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Emilia-Romagna: un terremoto senza fine

La terra ha cominciato a tremare all'una di notte del 20 maggio 2012 e non si è più fermata. In Emilia-Romagna (Italia), sono state oltre 1.200 le scosse più o meno forti di terremoto dal 20 maggio al 12 giugno. La prima forte scossa, con magnitudo 5,9 della scala Richter ha avuto epicentro a 52 km dalla città di Bologna; Le altre scosse più intense sono state registrate il 29 maggio (5,8 gradi Richter, vicino a Modena) e il 6 giugno (4,5 gradi Richter, vicino a Ravenna). Le vittime al 12 giugno erano 27. Oltre ai morti, ci sono 397 feriti, quasi tutti operai. Gli sfollati sono oltre 13.500, di cui oltre 9.600 ospitati nelle tendopoli.


Epicentro della prima scossa del 20 maggio 2012.

I danni all'agricoltura
L'Emilia-Romagna è una regione molto attiva, sia a livello industriale sia in agricoltura. Il bilancio dei danni alle imprese agricole, ai primi di giugno 2012 contava: 7.000 aziende agricole colpite delle quali circa 2.000 gravemente danneggiate, distrutte o da ricostruire per adeguarle alle nuove norme antisismiche. In termini economici, le prime stime parlano di 705 milioni di euro di danni.

Particolarmente colpito - con 220 milioni di euro di danni stimati - il sistema dei formaggi tradizionali "Parmigiano Reggiano" e "Grana Padano", dovuto al crollo delle forme impilate nei magazzini per la stagionatura. Altri 15 milioni di euro di danni sono stati calcolati per il settore dall'aceto balsamico. I posti di lavoro nell'agroalimentare oggi a rischio sono 8.000.


Danni nei caseifici.

Ai circa 400 milioni di euro di danni provocati alle strutture agricole (fienili, stalle, magazzini) si aggiungono 70 milioni necessari per garantire la sicurezza al territorio riportando alla normalità gli impianti idrovori, irrigui, di scolo e di irrigazione, fortemente lesionati.


Crepe nel terreno.

Alle spaccature del terreno, si è aggiunto il fenomeno della cosiddetta "liquefazione delle sabbie" che emergono dal suolo, rubando spazio alla terra coltivata e provocano numerose crepe a case e magazzini.


Sabbie sotterranee emerse dal terreno a seguito del terremoto.

Per quanto riguarda eventuali danni al settore frutticolo, la stima è più difficile in quanto la frutta (e gli ortaggi) non si trovavano, al momento del sisma, immagazzinati, ma ancora sui campi.

I problemi reali per l’ortofrutta riguarderanno la possibilità o meno di irrigare in caso di necessità (molti impianti sono in difficoltà), la disponibilità di mezzi per la raccolta (molte macchine e attrezzature sono rimaste sotto i capannoni crollati) e la possibilità di stoccarli. Una stima specifica dei danni per questo settore sarà (forse) possibile farla più avanti.



Di certo si sa che quasi centomila ettari di terreno compresi tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova sono senz'acqua, a causa dei danni provocati dalle scosse di terremoto agli impianti idraulici e delle frane in alcuni alvei, che pregiudicano il regolare deflusso delle acque.

Una prima conseguenza è stata la sospensione del servizio di irrigazione che è necessario far ripartire per preservare, nell’emergenza, una delle agricolture più floride della Pianura Padana: ortofrutta, viticoltura, riso, Parmigiano Reggiano.



L'80% della produzione di pere italiane si concentra proprio nell'area compresa tra la provincia di Modena, di Ferrara e una parte di Bologna e la loro raccolta è ora a rischio, se dovesse mancare l'acqua di irrigazione.

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