"Sistema CAP della vignolese Magif: "Cosi' rivoluzioniamo il mondo delle coperture dei frutteti"
Un rendering di come appare un frutteto coperto con il sistema CAP.
Il sistema di copertura CAP non ha nulla a che vedere con quelli tradizionali: lo si vede già a colpo d'occhio. I sistemi classici sono o manuali o semiautomatici e il telo viene srotolato e arrotolato a sinistra e a destra del filare partendo dal colmo, dando al complesso le sembianze di un tetto. Quello CAP invece è completamente automatico e il telo viene srotolato (o arrotolato) da una testata all'altra del filare.
Inoltre, riprende Angelo, "i teli passano sotto e sopra i cavi dei pali, che a loro volta sono disposti a scacchiera e non a doppio allineamento come nelle coperture più tradizionali. Così il telo è sempre tirato e non appoggiato sopra ai filari come negli altri impianti. Questo conferisce molta più robustezza all'insieme e, anche con raffiche di vento molto intense, il movimento è minimo e non si verifica quell'effetto vela che rischia di strappare via tutto. Ad ottobre 2014 c'è stato il suo 'battesimo del fuoco', anzi del vento: è sopravvissuto indenne ad Attila e alle sue raffiche di vento da 60 Km/h".
I pali del sistema di copertura sono disposti a scacchiera e il telo passa sopra e sotto i tiranti, assicurando maggiore stabilità
A muovere il sistema Cap c'è una coppia di motori, uno in ognuna delle testate del filare. In fase di dispiegamento, quello in fondo al filare tira il telo mediante due cavi; l'altro invece 'concede' il telo, che si trova avvolto in un rotolo. La procedura è inversa quando si deve invece scoprire il frutteto. I due motori sono sincronizzati, in modo tale da lavorare in sintonia.
In testa al filare c'è un rotolo su cui è avvolto il telo di copertura. Clicca qui per vedere un video del funzionamento di questo sistema di copertura.
Ma per capire come alla Magif si sia arrivati a questo nuovo sistema dobbiamo fare un salto all’indietro, più precisamente a tre anni fa, quando, spiega Andrea Cappi, "sull'ettaro e mezzo di ciliegie che possediamo a Vignola abbiamo sperimentato con mano i limiti oggettivi dei sistemi tradizionali: il ritardo di due giorni nell'apertura dei teli ha causato la perdita di un 30% del raccolto per le pesanti piogge; ciò che è rimasto ha subito una forte deterioramento a causa del caldo afoso di inizio giugno, amplificato dai teli plastici stesi sopra le piante". E, come spesso accade, è proprio nei momenti di grande crisi che arrivano le rivoluzioni.
Cereseto di Vignola MO) coperto mediante sistema CAP.
Insomma, continua Andrea, "ci serviva un nuovo sistema che si potesse aprire e chiudere velocemente in qualsiasi condizione, che resistesse alle intemperie, che fosse abbastanza economico e che fosse facile da montare e gestire". Qui l'esperienza di Angelo Cappi ha fatto la differenza: "Mi interessa da sempre la progettazione", chiosa appunto Angelo, che è ingegnere e prima della Magif si occupava, sempre di progettazione, prima alla Fabbri, poi alla CMS, due importanti aziende meccaniche modenesi.
Ecco un altro rendering di come appare un frutteto coperto con il sistema della Magif.
Grazie anche alla collaborazione della facoltà di Ingegneria dell'Università di Sofia è arrivato un primo progetto del sistema CAP. "Abbiamo guardato tutti i brevetti del mondo scoprendo che non esistevano sistemi di copertura automatici – riprende Angelo - così abbiamo brevettato il principio di funzionamento del sistema CAP, cui poi abbiamo aggiunto altri tre brevetti a corollario, relativi ad alcuni particolari della struttura, come ad esempio i cavi a V, o come le 'stecche' lungo il telo che servono a mantenerlo in formazione. Tutti i brevetti sono stati accettati senza modifiche né rettifiche".
