Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber

Il lavoro non dorme mai: ora il letto diventa un ufficio

All'inizio sembra un gesto innocuo: una mail al cliente a cui non hai avuto tempo di rispondere, un messaggino al collega che ti aveva chiesto un favore, una controllatina sul tablet a quell'informazione che non ricordi.

Dalla camera da letto, perché è tardi: ma è così comodo, facile, immediato. E il tempo è sempre così poco, invece, durante il giorno: le ore del lavoro si sa che non bastano mai, e spesso non sono sufficienti neppure gli straordinari in ufficio. E allora c'è chi si porta il lavoro direttamente a casa, di più: dritto dritto nel letto.

La tecnologia lo permette, grazie a cellulari che ormai sono computer, computer che sono tablet piccoli e leggeri, connessioni senza fili e velocissime. Quindi è sempre più difficile resistere alla tentazione di smaltire il lavoro in eccesso da una "scrivania" così comoda e familiare: il letto, appunto. Dove, una volta finita la corvée, ci si può anche addormentare (se si riesce, a quel punto).

La nuova abitudine è più diffusa di quanto si immagini e lo confermano i numeri di indagini diverse: una, svolta fra mille dipendenti di una compagnia californiana di software ha rivelato che tutti rispondono alle mail dal letto; un’altra ha scoperto che un inglese su cinque lavora nel letto per un tempo che varia dalle due alle dieci ore a settimana; infine l’abitudine sarebbe ormai quotidiana per l’ottanta per cento dei giovani lavoratori di New York.



Il Wall street journal ha dedicato al fenomeno un articolo intitolato Taking office to bed, cioè "portarsi l’ufficio a letto", perché non si tratta soltanto di una modifica allo stile di vita e di lavoro: è anche un nuovo business, visto che il letto stesso si trasforma in uno spazio di lavoro. Quindi le aziende hanno cominciato a realizzare cuscini porta-computer e vassoi per appoggiare il tablet e la tastiera a letto; materassi reclinabili in modo indipendente (per non disturbare la moglie o il marito che dorme); materassi più ampi per riuscire a lavorare anche in due; sostegni per la schiena, le gambe e il collo, che rischiano di uscire malconci dopo troppe ore di sforzi al pc in una posizione non adeguata. Secondo gli esperti i dolori muscolari e alle ossa e i problemi alla circolazione sono gli aspetti negativi più probabili e frequenti per chi lavora nel letto di casa, oltre all’insonnia (se anche il letto è una scrivania, come addormentarsi, con tutta la "carica" del lavoro ancora in circolo?).

Ma vale la pena portarsi il lavoro anche nel luogo più rilassante della propria vita privata, visto che oltretutto può avere effetti nocivi per la salute (e non si parla di relazioni familiari e di coppia)? Per alcuni pare proprio indispensabile, o comunque, ormai, del tutto naturale: per esempio per chi ha clienti o dipendenti o colleghi che vivano in altre parti del mondo e ha bisogno di comunicare in tempo reale, adeguandosi ai loro fusi orari; o per chi è così abituato a vivere in simbiosi con smartphone e tablet da non vederci niente di strano, a portarseli pure nel letto.
Data di pubblicazione: