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Australia: per il biologico fatturato da 1 miliardo entro il 2018

Previsioni rosee per il biologico in Australia. Secondo le stime più recenti, il fatturato del settore raggiungerà quota 1 miliardo entro il 2018. La domanda di prodotti certificati è in crescita. In base al rapporto appena pubblicato da IbisWorld, l'agricoltura biologica in Australia rappresenta un settore da 655 miliardi di dollari, con una crescita annua del 12%.

A favorire il fenomeno sarebbero le crescenti preoccupazioni dei consumatori per l'ambiente e per la salute, accanto alla maggiore convenienza dei prodotti. L'industria propone ormai un'offerta molto vasta e dettagliata, con particolare riferimento alla frutta e alla verdura, ma anche alla carne.

L'Australia ad oggi presenta la più vasta estensione agricola di terreni dedicati al biologico nel mondo, con circa 12 milioni di ettari di coltivazioni e pascoli. Per il settore non mancheranno alcune sfide da affrontare, come la presenza di numerosi piccoli operatori che ha impedito di garantire coerenza nella qualità e nella quantità dei prodotti.

Si tratta di una questione di frammentazione che dovrà essere risolta al più presto. Inoltre, in alcuni casi l'agricoltura biologica non si sarebbe dimostrata tanto efficiente quanto i metodi convenzionali. Ciò significa che è necessario favorire la diffusione di nuove tecniche, grazie ai mezzi avanzati oggi a disposizione.

Ryan Kerin, analista di IbisWorld, ha spiegato che in Australia i prodotti biologici sono venduti soprattutto sul mercato interno. Le esportazioni equivalgono soltanto al 10%, ma ci si attende una crescita, in corrispondenza ad una maggiore apertura degli altri Paesi verso i prodotti certificati. L'export potrebbe essere facilitato dal nuovo accordo per la vendita di prodotti bio australiani in Cina.

Anche in Australia, la sfida maggiore per il biologico sarà rappresentata dall'abbassamento dei prezzi di vendita. Soltanto quando l'offerta diventerà più accessibile, sarà possibile ampliare le vendite ad una clientela più vasta. Nello stesso tempo, i produttori dovranno fare attenzione ad evitare il greenwashing e a mantenere il dovuto rigore nelle etichettature, in modo da non presentare informazioni fuorvianti a consumatori sempre più attenti e consapevoli.
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