
Si è tenuto ieri 16 aprile 2012 a Bologna l'incontro "Ortofrutta. Nuovi strumenti per la stabilità del settore", promosso dalla Regione Emilia-Romagna con l’obiettivo principale di trovare una condivisione tra le componenti professionali, produttive, commerciali e istituzionali e dare vita ad azioni innovative che possano migliorare e stabilizzare nel tempo la redditività della produzione ortofrutticola, uno dei punti di forza del settore primario nazionale e regionale.

Foto di Fabrizio Dell'Aquila, Diateca Agricoltura.
Le cinque proposte della Regione Emilia-Romagna contro la crisi dell’ortofrutta
"Il rilancio del settore - ha detto l'assessore all'agricoltura Tiberio Rabboni (nella foto qui sotto) - passa certamente attraverso il miglioramento qualitativo delle produzioni e la concentrazione dell’offerta, ma anche e soprattutto attraverso la definizione di una strategia comune di ottimizzazione del rapporto con il mercato e di minimizzazione dei suoi rischi potenziali, che coinvolga il numero più elevato possibile di imprese di produzione, aderenti o esterne al sistema organizzato. In una parola, una strategia di stabilizzazione di un valore all'origine della produzione ortofrutticola realmente remunerativo e stabile nel tempo".

L'assessore Tiberio Rabboni. (Foto: FreshPlaza)
Questa strategia deve necessariamente appoggiarsi su almeno cinque azioni (o strumenti di stabilizzazione) che chiamano in causa la convergenza di tutte le rappresentanze del settore. "Per migliorare e stabilizzare la redditività del comparto ortofrutticolo occorre programmare produzione e commercializzazione, puntando sulle organizzazioni interprofessionali, ovvero quegli organismi in cui vengono condivise le regole di funzionamento dell’intera filiera".
"Il primo nodo da sciogliere, senza possibilità di rinvio – ha spiegato Rabboni - è quello dell'interprofessione, vale a dire l'unico strumento che in forza della legge consente l'autogoverno dei rapporti di filiera. Il tema si pone soprattutto a livello nazionale".
"A livello regionale e interregionale, stiamo procedendo con determinazione alla costituzione, laddove i dati produttivi lo consentono, di organismi interprofessionali territoriali", ha aggiunto, facendo riferimento sia all’organismo interprofessionale del pomodoro da industria del nord Italia sia all'ormai prossimo organismo dell'interprofessione regionale per le pere, prodotto di cui l'Emilia-Romagna è il principale produttore nazionale.
"Il tema - ha però sottolineato l’assessore - va rilanciato per tutto il comparto, soprattutto a livello nazionale, e per questo proponiamo al Ministero di condividere con le Regioni una strategia fondata su regole elastiche che tengano conto delle diverse realtà territoriali, di favorire le aggregazioni che nascono dal basso e di fare di questi organismi gli interlocutori principali delle politiche pubbliche, sia per quanto riguarda il Psr-Piano sviluppo rurale che la futura Ocm-Organizzazione comune di mercato unica".
Accanto a questo strumento, servono altri provvedimenti. Si va dalle assicurazioni sul reddito e dai fondi mutualistici - da attivare nel caso di annate negative - a ritiri più efficaci per prevenire e gestire le crisi di mercato, alla creazione di un fondo autofinanziato per destinare una quota della produzione ordinaria all'apertura e all'avviamento di nuovi mercati.
Il quinto strumento di stabilizzazione per Rabboni è "una buona applicazione dell'Articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni", che introduce l'obbligo di contratti scritti nei rapporti di fornitura, tempi massimi di pagamento e il divieto di pratiche commerciali scorrette.
Il pagamento a 30 giorni delle produzioni deperibili, significa un accorciamento di almeno 30 giorni rispetto ai tempi attuali e quindi un miglioramento della liquidità dell'intero sistema che, in una fase come questa di difficile accesso al credito, può dare un impulso significativo al settore. "E' un provvedimento che non costa nulla alle casse dello Stato – ha precisato Tiberio Rabboni – ma che per le aziende agricole può valere un incremento di 250 milioni di euro della liquidità e oltre 30 milioni di minori costi aziendali sottratti all’indebitamento bancario".

