La posizione di OrganicSur sullo scandalo del biologico: il bio e' scontato, la qualita' no
"Abbiamo volutamente lasciato trascorrere alcuni giorni prima di esprimere la nostra opinione rispetto a quest’ultimo scandalo, fatto di agitazioni mediatiche, durante le quali una serie di notizie, anche inverosimili, si sono accumulate.
Secondo noi è il momento di fare il punto della situazione e pensare a come riuscire a modificare lo stato di disagio di noi operatori, che subiamo dai truffatori una concorrenza sleale, e dei consumatori che, con le loro scelte d’acquisto quotidiane, determinano la sostenibilità delle famiglie e degli ambienti in cui si pratica l’agricoltura biologica. Un tipo di coltivazione che ha un impatto veramente positivo per la salute delle persone e dell’ambiente.
Dobbiamo trovare il sistema per fornire ai consumatori tutte le possibilità per uscire dalla situazione di percezione negativa del settore, fino a riuscire a far toccare con mano la reale qualità dei "veri" prodotti biologici.
Infatti, come afferma il recentissimo Regolamento UE n.1169/2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 22 novembre di quest’anno, i consumatori hanno il diritto all’informazione sugli alimenti che consumano, per consentire delle scelte consapevoli.
Quali sono, in sintesi, i punti che l’inchiesta ha evidenziato? Cosa proponiamo concretamente per il futuro?
1) Una buona percentuale dei prodotti incriminati è stata certificata da Organismi conniventi e/o quanto meno superficiali. E non ci riferiamo solo ad Organismi Italiani ma soprattutto a uno romeno, derivato da uno tedesco, coinvolto in questo ultimo fattaccio dei cereali biologici della Romania. Riguardo al quale non ci sono state delle comunicazioni incisive ed esaurienti;
2) Anche dopo la conoscenza delle informazioni riguardanti le indagini è difficile ricostruire tutti i passaggi lungo la filiera dei prodotti sotto esame, motivo per il quale sul biologico sia locale che d’importazione si impone la filiera corta non solo come necessità economica, ma anche come strumento per meglio poter realizzare una ricostruzione storica della filiera, una valorizzazione delle partite realmente biologiche e, anche, per poter individuare le reali responsabilità;
3) Il marchio della foglia verde del biologico è evidente che non è più sufficiente. Questo sia per le aziende italiane sia per quelle estere. Di fatto, il comparto dell’ortofrutta bio nostrano di operatori vigili sa già quali sono i progetti affidabili ed ha, in taluni casi, messo in piedi una task force analitica ed ispettiva che fornisce delle reali garanzie al consumatore biologico finale. Ma non è con le analisi a tappeto che si risolve tutto. E poi questo non basta poiché molte ditte europee che pensano di appartenere a Paesi dove la frode non esiste, continuano a rifornirsi e quindi a "mantenere in vita" progetti che non presentano quell’affidabilità biologica, che evidentemente gli Organismi preposti non riescono a garantire per tutti gli operatori. Occorre quindi, a garanzia del mercato, comunicare oltre la conformità al Reg. CE 834/2007, la filosofia delle aziende, la loro etica, la loro storia e la qualità intrinseca dei prodotti certificati;
4) Oramai l’intero comparto del biologico è giunto alla stessa conclusione sulla quale il progetto della Qualità Reale è arrivato da alcuni anni: solo una raccolta delle informazioni sui prodotti certificati e sul loro passaggio lungo la filiera riescono a comunicare la reale qualità del prodotto e impedire che lo stesso si spersonalizzi in quel marasma commerciale che è diventato, ultimamente, il biologico. Bisognerebbe quindi preoccuparsi di "certificare le persone" e non solo le aziende agricole, creando una banca dati con la meritocrazia e la filiera delle aziende e delle persone coinvolte;
5) Il nostro settore del biologico sollecita da tempo il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ad avviare una banca dati in cui siano tempestivamente registrate tutte le transazioni commerciali dei prodotti e produttori biologici, evitando così possibili frodi anche con complesse architetture. Il problema è talmente importante che Federbio ha deciso di far partire una propria banca dati in cui confluiscano quelle di tutti gli organismi di controllo, consentendo verifiche incrociate immediate (quando sarà operativa però? Bisogna aspettare altri nuovi scandali?).
6) Bisognerebbe, inoltre, separare le aziende che hanno la filiera biologica dedicata da quelle che non l’hanno e alzare il livello di attenzione preventiva del nostro sistema di controllo. Sarebbe auspicabile che tutti gli Organismi di controllo si mettessero d’accordo per mettere in piedi un nuovo sistema di verifica mirato delle strutture e imprese divise per classe di rischio, dimensione e provenienza del prodotto. Ma i tempi saranno, bene che vada, sicuramente molto lunghi! Tutto questo determina malessere e scoramento da parte delle persone e delle aziende biologiche a causa della sleale concorrenza.
Per questo motivo, senza aspettare che qualcuno risolva dall’esterno la situazione, per dar più forza al settore noi abbiamo deciso di aderire al progetto Qualità Reale (clicca qui per scaricare il depliant), una strada che abbiamo già iniziato a percorrere da qualche anno e pensiamo sia il momento di trasferirla. Chi vorrà approfondire la filosofia del progetto e creare un programma italiano di comunicazione della reale qualità dei prodotti biologici certificati sarà il benvenuto… noi lo stiamo già facendo con i nostri produttori del Sudamerica!"
Contatti:
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