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Piu' della meta' del prodotto e' surgelato: Emilia-Romagna leader nazionale

Italia: boom di consumi per gli spinaci, 42.000 tonnellate nel 2011

La grande attrattiva dello spinacio nasce da un difetto di comunicazione, anzi, per l'esattezza prende origine da un errore di battitura. Siamo nei primi anni del Novecento quando una distratta segretaria, nel riportare in una tabella i dati di un'analisi qualitativa dello spinacio, alla riga "iron" (ferro) inserisce - complice una
virgola mancante - 30 milligrammi anziché 3, ogni 100 grammi di prodotto fresco: errore che poi fu corretto dopo anni. Intanto, però, lo spinacio, grazie anche al cartone animato 'Braccio di Ferro', conquistò il primato di ortaggio più ricco di ferro.

Non che non lo sia, tant'è che resta tra le verdure più consumate in Italia, e di gran lunga sotto forma di surgelato. Secondo i dati 2011 dell'Osservatorio degli acquisti
ortofrutticoli delle famiglie italiane di Macfrut di Cesena, 13,4 milioni di nuclei familiari hanno comperato spinaci, ovvero il 55,3% del totale famiglie, per un volume di 42.000 tonnellate, spendendo 100 milioni di euro, con una media annua di 3,1 kg
per famiglia. Più della metà del prodotto è surgelato ed è proprio grazie alla tecnologia del freddo, che consente di portarlo sulle tavole tutto l'anno, che questa verdura non vede flessioni sostanziali nei consumi.

A livello nazionale lo spinacio da mercato fresco occupa una superficie di circa 5.800 ettari, ma è in Emilia-Romagna che trova tutte le condizioni pedoclimatiche favorevoli alla coltivazione: nell'annata 2010 ne sono stati coltivati 945 ettari.

Loris Cappelli di San Martino in Fiume, nel Cesenate, è un produttore storico che quest'anno coltiva circa 8 ettari di spinacio per l'industria della surgelazione e tra pochi giorni inizierà la raccolta. "Facciamo due raccolti all'anno - spiega Cappelli
- in primavera e in autunno, con semine differenziate. Se va bene posso produrre anche 200 quintali ad ettaro, una condizione indispensabile affinché la coltura sia
redditizia".

Lo spinacio per l'industria si può meccanizzare completamente e i prezzi variano a seconda della classificazione. "Si va da 13 fino a 21 centesimi di euro al chilogrammo
- precisa Cappelli -, e le classificazioni tengono conto del gambo più o meno lungo e
dall'abbondanza di foglia. Il prodotto extra, ad esempio, deve avere molta foglia e poco gambo". Proprio perché nello spinacio c'è una meccanizzazione spinta, è importante la preparazione del terreno che deve drenare bene ed essere livellato perfettamente, ma soprattutto per ottenere qualità è importante fare frequenti rotazioni colturali.

Cappelli è un un socio del Gruppo Orogel, ai quale da anni conferisce il prodotto che viene destinato alla surgelazione. "Produciamo, con i nostri soci che per l'80% sono in Emilia-Romagna da marzo fino a maggio in Romagna, mentre da ottobre a novembre fino a marzo in Basilicata e Puglia" chiarisce Luca Pagliacci, direttore marketing del Gruppo Orogel.

"Lavoriamo e surgeliamo il prodotto direttamente nei nostri stabilimenti - aggiunge -, e coltiviamo 650 ettari di spinacio in Romagna e 450 tra Basilicata e Puglia: nel 2011 ne abbiamo prodotto 25 tonnellate". L'azienda, che con questa verdura a foglia detiene una quota del 24% del mercato, è la principale produttrice e lavora anche per conto di importanti insegne della grande distribuzione. "Se teniamo conto di questo aspetto, oltre la metà degli spinaci surgelati è prodotto da Orogel", osserva infine Pagliacci.
Data di pubblicazione:

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