In prima fila, alcuni dei relatori. Da sinistra: Salvatore Giardina, Luigi Peviani, Mauro Tonello, Antonio Dosi, Paolo Bruni e Mario Tamanti. (Foto: FreshPlaza)
Le cinque proposte di Rabboni sono state condivise dai rappresentanti dei principali organismi e associazioni di settore, intervenuti al convegno: Paolo Bruni, presidente del Cogeca, Maurizio Gardini dell’Alleanza delle cooperative italiane, Salvatore Giardina vicepresidente di Confagricoltura, Gino Peviani, presidente di FruitImprese, Antonio Dosi della Cia, Mario Tamanti, consigliere delegato del Cso, Mauro Tonello di Coldiretti, Franco Verrascina di Copagri e Dario Stefàno, coordinatore degli assessori regionali all’Agricoltura.
Favorevole anche il parere del presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro (nella foto sotto, insieme al ministro Catania).

Mario Catania e Paolo De Castro. (Foto: Fabrizio Dell'Aquila, Diateca Agricoltura)
Paolo Bruni ha ricordato l'importanza di "lavorare per far sì che i nostri prodotti trovino sbocchi su nuovi mercati attraverso un'azione coordinata dei Ministeri europei per l'apertura delle barriere fitosanitarie, come ad esempio gli Stati Uniti per pere e mele, e anche attraverso l'attività di internazionalizzazione volta a promuovere il Made in Italy nel mondo".
Secondo Salvatore Giardina, per rilanciare il comparto occorre agire in diverse direzioni, a cominciare dall'organizzazione e aggregazione dei produttori, incrementando il tasso di adesione degli agricoltori al sistema delle OP, rivedendo il funzionamento di quelle oggi attive e rilanciando il ruolo dell'organismo interprofessionale attraverso i comitati di prodotto.
Per Luigi Peviani: "Le imprese private sul fronte dell'export devono essere affiancate dall'azione diplomatica, perché da soli non ce la facciamo. E poi abbiamo bisogno di maggiori risorse per la ricerca e più specializzazione nella formazione dei nostri manager". Se ne parlerà anche in occasione della prossima Assemblea di Fruitimprese, in calendario a Roma il 19 aprile (vedi articolo correlato).
"Come Centro servizi ortofrutticoli, promuoviamo un nuovo approccio ai problemi e soprattutto più rapidità nella messa in atto di nuove idee e strategie", ha detto Mario Tamanti del CSO di Ferrara. "Programmare le produzioni è un imperativo categorico e il CSO potrebbe lavorare per la costituzione del catasto per le principali specie e sviluppare una rete a livello europeo per pesche e nettarine". Per il comparto pera, invece, Tamanti ha sottolineato l'esigenza di sviluppare nuovi modelli per governare l'offerta e per recuperare margini e competitività al fine di garantire un futuro ai produttori. "A questo scopo stiamo lavorando con tutti gli operatori e le rappresentanze agricole per costruire un organismo interprofessionale ovvero l'organizzazione di un sistema pera, in grado di darsi delle regole produttive e commerciali"."Non possiamo quindi – ha aggiunto Gardini – che condividere e sostenere in pieno il piano presentato oggi, al quale assicuriamo un impegno assoluto e incondizionato. Auspichiamo che tutti i protagonisti della filiera siano d’accordo e che si muovano insieme. Abbiamo il dovere di garantire un futuro al nostro comparto e c’è bisogno di lavorare da subito e fare in fretta".
Il Ministro delle politiche agricole Mario Catania, che ha concluso i lavori, ha valutato come la difficile situazione del settore sia imputabile a due nodi principali: "La tendenza non positiva dei consumi – dovuta a volte anche al mancato rispetto delle aspettative del consumatore in termini di qualità – e il difficile rapporto della produzione con la filiera. C'è anche un problema alla distribuzione perché, malgrado cresca la quota distributiva, calano i consumi". In pratica, secondo il Ministro, la crescente presenza della Gdo-Grande distribuzione organizzata, nel nostro Paese, non ha favorito un aumento dei consumi di ortofrutta. Anzi, mancando alle volte la qualità dell'offerta, si è innescato un circolo negativo negli acquisti.
E' fondamentale che le produzioni si rapportino al mercato in modo unitario e organizzato: "La filiera produttiva deve trovare il modo per governare i volumi di produzione, altrimenti ci troveremo davanti a crisi come quella della scorsa estate nel settore delle pesche e delle nettarine".

