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Global Berry Congress: il resoconto del convegno dedicato al mercato dei piccoli frutti

Si è tenuta ieri, 8 aprile 2014 ad Amsterdam, la giornata convegnistica del Global Berry Congress, appuntamento a cadenza annuale che si prefigge di costituire un momento di confronto tra i principali operatori del settore berries (fragole e piccoli frutti).



Quest'anno, oltre 350 delegati da 28 paesi hanno preso parte al convegno.

Dopo i saluti introduttivi di Chris White, il primo relatore della giornata è stato Robert Verloop di Naturipe (USA), il quale ha presentato la sua visione circa le opportunità per la crescita futura del mercato globale dei berries.

Tra gli scenari a medio-lungo termine sul mercato, Verloop ha indicato che la diminuzione di manodopera disponibile per le delicate operazioni di raccolta e confezionamento dei piccoli frutti potrebbe portare ad un incremento dei volumi di prodotti trasformati. D'altra parte, dire berries oggi non si limita più alla sola gamma dei freschi, ma bisogna includere anche i trasformati: i prodotti-servizio permettono infatti di avvicinare nuovi target.

Verloop ha avvertito che i consumatori che hanno avuto un'esperienza non del tutto soddisfacente con i piccoli frutti, tendono a non ripetere l'acquisto per un arco temporale di ben 6-9 settimane in media.

Il relatore ha posto poi all'attenzione dei presenti le modalità con le quali i prodotti alimentari confezionati di largo consumo parlano al pubblico di aspetti cruciali come gusto e qualità: alcuni esempi potrebbero essere presi come lezione anche per il business dei piccoli frutti.


E se le fragole fossero presentate "a gambo lungo" come un mazzo di rose? Innovativo concept di packaging della Naturipe, presentato anche in occasione del CPMA (clicca qui per approfondire).

E' seguita poi la presentazione di quattro diversi punti di vista da parte di aziende leader del settore: The Greenery (NL), Driscoll's of Europe (NL), BerryWorld (UK) e Plant Science Inc. (US).


Gerard van Loon (The Greenery), Theo Houwen (Driscoll's of Europe) Charlotte Murphy (BerryWorld) e Steve Nelson (Plant Sciences).

Per la compagnia olandese The Greenery ha preso la parola il Team Leader Fruit Gerard Van Loon, il quale ha elencato quello che il settore richiede alle nuove varietà sviluppate dai programmi di breeding: una migliore qualità, una resa superiore e caratteristiche da varietà "club"; in ciò, la partnership tra imprese commerciali e programmi di miglioramento varietale è indispensabile.


Gerard Van Loon.

Per rispondere alla tendenza del "local for local", cioè la preferenza di ciascun mercato per i prodotti di origine locale, The Greenery sta ampliando programmi di produzione dei piccoli frutti nei suoi principali mercati di esportazione: Francia, Germania, Portogallo e Belgio.

A seguire, il manager per l'area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) di Driscoll's of Europe, Theo Houwen, ha ricordato che quello dei berries è un business fatto di persone, per sottolineare come la sua compagnia stia operando per servire al meglio il consumatore finale, il quale richiede gusto consistente, conservabilità del prodotto e caratteristiche salutari. "I piccoli frutti sono un acquisto d'impulso, perciò fate in modo che i consumatori siano tanto soddisfatti da ritornare a farlo!"

Houwen ha anche presentato alcuni dati di rilievo, che mostrano un mercato fortemente in crescita per i piccoli frutti in Europa: circa +120% per il consumo di mirtilli, +60% per i lamponi e +35% per le fragole... e il bello deve ancora arrivare! Secondo il manager Driscoll's, infatti, i prossimi 5 anni vedranno ancora una tendenza in aumento, soprattutto nelle bacche, a discapito delle fragole. Il passaggio dall'una alle altre è già in atto in alcune aree, come ad esempio la Norvegia e il Regno Unito; pertanto Houwen ha dichiarato: "Le bacche diventeranno la parte più rilevante del nostro business; la categoria è ancora ben lontana dall'essere un mercato maturo."

