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Nuova Zelanda: gli esportatori di mele confidano di raggiungere prima i loro obiettivi

Il settore neozelandese della mela prevede di raggiungere un fatturato pari a un miliardo di dollari in esportazioni prima dei 10 anni previsti (obiettivo fissato al 2022) grazie alla maggiore produttività del settore e all'aumento dei prezzi.

Gary Jones, direttore allo sviluppo commerciale della Pipfruit New Zealand, l'organizzazione dei produttori di pomacee della Nuova Zelanda, ha osservato: "L'industria melicola della Nuova Zelanda è la seconda più importante, sopo quella del kiwi, in quanto ad esportazioni.".

A spingere la produzione ha contribuito anche il sistema governativo introdotto nel 2008 che facilita i produttori nell'impiego della manodopera stagionale. Nel frattempo, la Pipfruit intende ridurre l'imposta obbligatoria destinata alla ricerca e allo sviluppo applicata a ogni coltivatore. L'intenzione è passare a un dollaro per ogni chilogrammo di prodotto raccolto contro un dollaro e 25 centesimi previsti.

La Nuova Zelanda rappresenta un quarto delle esportazioni di mele di tutto l'emisfero meridionale.

Jones ha concluso: "Se avessimo ancora un anno o due come quelli appena trascorsi, potremmo fin da ora ammettere di essere stati fin troppo cauti nelle previsioni circa il fatturato alle esportazioni che andranno dunque riviste al rialzo. Le mele neozelandesi rendono il 20% in più delle concorrenti e le vendite stanno prosperando grazie alla maggiore ricchezza esistente in Asia e al migliore accesso a questi mercati."

Gli esportatori neozelandesi di mele sono però esposti al dollaro statunitense, all'euro e alla sterlina, con il tasso di cambio che rischia di mangiarsi tutto il guadagno.

Pipfruit stima inoltre che - su una produzione complessiva di 505.000 tonnellate di mele - ne saranno esportate circa 308.000 tonnellate (a fronte delle 325.000 tonnellate dello scorso anno).

Fonte: tvnz.co.nz

Traduzione FreshPlaza Italia. Tutti i diritti riservati.
Data di pubblicazione:

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