Sensori meteo rilevano il maltempo e indicano la necessità o meno di coprire il frutteto. Clicca qui per vedere un rendering del funzionamento del sistema CAP
E' seguita la realizzazione di un primo prototipo in miniatura, a due metri d'altezza e, verificatone il funzionamento, la Magif è passata a una scala più grande: la prova in campo e l'ottimizzazione della soluzione, "per abbattere i costi, perché un nuovo sistema si giustifica solo se è economicamente sostenibile. Quella di abbattere i costi è stata quasi una paranoia per noi. Abbiamo studiato anche i minimi particolari per semplificare al massimo tutte le operazioni di installazione e manutenzione: per cambiare il telo basta cambiarne il rullo e i cavi si sostituiscono in 20 secondi", commenta Andrea.
Più sensori nel frutteto forniscono le informazioni necessarie per stabilire se è il caso di coprire i filari o se viceversa è il caso di scoprirli.
"Ora – spiega Angelo - la copertura che abbiamo montato arriva a 90 metri, ma ne voglio realizzare una da 200 metri; per lunghezze superiori useremo dei motori intermedi. Dai nostri calcoli, più è lungo il filare e più i costi al metro risultano bassi. Con linee di 100 metri, i costi si equivalgono ai sistemi tradizionali, ma se superiamo i 100 metri i costi, in proporzione, diminuiscono, anche del 30% con filari da 150 metri!".
Viceversa al caso del maltempo, i sensori rilevano anche se è il caso di scoprire i filari quando le temperature diventano troppo alte.
Sul piatto della bilancia ci sono poi i tempi: "Con il sistema Cap – riprende Andrea - 100 metri si aprono o chiudono in 8-10 minuti, mentre i sistemi tradizionali richiedono, per un ettaro, il lavoro di due operai per 60 ore ognuno; senza considerare che lo puoi fare soltanto se la stagione lo permette e con manodopera qualificata".
Ecco in un rendering come appare un frutteto con la copertura CAP aperta.
"Il nostro sistema – dice Andrea – si basa su un paradigma diverso. Le coperture tradizionali vengono installate e stanno aperte per tutto l'anno; il nostro sistema invece parte dall'idea di poterlo aprire e chiudere a piacimento più volte durante la stagione, a seconda delle necessità; perfino, se servisse, più volte nel corso dello stesso giorno!". Ed è qui che entra in gioco la terza colonna portante della Magif: Roberto Luscardo, il quale ha curato tutta la parte sensoristica ed informatica del sistema CAP.
Il team Magif. Da sinistra a destra, Roberto Luscardo, Angelo Cappi e Andrea Cappi.
"Lungo tutto il filare – spiega Roberto - sono collocati dei sensori che rilevano e misurano le condizioni meteoclimatiche. La nostra idea è che, in funzione di tutti questi dati, una 'testa' decida se è il caso o meno di aprire o chiudere la copertura, in funzione del tipo di coltura". E quando si parla di 'testa' s'intende tanto quella dell'agricoltore, che grazie alla tecnologia cloud può consultare i dati e azionare il sistema Cap direttamente dal pc di casa (o addirittura dallo smartphone), quanto direttamente un computer programmato ad operare in base ai dati dei sensori.
I dati dei sensori del sistema CAP sono consultabili anche da smartphone, in completa mobilità.
"Nulla esclude – riprende Roberto - che in futuro si possano aggiungere anche sensori più moderni, come quelli che rilevano i raggi UV, l'intensità luminosa, o altri che analizzano la conformazione batterica della pianta e così via. Più misure significano più dati a disposizione per prendere le decisioni migliori".
Clicca qui per vedere il video del sistema CAP in azione a Vignola (MO).
Clicca qui per vedere un rendering del funzionamento di questo sistema di copertura.
Contatti:
Magif
Angelo Cappi – Fondatore & CEO
Via Vittorio Veneto, 586
Vignola (MO) - Italy
Tel.: (+39) 335 8324744
Email: [email protected]
Web: www.magifgroup.com