Il terzo intervento della mattinata è stato affidato a Charlotte Murphy, Marketing Manager di BerryWorld, la quale ha illustrato l'eccezionale crescita delle vendite di mirtilli in Gran Bretagna (un aumento di ben 17 volte in dieci anni, fino ad un giro d'affari di 177 milioni di sterline, pari a oltre 200 milioni di euro).

Per crescere ancora in questa categoria, secondo la Murphy, si deve segmentare l'offerta in quanto a grammatura/contenuto delle confezioni e condurre promozioni multi-tematiche. Il consumatore deve costituire il perno dell'azione dell'intera filiera (dal lavoro in campo, alla catena del freddo, ai reparti dei supermercati); dunque è bene che ogni operazione, dal breeding al branding, non perda d'occhio il cliente finale.

L'acquisto di questi prodotti è collegato anche a specifiche emozioni: perciò, ad esempio, funziona fare leva sulla tradizione e sul patrimonio storico, ma mantenendo la consapevolezza circa le loro possibili limitazioni.

Va poi considerato che le informazioni sul prodotto sono essenziali per l'acquirente finale e che la consapevolezza del consumatore circa la stagionalità dei piccoli frutti è tuttora sottostimata.

In media, comunque, un consumatore di berries spende il doppio di un consumatore normale (spesa alimentare). E in Gran Bretagna, perfino la catena di fast food Mc Donald's ha allargato il suo menu colazione ai berries, proponendo latte/yogurt con cereali e mirtilli freschi!

In conclusione dei lavori della prima parte della mattinata, il presidente e CEO di Plant Science Inc., Steve Nelson, ha sintetizzato la ricetta vincente per il settore: giusta scelta varietale (offrire al mercato sempre prodotto di elevato livello gustativo!), produttori affidabili, consistenti attività di commercializzazione e marketing, grande esperienza nella catena di fornitura.

"La filiera dei piccoli frutti, non bisogna dimenticarlo - ha sottolineato Nelson - parte proprio dal breeding. Ma una buona varietà non nasce dal nulla, non esiste un numero verde al quale chiamare e domandare una nuova cultivar! Il lavoro di selezione e miglioramento varietale richiede ingenti investimenti, come minimo 5 milioni di dollari."

Per quanto riguarda le tendenze future, il manager ritiene che i lamponi neri saranno molto popolari in futuro e che l'ulteriore consolidamento di coltivatori, fornitori e retailer comporterà un livello di automazione crescente.

Alle prime quattro relazioni è seguito un breve rinfresco.


Clicca qui per un reportage fotografico sugli stand espositivi aziendali allestiti in contemporanea al Global Berry Congress.

Dalle 11:45 fino alle 13:00 i lavori sono proseguiti sul tema delle innovazioni a vantaggio del settore, con gli interventi di Marion Durose (Angus Soft Fruits - UK) e Stéphane Descourcelles (Les Fruits Rouges de l'Aisne - FR).

La prima, oltre a ribadire che il consumatore si conquista con un prodotto di qualità, a più lunga conservabilità, aromatico, disponibile in commercio e confezionato in modo accattivante (per stimolare l'acquisto d'impulso), ha riassunto l'attuale situazione relativa al lancio di nuove varietà di lamponi e more; le prime stanno già contribuendo a cambiare il mercato, mentre ulteriori sviluppi varietali sulle more partiranno quest'anno.


Il passaggio relativo alle nuove cultivar di lamponi durante l'intervento di Marion Durose.

Nel suo intervento, Stéphane Descourcelles ha indicato l'ampliamento delle occasioni di consumo dei piccoli frutti (sanità pubblica, ristoranti, bar, mense, distributori) come una delle innovazioni verso cui mirare per il futuro. Inoltre, lo sviluppo di produzioni a livello locale costituisce una sfida di carattere tanto sociale quanto commerciale per la sua azienda.

Nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, i lavori sono proseguiti con un panel relativo al tema della sostenibilità, al quale hanno partecipato Johnathan Sutton (Marks & Spencer, UK), il prof. Leon Terry (Cranfield University, UK), Paul Moody (It's Fresh, UK) e Dominique Steiger (Bayer CropScience, Germany) - ritratti nell'ordine in foto qui sotto, insieme a Chris White.



