La problematica è particolarmente sentita in California sulla produzione di pesche, nettarine e susine. Nonostante negli Stati Uniti si utilizzino fungicidi registrati per controllare il decadimento qualitativo dei frutti durante il post-raccolta, è necessario trovare sistemi di controllo alternativi all’impiego dei fungicidi. Infatti, la presenza di residui chimici sul frutto blocca l’esportazione, inoltre l’uso di composti di fungicidi chimici durante il post-raccolta di questi frutti è proibito sia nell’Unione Europea sia in altri paesi; infine, è in aumento la richiesta di prodotti ottenuti da agricoltura biologica.
Alcuni studi hanno dimostrato che trattamenti con acqua calda sia usata da sola sia combinata con altre tecniche di difesa permettono di controllare le malattie che colpiscono pesche e nettarine durante il post-raccolta. In letteratura si trovano lavori in cui sono stati saggiati diversi trattamenti con acqua calda, ma si tratta di trattamenti di lunga durata (fino a 3 minuti) con impiego di acqua a temperatura relativamente bassa (da 45 a 52 °C). Trattamenti di questo tipo richiedono vasche lunghe, ampi spazi ed elevati costi: tutti punti critici che hanno ostacolato l’impiego commerciale dei trattamenti con acqua calda. Una temperatura maggiore dell’acqua significherebbe ridurre la durata del trattamento ed utilizzare vasche più piccole; ciononostante l’efficacia del trattamento sul nocciolo del frutto non è stata ancora completamente approfondita.
L’obiettivo del lavoro svolto da Karabulut et al. (2010) è stato valutare l’efficacia del trattamento con acqua calda saggiando diverse temperature dell’acqua (24, 50, 55, 60, 65, 70 °C) e due tempi di durata del trattamento (30 o 60 secondi) per controllare Monilinia fructicola su pesche, nettarine e susine inoculate artificialmente. Il trattamento prevedeva l’immersione in acqua dei frutti inoculati saggiando le diverse combinazioni di temperatura dell’acqua e durata del trattamento.
L’efficacia dei trattamenti, l’incidenza e la severità delle lesioni provocate dal fungo sono stati valutati sia sui frutti dopo 5 giorni di conservazione a 20 °C con il 90% UR (umidità relativa) sia sui frutti conservati a 0°C con il 95% UR per 30 giorni, seguiti da 5 giorni a 20°C con il 90% UR, per simulare le condizioni commerciali di mercato. L’entità del danno, espressa come numero di lesioni e dimensione della lesione, è stata valutata utilizzando una scala di valori da 0 a 3, in cui 0, 1, 2, 3 corrispondevano rispettivamente a lesioni della buccia inesistenti, lievi, moderate e profonde; i frutti che avevano indice 2 e 3 venivano scartati in quanto non commerciabili.
Il trattamento con acqua a 60 °C per 60 secondi è risultato la combinazione più efficace per controllare la malattia senza provocare danni fisici ai frutti. Questa combinazione ha permesso di ridurre l’incidenza della malattia: sul susino, per esempio, si è passati dall’80% di incidenza sui frutti non trattati a solo il 2% sui frutti trattati; sulle nettarine conservate a 20 °C per 5 giorni, il 100% di incidenza della fitopatia sui frutti non trattati è crollata a meno del 5% sui frutti trattati; sulle nettarine conservate a 0°C per 30 giorni e poi a 20°C per 5 giorni si è passati dal 73% del campione di controllo (non trattato) al 28% dei frutti trattati.
Il lavoro ha indicato che una temperatura dell’acqua compresa fra 55 e 60 °C ed una durata del trattamento da 30 a 60 secondi permettono di ridurre significativamente l’incidenza della malattia. Tale sistema può essere anche utilizzato in sinergia con altre tecniche di controllo, quali fungicidi, agenti biologici ed atmosfera modificata; inoltre costituisce un sistema efficace che potrebbe essere applicato nella gestione post-raccolta dei frutti certificati biologici.
Studio originale: Karabulut O.A., Smilanick J.L., Crisosto C.H., Palou L., "Control of brown rot of stone fruits by brief heated water immersion treatments", Crop Protection, Issue No. 29, pagg. 903-906, 2010. Per maggiori informazioni: http://ucce.ucdavis.edu/files/datastore/234-1733.pdf