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La presentazione del prof. Vittorino Novello al II Simposio internazionale Oenoviti di Geisenheim, in Germania

Uva da tavola: nuova vita per le varieta' locali?

Il 3 novembre scorso, durante il Secondo Simposio Oenoviti International di Geisenheim, in Germania, il professor Vittorino Novello dell'Università di Torino ha presentato un'interessante relazione sulle varietà locali di uva da tavola più utilizzate in Italia, curata insieme alla professoressa Laura De Palma dell'Università di Foggia.



Secondo le statistiche mondiali dell'OIV, nel 2010/11 il Belpaese era il quarto produttore mondiale, con 1,27 milioni di tonnellate, dopo la Cina che ha mostrato un aumento del 271% negli ultimi dieci anni, la Turchia e l'Iran.

La produzione mondiale di uva da consumo fresco è in costante aumento (+11% negli anni 2006-2011) e nel 2011 ha raggiunto 21,26 milioni di tonnellate. I dati OIV aggiornati parlano di 27,1 milioni di tonnellate nel 2013. L'Asia è il continente con la maggior produzione (59,2%), seguita da Europa (17,3%), America (12,8%) e Africa (10,0%).

Il mercato dell'uva da tavola presenta una rilevante attività di scambio: nel 2011, il volume totale delle importazioni a livello mondiale è stato pari a 3,86 milioni di tonnellate, mentre quello delle esportazioni era di circa 3,91. L'Italia è il secondo esportatore mondiale (0,5 mln ton) dopo il Cile (0,83 mln ton). Per quanto riguarda le importazioni, gli Stati Uniti sono il paese più attivo (0,6 mln ton), seguito da Germania, Paesi Bassi (0,3 mln ton) e Regno Unito (0,23 mln ton).

Il consumo di uva da tavola è in aumento (+10% negli anni 2006-2011) e, nel 2011, era stimato in 20,77 milioni di tonnellate. Il più grande consumatore è l'Asia (la Cina in particolare consuma quasi il 50% della produzione asiatica), ma il maggior consumo pro-capite è nei Balcani, nello specifico in Albania (54,7 kg), Bosnia-Erzegovina (46,9 kg), Macedonia (44,2 kg) e Slovenia (41,8 kg).


Uva Italia.

I paesi produttori mostrano una netta preferenza o per le varietà con semi, o per quelle senza semi. In Italia e in Sudafrica, ad esempio, finora hanno prevalso le varietà con semi (rispettivamente con il 97% e il 71% della produzione nazionale). Nel nostro Paese, tale attitudine è legata alla minore produttività generale e alle più complesse tecniche di coltivazione tipiche delle varietà senza semi; tuttavia, la coltivazione italiana di uva seedless è in deciso aumento, stimolata dalla domanda di mercato.

In America, la produzione di uve apirene è più sviluppata (California 82%, Cile 68%). Tra queste, la varietà Thompson Seedless è la più popolare negli Stati Uniti (con il 35% della produzione nazionale) e in Cile (34%) mentre, tra le varietà con semi, Red Globe è la più diffusa in tutto il mondo, a cominciare da Cile (26% della produzione nazionale), California (15%), Sudafrica (13%).

Evoluzione varietale dell'uva da tavola
La piattaforma ampelografica dell'uva da tavola è in continua evoluzione in tutto il mondo e le istituzioni pubbliche e private sono costantemente al lavoro per ottenere nuove varietà. Al 6° Simposio internazionale dell'uva da tavola tenutosi a Davis (California) nel 2010, dalle sole istituzioni private americane sono state presentate oltre 20 nuove cultivar.


Uva Crimson.

Al momento i vitigni più diffusi in Italia sono sette: la cultivar Italia (che occupa circa il 40% delle superfici nazionali a vigneto), la Victoria (15%), la californiana Red Globe (13%), la Crimson Seedless (7%), la Michele Palieri (circa il 4%), la tradizionale Regina (3%) e la senza semi californiana Sugraone (Superior Seedless, 3%). Altre cultivar presenti in Italia sono Black Magic, Matilde, Baresana e Black Pearl e, tra le varietà senza semi, Summer Royal, Thompson Seedless, Autumn Royal e Regal Seedless; tuttavia, altre nuove varietà senza semi sono di recente impianto e inizieranno a produrre nei prossimi anni.

La prossima sfida riguarda l'ottenimento di uve da tavola resistenti alle principali malattie fungine, con l'introduzione di resistenze mono- o poligeniche dal germoplasma americano o asiatico di Vitis. Molte istituzioni, come l'Università di Udine in Italia e il Dipartimento di Viticoltura di Stellenbosch, in Sudafrica, hanno avviato programmi di miglioramento genetico volti all'ottenimento di varietà di uve da tavola resistenti.


Uva Red Globe.

Esiste una "nuova vita" per le vecchie varietà di uve da tavola locali?
Molte delle vecchie varietà locali sono state abbandonate perché non specifiche per il consumo fresco, ma a duplice attitudine (da tavola e da vino). Molte, poi, non erano adatte né per lunghi periodi di conservazione, né per il trasporto a lunga distanza richiesto per raggiungere i mercati internazionali mentre le nuove varietà, che producono grappoli dall'aspetto più attraente, sono anche più adattabili a queste esigenze.

E' però vero che, attualmente, i consumatori cercano anche uva da tavola dotata di sapore particolare, diverso da quello delle cultivar internazionali standardizzate. Queste ultime, ad esempio, sono spesso raccolte prima della completa maturazione, per raggiungere il mercato appena possibile e ottenere così un prezzo più alto.

In questo contesto, le migliori varietà locali hanno l'occasione di una "nuova vita", dal momento che sono ben adattate al loro specifico ambiente, tra cui anche le zone fredde del Nord Italia. Quindi, potrebbero essere raccolte al momento opportuno, con il miglior sapore, e raggiungere i mercati locali in breve tempo. Un tale approccio permetterebbe anche di realizzare il cosiddetto mercato "chilometro zero", migliorando la sostenibilità complessiva del settore dell'uva da tavola.

Buoni esempi di varietà locali adatti allo scopo sono: Barbarossa in Piemonte; Dorona di Venezia, Agostenga, D'Oro, Verdea nel Nord-Est Italia; Sanginella nella zona di Napoli; Baresana e Pizzutello Bianco in Puglia; Olivella vibonese in Calabria; Zibibbo, Ansonica, Ciminnita, Corniola, Marsigliana in Sicilia.

Per maggiori info: vittorino.novello@unito.it