Tra gli elementi emersi, la crescita della categoria piccoli frutti nelle catene retail britanniche, sia nei canali discount che premium, per un giro d'affari di 970 milioni di sterline nel 2013; il dato è stato divulgato da Jonathan Sutton, il quale ha parlato anche di un progetto riguardante i mirtilli arricchiti al selenio.

A sua volta, Paul Mood ha parlato di shelf-life del prodotto, mentre Dominique Steiger ha indicato come le problematiche fitosanitarie latenti siano un problema assai rilevante per il coltivatori di piccoli frutti (per fornire 100 fragole di qualità commerciale al mercato bisogna coltivarne quasi il doppio, 195), salvo che non si implementino i dovuti programmi di protezione delle colture.



L'ultima sessione tematica della giornata ha riguardato le strategie di commercializzazione più efficaci per il settore dei berries, con gli interventi di Atle Alexander Olsen (Coop Norge Handel AS, Norvegia), Cort Brazelton (Fall Creek Farm and Nursery Inc, US) e Christian Carvajal (Chilean Blueberry Commitee e ASOEX, Cile).

"Quattro anni fa - ha testimoniato Olsen - non gestivamo nemmeno la categoria dei piccoli frutti nei nostri punti vendita; quando abbiamo cominciato a farlo ciò ha generato un fatturato extra di 21 milioni di euro. Abbiamo inoltre riscontrato che se il consumatore non gradisce la qualità dei piccoli frutti in vendita non passa ad un altro prodotto, semplicemente cambia punto vendita. Se l'aspetto visivo è la prima cosa che attira, infatti, solo il gusto garantisce che l'acquisto si ripeta." La catena Coop Norge si è proposta di raggiungere vendite, nella categoria piccoli frutti, per 400 milioni di corone (oltre 48 milioni di euro) nei prossimi due anni.

Per quanto riguarda lo specifico segmento dei mirtilli, Cort Brazelton della Fall Creek ha indicato come il consumo mondiale di questa bacca abbia raggiunto le 700.000 tonnellate. L'Europa è ancora molto indietro nei consumi pro capite (70 grammi), praticamente al livello cui si trovavano gli Stati Uniti alla metà degli anni Novanta... oggi negli States il consumo procapite è arrivato a 1,09 kg!

Gli spazi di crescita appaiono dunque davvero colossali; l'importante starà nell'essere capaci di offrire un'esperienza sensoriale positiva ai consumatori, migliorando anche il calendario di disponibilità dei prodotti e la loro consistenza. A tal fine, stano affacciandosi promettenti selezioni varietali tardive o a basso fabbisogno di freddo, connotate da una più lunga conservabilità.

In Europa, la produzione di piccoli frutti vede il primato della Spagna, mentre all'Italia va il settimo posto. Attualmente, i buyer di mirtilli in Europa guardano alle forniture primaverili-estive provenienti dai Paesi dell'est. In futuro diventerà possibile la produzione di mirtilli nelle zone tropicali, con tutte le conseguenze che ne potranno derivare.



I costi della manodopera per le operazioni di raccolta dovrebbero invece essere ridotti per non intaccare la redditività

Infine, in rappresentanza dell'industria cilena del mirtillo, Christian Carvajal ha fornito qualche dato sulle esportazioni da questo paese: 70.000 tonnellate nel 2013 (con un calo del 19% a causa delle gelate); ciononostante il Cile è ancora il principale esportatore e, insieme all'Argentina, fornisce addirittura il 69% di tutto il mirtillo importato dagli Stati Uniti. Al fine di mantenere questa posizione, Asoex sta investendo molto nella promozione del mirtillo, sia in termini salutistici che gastronomici e ha ideato anche un personaggio (Dr. Blue) che pubblicizza la bacca nelle riviste rivolte ai consumatori.

Clicca qui per un reportage fotografico sugli stand espositivi aziendali allestiti in contemporanea al Global Berry Congress.

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