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Pro e contro dell'aggregazione in ortofrutta: prosegue il dibattito avviato da Leonardo Odorizzi

L'intervento di Leonardo Odorizzi (cfr. Freshplaza del 23/04/2014) che apriva un dibattito sui pro e i contro dell'aggregazione nel settore ortofrutticolo, non è andato inascoltato, ma anzi ha suscitato alcuni commenti da parte dei lettori di FreshPlaza.
 
Che il tema sia all'ordine del giorno, lo si nota anche da un recente Rapporto della Commissione UE il quale evidenzia come, se è vero che l'Italia ha fatto notevoli progressi - raggiungendo un tasso di aggregazione nella media nazionale del 47% sul totale dell'ortofrutta commercializzata - è altrettanto vero che questo livello di associazionismo articolato in Op, Aop e Consorzi vari per ora lascia sul territorio un diffuso malcontento; in particolare fra i tanti operatori che quotidianamente devono fare i conti con una burocrazia esasperante e prezzi spesso insufficienti a coprire i costi produttivi, in continua crescita.

Su quest'ultimo aspetto il nostro lettore Antonio Castellano da Palagiano (TA) testimonia: "I costi di produzione sono aumentati a dismisura, un po' per gli andamenti climatici, un po' per il caro gasolio, l'energia elettrica, i fertilizzanti e antiparassitari che servono durante l'anno."
 
Gianfranco Rambelli di Bagnacavallo (RA) sottolinea: "La verità è che in Italia non c'è aggregazione, ci sono più di 300 Op o Cooperative che non collaborano fra di loro; questa non si può chiamare aggregazione. Hanno montato tutti castelli (vedi consorzi di secondo grado) che sono uno spreco di soldi, e nemmeno questa si può chiamare aggregazione!".
 
Da parte sua, Carmelo Criscione di Vittoria (RG) osserva: "E' anche vero, però, che un eventuale maggiore esborso della Gdo (nel caso dovesse rifornirsi da una pluralità di soggetti invece che da pochi operatori aggregati, NdR) non andrebbe a vantaggio del produttore, ma farebbe aumentare i costi indiretti di approvvigionamento (logistici, di trasporto, di intermediazioni, ecc.). Al contrario, una diversificazione dei clienti da approvvigionare permette di attenuare il rischio di strozzamento del produttore, mentre, d'altra parte, occorrerebbe un più incisivo intervento dell'Antitrust per contrastare gli squilibri all'interno della filiera".
 
La signora Carla da Bologna afferma: "Condivido a pieno le riflessioni di Odorizzi. Privilegiare l'agricoltura in filiera ha prodotto un carico di servizio, spesso inutile, sul prodotto finito e industrializzato, un'agricoltura sempre meno sostenibile. Sarebbe opportuno e necessario per chi acquista capire quanto quel prodotto è già stato sostenuto con contributi pubblici".

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