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Le schede IBMA - Eretmocerus eremicus: un nemico per le mosche bianche

Grazie alla sua versatilità, questo parassitoide si è molto diffuso negli ultimi anni come strumento di controllo biologico degli aleurodidi in serra. Si tratta di un piccolo Aphelinidae, una famiglia di imenotteri che comprende la maggior parte delle specie utili impiegate in lotta biologica.



Grande meno di un millimetro, di colore giallo chiaro con occhi verdi e tre ocelli rossi sul capo, la femmina depone l'uovo sotto il corpo delle neanidi di prime età. La larva appena sgusciata penetra nel corpo dell'aleurodide, al cui interno cresce sino a trasformarsi in pupa e infine in un nuovo adulto. La neanide di aleurodide non blocca il suo sviluppo, quando parassitizzata, ma lo prosegue sino a formare il suo tipico pupario.

L'attività di Eretmocerus eremicus a carico delle mosche bianche è molto intensa e ogni femmina parassitizza svariate decine di aleurodidi, tuttavia non è semplice da riconoscere. Solo con una ottima lente si può osservare nelle neanidi parassitizzate la migrazione e poi la scomparsa dei micetomi, mentre nel pupario, a parte un lieve inscurimento, si riesce a intravedere qualcosa solo quando il nuovo Eretmocerus adulto è ormai formato.

Più facile, quindi, concentrarsi nell'osservazione del tipico foro circolare che l'adulto pratica sul dorso del pupario per uscirne.


Trialeurodes parassitizzato e, in basso, un pupario con il foro di uscita. 

Accanto alla parassitizzazione, ai fini del controllo delle mosche bianche, si aggiunge anche il ruolo dell'host-feeding dato dalle neanidi uccise dalle femmine al solo scopo di suggerne il contenuto. In condizioni normali, ogni femmina di parassitoide può quindi eliminare un centinaio di aleurodidi nel corso della sua vita.

Al contrario del suo congenerico E. mundus, Eretmocerus eremicus sviluppa bene su entrambe le più comuni specie di aleurodidi Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci, e non solo sulla seconda. La più nota Encarsia formosa, pur molto efficace e adattabile anche a Bemisia, sconta invece nei suoi confronti i limiti termici di applicazione che, soprattutto nelle serre mediterranee, non la rendono costantemente utile ma solo in brevi stagioni colturali. E. eremicus è operativo a un range più ampio di temperature e, pur se con un optimum a circa 27-28° C, è effettivo anche a temperature superiori ai 30 gradi.



Per questi motivi questa specie è divenuta il riferimento per la lotta biologica negli habitat meridionali ove, a seconda delle situazioni di impiego, può essere ben affiancata ad acari o miridi predatori per un ottimale controllo della mosche bianche in particolare su pomodoro, melanzana e cetriolo.  

E. eremicus agisce solo contro le forme giovanili di mosche bianche pertanto il suo impiego deve essere previsto sin da inizio ciclo culturale con più introduzioni ripetute settimanali del parassitoide sino a un totale di 8-12 individui al metro quadro e oltre, a seconda delle condizioni.

Eretmocerus eremicus non è in grado di sfarfallare da ambo i lati del pupario del suo ospite, così nei prodotti commerciali il parassitoide viene distribuito in speciali cartellini da appendere alle piante, oppure in confezioni il cui contenuto va sparso sulla vegetazione o, meglio, utilizzando appositi bicchierini.

Per informazioni:
IBMA Italia-Assometab

Email: [email protected]
Web: www.ibma-global.org