Un momento dell'intervento del ministro Catania, a destra l'assessore Rabboni. (Foto: FreshPlaza)
"Un altro tema da affrontare - ha spiegato il ministro Catania - è la quota di redditività che resta agli agricoltori. Su questo aspetto è stata sicuramente utile l'approvazione dell'Articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni, ma ciò non può bastare senza un'iniziativa da parte della filiera produttiva. In quest'ottica, a livello comunitario, stiamo lavorando con il commissario europeo all'Agricoltura, Ciolos, a cui abbiamo chiesto modifiche sui regolamenti comunitari e sull'intera Ocm ortofrutta. In sostanza, il commissario ci ha promesso che a maggio sarà esaminata una nuova proposta con un aumento dei prezzi di ritiro. In più, si provvederà a una semplificazione della distribuzione gratuita che dovrebbe rendere il meccanismo molto più allettante per i produttori e gli enti caritatevoli. Se riusciremo a collegare l'agricoltura alle marginalità di questo Paese, conseguiremo l'alleggerimento della produzione e anche un'operazione utile socialmente".
"Contestualmente - ha proseguito Catania - stiamo giocando altre partite per il settore, come il tentativo di rafforzare il meccanismo mutualistico e assicurativo che consenta agli operatori di coprirsi non solo dai rischi climatici ma anche di mercato. Con Ciolos abbiamo pure discusso della possibilità di consentire al nostro Paese di avere un programma nazionale, accanto ai programmi regionali di sviluppo rurale".
Il ministro Catania ha poi sottolineato come occorra "rilanciare la partita sul problema degli sbarramenti fitosanitari. La politica protezionista che si faceva con i dazi, ora si fa con le barriere fitosanitarie. Su questo versante la partita più importante riguarda gli Stati Uniti che non consentono accesso di pere e mele europee".
In merito all'interprofessione, Catania è tornato a parlare di Gdo senza usare mezzi termini: "l'atteggiamento della Gdo è difficile da accettare, con risposte finora oscillanti, ambigue".
Il Ministro ha anche affrontato il tema della fiscalità: "Sto mettendo tutto il mio impegno per fare in modo che al comparto non venga chiesto più di quello che può dare. Sono parzialmente soddisfatto per i correttivi che abbiamo ottenuto in merito all'Imu in agricoltura, come la revisione dell'aliquota, la franchigia e l'esenzione dall'imposta per i fabbricati in montagna. Oggi esamineremo in Consiglio dei ministri (ieri per chi legge, n.d.r.) un altro provvedimento che mi dà qualche preoccupazione per la tutela delle imprese agricole. Posso assicurare, comunque, che sto facendo di tutto perché non si metta a repentaglio quel poco di redditività che gli agricoltori riescono ancora a preservare".

Foto istituzionale per l'assessore Tiberio Rabboni e il ministro Mario Catania. (Foto: Fabrizio Dell'Aquila, Diateca Agricoltura)
"Tutte cose importanti - ha concluso il Ministro - ma io sono convinto che, se le imprese non faranno un salto di qualità nell'aggregazione dell'offerta, tutto il resto resterà un palliativo, non decisivo. Dobbiamo crescere senza steccati ideologici, avere un approccio laico, non c’è un'unica formula e l'aggregazione dell'offerta può passare per strade diverse, non necessariamente quella della cooperazione, e costruire pezzi di aggregazione sul territorio". Un po' quello che, in Emilia-Romagna, si spera di fare per la pera Abate.