Gianni Bonora esordisce: "Se è vero che la base produttiva italiana deve lavorare di più alla propria aggregazione, non si creda tuttavia che non esistano inefficienze e sprechi anche dal lato della distribuzione, la quale oggi a mio parere affronta dei costi di trasporto esageratamente elevati per via di una gestione irrazionale degli ordinativi".
Quello che secondo Bonora rende inutilmente costosa la movimentazione e gestione dei prodotti freschi è l'assenza di parametri e protocolli che consentano di effettuare un distinguo tra i diversi ortofrutticoli. "Non si possono paragonare, in quanto a conservabilità, mele e pere da una parte con insalate e spezie fresche dall'altra - sottolinea il manager - altrimenti finisce che, per garantire quel caposaldo della "freschezza" indicato da tutti i consumatori come il principale requisito per l'acquisto di frutta e verdura, i distributori ordinano quantitativi limitati di prodotto tutti i giorni, spezzettando inutilmente le forniture (e moltiplicando inutilmente i costi), anche per ortofrutticoli che di certo non deperiscono da un giorno all'altro!".
Secondo Bonora, quello che difetta al momento non sono sicuramente le tecnologie: "Nell'ambito della logistica e dell'ottimizzazione del movimento merci sono stati fatti passi da gigante negli ultimi anni. Cito per tutte la tecnologia a radiofrequenza RFID. Ma il punto qui non è il ritardo infrastrutturale o tecnologico, bensì quello relativo all'informazione specifica sulle caratteristiche fisiologiche delle singole categorie di prodotti ortofrutticoli, per definire le quali non vedo altra soluzione che l'elaborazione di protocolli condivisi tra produttori e distributori".
La proposta suggerita da Gianni Bonora avrebbe un'enorme valenza non solo sul fronte del risparmio, ma - quel che è più importante - in termini di migliori argomenti commerciali per stimolare le vendite di frutta e verdura presso il consumatore. "Se invece di buttare via tempo ed energie in sterili polemiche, mettessimo insieme le varie competenze che esistono nella catena di fornitura al fine di ottimizzare il modo in cui portiamo l'ortofrutta fino al consumatore finale, avremmo tutti da guadagnarci!", osserva Bonora.
E aggiunge: "Vedrei molto bene, ad esempio, un CSO-Centro Servizi Ortofrutticoli nel ruolo di coordinamento e, sentiti i diversi attori della filiera, nel lavoro di stesura materiale dei protocolli di gestione delle singole categorie ortofrutticole, intendendo per gestione non soltanto note tecniche sulla conservabilità dei vari prodotti, ma anche indicazioni per il migliore mantenimento degli stessi presso il punto vendita, fino a suggerimenti pratici per il consumatore su come preservare frutta e verdura a casa sua".
Una filiera che fosse in grado di trattare i prodotti ortofrutticoli per quello che sono e non alla stregua di una qualsiasi altra merce, forse non avrebbe bisogno di proporli in vendita promozionale per il 25% dei volumi totali; forse potrebbe raccontare qualcosa al consumatore su quello specifico prodotto, dandogli anche dei suggerimenti su come conservarlo a casa, in modo da non farlo percepire come qualcosa che "non compro, tanto poi si butta via subito", bensì come il risultato finale di un attento processo di produzione-trasporto-presentazione-vendita che ha fatto il massimo possibile per garantire freschezza e risparmio all'acquirente finale, abbattendo costi inutili e inefficienze.
Bonora conclude: "Finora abbiamo perso tempo a guardare ognuno la pagliuzza nell'occhio altrui, mentre la trave non l'abbiamo nemmeno presa in considerazione. Io sono convinto che nella filiera ortofrutticola ognuno faccia la propria parte al meglio delle sue capacità; ma solo quando metteremo insieme tutte le parti ci renderemo conto che molte cose sono da migliorare e che la vera differenza possiamo farla solo nella condivisione delle strategie".