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Ciliegie di Vignola: sulla nuova stagione grava l'ombra della Drosophila Suzukii

Mercoledì 26 febbraio 2014, a Vignola (MO), in occasione di una giornata di studio organizzata da Comune di Vignola, Crpv, Consorzio fitosanitario di Modena e Consorzio della Ciliegia di Vignola Igp, è stato fatto il punto sulla denominazione d'origine arrivata ufficialmente un anno fa e sui nuovi e vecchi nemici della ciliegia.



Un disciplinare ancora giovane
Il marchio "Ciliegia di Vignola" è arrivato a marzo 2013 e già la stagione passata ne aveva messo in luce tutti i limiti. Nella scorsa stagione hanno infatti aderito 500 produttori e 14 centri di confezionamento ed è stato marchiato solo il 40% della produzione; un risultato deludente.

Uno dei problemi è stata la presenza sul mercato di un doppio imballaggio, a marchio Igp e senza, mentre il sistema di chiusura di quello a denominazione ha causato problemi di condensa nelle casse. Nel tentativo di trovare una soluzione, in corso di campagna si è passati a una copertura forata prima e a una chiusura delle singole vaschette con una fascetta poi.

A ciò si è aggiunto il problema delle varietà ammesse nel disciplinare: 14, che però non coprono la maggior parte della produzione cerasicola a Vignola e dintorni. Al Ministero delle politiche agricole è stato dunque chiesto di ammettere alla marchiature anche varietà più commerciali; proprio mercoledì scorso, il direttore del Consorzio di tutela era a Roma per presentare questa e altre richieste ai vertici ministeriali.

Oltre all'ammissione di più varietà, verrà chiesto di eliminare le restrizioni sui formati e sul valore massimo di acido malico. Tutte queste modifiche, se accettate, saranno operative solo a partire dal 2015; la prossima campagna seguirà quindi le stesse regole dell'anno scorso.


Alcuni dei relatori alla giornata studio. Da sinistra a destra Chiara Etiopi, del consorzio di tutela Ciliegia di Vignola, Stefano Caruso, del Consorzio fitosanitario di Modena e Stefano Lugli, dell'Università di Bologna

Un nuovo nemico
Il nuovo spauracchio per i produttori di ciliegie si chiama Drosophila Suzukii, moscerino proveniente dal Giappone e arrivato in Italia nel 2009, con i primi avvistamenti in Emilia Romagna datati 2011. Insetto parassita polifago, preferisce le ciliegie, deponendo le uova nei frutti maturi e portandoli rapidamente a marcire. Ogni anni si riproduce in varie generazioni, da 3 a 13 e tollera anche i climi estremi. Difficile da controllare, molto mobile, ma soprattutto senza un antagonista naturale: ad oggi mancano prodotti registrati per la lotta contro di esso.

Il consorzio fitosanitario di Modena ne ha monitorato presenza e attività in provincia di Modena. Nel 2012 non ha fatto danni, mentre l'anno scorso è stato trovato nel 60% delle aziende monitorate, soprattutto nella zona di Vignola e in Appennino, dove ha danneggiato il 2,5% della produzione di ciliegie. Un danno calcolabile in quasi 350.000 euro.

Per individuare il moscerino sono state installate trappole in 35 aziende. In 21 di queste il danno sulla produzione è rimasto contenuto sotto al 5%, mentre in 4 è risultato superiore al 20%. Il picco delle catture è inoltre cresciuto sensibilmente dalla seconda settimana di luglio, ossia al termine della stagione di raccolta; un chiaro segnale della mancanza di trappole efficaci contro la Drosophila.


Danni da Drosophila suzukii.

Intanto, anche la prossima stagione cerasicola si preannuncia a rischio. Già in questi primi 2 mesi dell'anno la presenza del moscerino è superiore rispetto all'anno scorso, a causa dell'inverno mite che ne ha favorito la diffusione. A questo si aggiunge il fatto che, al momento, non esistono sul mercato fitofarmaci che possano combattere il parassita. Il consiglio del consorzio fitosanitario è di fare, se possibile, una cattura massale, raccogliere le ciliegie in un unico stacco e non lasciare frutti sugli alberi.

Vecchi nemici, nuove armi
Presente dagli anni '90 la mosca del ciliegio è una nota minaccia. Combatterla è più difficile da quando in Italia è stato messo al bando il dimetoato, il fitofarmaco più efficace. Ad oggi non è stato ancora individuato un efficace prodotto surrogato, tanto che è stato chiesto al Mipaaf di reintrodurre in dimetoato, seppure a dosaggi minori.

Intanto proprio a Vignola si studiano soluzioni alternative. Una di queste è lo Spintor Fly, frutto di un progetto congiunto tra Comune di Vignola, Agrintesa, Società Casotti, Università di Firenze e Dow Agrosciences. Si tratta di un'esca proteica specifica pronta all'uso a base di Spinosad, un insetticida biologico. Nel 2013 è stato testato in 20 aziende cerasicole, con 5-7 trattamenti ciascuna, per un totale di 50 ettari irrorati.


Adulto di mosca del ciliegio.

Le analisi successive hanno rilevato che nel 50% dei casi non si sono riscontrati frutti bacati a causa della mosca del ciliegio, mentre sul restane 50% il danno era inferiore all'1%. Il prodotto non ha lasciato residui. Tra i suoi limiti, la scarsa persistenza, così come l'essere dilavabile oltre che inefficace contro la Drosophila.

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