegno, e che ha visto tutti gli attori della filiera concordi, è quello di arrivare alla sostenibilità della produzione; ciò che Claudio Pennucci, di Conserve Italia, ha sintetizzato come "l'equilibrio dinamico tra 5 fattori: fertilità del terreno, acqua e nutrienti, gestione dei parassiti, consumi energetici e reddito per gli agricoltori".
Quest'equilibrio lo si raggiunge attraverso:
- l'uso di varietà più performanti, grazie anche alla genetica d'avanguardia;
- un uso ottimale dell'acqua;
- miglioramento delle tecniche agricole;
- geo-differenziazione delle produzioni.
Le varietà Seminis rappresentano nel settore tanto una certezza di qualità quanto ormai degli autentici punti di riferimento, e durante il convegno è stata presentata quella che è l'ultima new entry: la SV1491. Si tratta di un pomodoro da industria tardivo, dalla pianta forte e dalla bacca grossa che presenta una grossa differenza rispetto alle altre varietà competitor del periodo: "Il suo vero punto di forza è la resistenza alla peronospora", ha spiegato Matteo Paparoni della Monsanto.
Ma lo sviluppo (e il loro uso da parte dei produttori) di nuove varietà è solo uno degli aspetti verso cui si sta muovendo il settore. "La Monsanto – ha spiegato Fabio Roverso – sarà sempre più un sistema integrato che non si occuperà più solo di ibridi". Parole dette al termine della presentazione di 3 nuove aziende new entry dal gruppo, Precision Planting, Novozymes e Climate Corporation, specializzate rispettivamente in semina di precisione, sviluppo di molecole microbiologiche e allert meteo.

Fabio Roverso, della Monsanto, presenta le tre aziende nuove entrate nel gruppo.
Le nuove acquisizioni rappresentano un nuovo corso della Monsanto, che così include un approccio a tutto tondo alla produzione (clicca qui per leggere l'articolo di FreshPlaza dedicato alle tre aziende), cosa che anche tutti gli attori della filiera del pomodoro da industria stanno facendo, ognuno con propri progetti ad hoc.
Così, in materia di sostenibilità ambientale e miglior uso delle risorse il CIO – Consorzio Interregionale Ortofrutticoli è già al suo secondo anno di sperimentazione in campo di teli biodegradabili. "Abbiamo visto – ha spiegato Alessandro Piva – un buon effetto sulla preconizzazione del raccolto, mentre su rese e riduzione nell'uso dei pesticidi non abbiamo finora notato grosse differenze. Ma dove il test è davvero incoraggiante è sul risparmio idrico".

Alessandro Piva, del CIO, durante il suo intervento al forum sulla sostenibilità del pomodoro da industria.
Finora abbiamo parlato di nuove varietà e di miglioramento delle tecniche agricole, ma c'è un elemento per così dire geografico che sta prendendo sempre più piede: l'attenzione non solo al come si coltiva, ma pure al dove. E' quello che Piva ha definito come 'approccio al territorio', ossia tarare le strategie di produzione non più sulla coltura che si va a piantare ('approccio alla coltura', quella di gran lunga più diffusa oggi), quanto piuttosto sula location. "Chiunque, in tutto il mondo, può applicare un codice di sostenibilità alla produzione, ma non tutti possono applicare una logica del territorio", ha spiegato Piva.
A riprova di quanto il tema sia sentito, Conserve Italia sta partendo con il progetto 'Carta delle terre di Conserve Italia' per individuare per ogni area di produzione la varietà più adatta "e ottenere così - ha spiegato Pennucci - pochi derivati, ma di qualità ottima, per dare al prodotto sempre più italianità e regionalità".

Il pubblico presente al forum organizzato dalla Monsanto.
I margini perché il nuovo approccio del settore dia ottimi risultati ci sono tutti. Ad oggi il consumo mondiale di pomodoro trasformato si attesta sui 5,7 chili pro capite all'anno e se ci sono zone come l'America del Nord e l'UE-15 dove la cifra schizza a 24 e 23 chili pro capite, ce ne sono altre dove ci si ferma a 0,4 e 0,2 e parliamo di Cina e India. Pure va detto che il consumo di pomodoro da industria cresce ogni anno del 2,5%. Da ricerche del 2014 è inoltre emerso che il consumatore è disposto a pagare di più per un pomodoro che sia nutriente, di qualità premium e bio. Inoltre, tra le prime 10 tendenze di consumo c'è il cosiddetto 'eating right', mangiare giusto, equilibrato e salutare, mentre il 90% degli italiani a tavola preferisce il made in Italy.
Insomma, anche nel pomodoro trasformato il made in Italy piace, eccome; e sintetizzando il messaggio del convegno, se viene fatto bene può davvero aiutare a differenziare il pomodoro da industria italiano sul mercato.
Contatti:
Francesco Boccia
Marketing & Communication Manager Italy
Monsanto Company - Vegetable Seeds Division
Tel.: +39 0521 398 411
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