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Riflessioni sulla logistica ortofrutticola insieme a Gianni Bonora, Amministratore Delegato di CPR Servizi

Per la sua rubrica Cultura d'Impresa, FreshPlaza ha intervistato Gianni Bonora, Amministratore Delegato di CPR Servizi - società costituita tra CPR System e CFT Logistica Cooperativa Facchini e Trasporti di Firenze - per raccoglierele sue considerazioni sull'evoluzione della logistica ortofrutticola in Italia.

FP - Quando e perché nasce l'idea degli imballaggi riutilizzabili nel commercio ortofrutticolo?

GB - L’uso dell’imballaggio in plastica per l’ortofrutta risale ad oltre 40 anni fa. Tra i primi ad introdurlo, in Italia, furono Conor Bologna, Coop Italia e Conad che iniziarono ad utilizzare casse in plastica rigide, di varia tipologia e dimensione.

Questo sistema si affiancò all’uso della cassa in legno con i vantaggi legati all’igienicità e alla maggiore robustezza degli imballi. Naturalmente l’obiettivo era quello di riutilizzare le casse sfruttando la maggiore robustezza e la lavabilità, ma i costi di gestione erano molto elevati e così anche quelli logistici, di trasporto e di immagazzinaggio e non era previsto un servizio di lavaggio, quindi i maggiori costi ricadevano su distributori e produttori.

La cassetta a sponde a abbattibili riciclabile per l’ortofrutta è stata introdotta in Europa da IFCO circa 25 anni fa. Una introduzione motivata dal fatto che in quegli anni il governo tedesco iniziò a porsi il problema dei rifiuti e istituì il famoso Punto verde. Da lì partì tutto il movimento che oggi ci vede protagonisti. Il Punto Verde (Der Grüne Punkt) è un logo utilizzato per individuare un particolare sistema per lo smaltimento degli imballaggi dei beni di consumo. Individua chi si occupa della raccolta e dello smaltimento del rifiuto. E’ stato introdotto nel 1991 dalla Duales System Deutschland GmbH (DSD), a seguito dell'introduzione di una normativa sui rifiuti che imponeva ai fabbricanti di occuparsi anche dello smaltimento finale dei propri prodotti, ciò riguarda anche le aziende che esportano in Germania.

Questa normativa ha favorito la nascita dei sistemi a ciclo chiuso come CPRSYSTEM,
caratterizzati dal fatto di non immettere alcun rifiuto nell’ambiente e quindi di non essere gravati dai costi di smaltimento.

FP - I costi d'impresa stanno diventando di anno in anno la principale preoccupazione delle aziende agricole. In che modo la soluzione CPR risponde a tale esigenza?

GB - CPRSYSTEM è oggi l’azienda leader in Italia del settore ed il suo successo deriva dal fatto che, grazie alla gestione cooperativa, è stata in grado di aggregare l’intera filiera associando i produttori, i distributori e i fornitori di servizi accessori in un sistema che garantisce risparmio a tutti i componenti.

Il costo del noleggio dell’imballaggio riciclabile era molto più elevato del costo dell’imballaggio a perdere e questo costo gravava sui produttori, che naturalmente dovevano comprendere nel prezzo di vendita al distributore tali maggiorazioni.

La filiera cooperativa di CPRSYSTEM ha costruito un modello virtuoso che si riflette in ultima analisi sul consumatore finale, che acquisterà a prezzo più competitivo e sarà indotto ad acquistare di più. Il sistema infatti è nato per salvaguardare i produttori ma anche per dare maggiore competitività ai distributori associati e di conseguenza per garantire al consumatore un risparmio reale.

Credo che ancora oggi sia l’unico modello italiano che metta in pratica il concetto della catena virtuosa che valorizza e salvaguarda in primo luogo le esigenze dei consumatori, in sinergia con la distribuzione e la produzione. E va dato merito a insegne come Coop Italia e Conad che per prime hanno creduto ad un sistema che poteva apparire più complicato da gestire, mentre in realtà ha dimostrato di essere il più virtuoso.

FP - A che punto siamo con lo sviluppo dell'intermodalità per la logistica
ortofrutticola in Italia?

GB - Devo dire che sull’intermodalità siamo al punto zero. Se ne parla tanto ma il problema è legato alla mancanza totale di una rete ferroviaria e di servizi ad essa collegati, compatibile con le esigenze complesse del trasporto di ortofrutta fresca.

Lo sviluppo di una adeguata rete ferroviaria che possa garantire il percorso rapido di merci in tutta Italia sarebbe una grande rivoluzione per il sistema ortofrutticolo italiano, con abbattimento di costi, efficienza, eco-sostenibilità. Avevamo messo a punto un progetto interessante su questo tema: il Pendolino dell'Ortofrutta. Un treno che doveva partire dalla Sicilia, collegandola rapidamente con tutti i principali mercati del Nord Italia.

Il progetto non ha trovato interlocutori a livello istituzionale; non c’è in Italia oggi una vera cultura della logistica integrata che possa favorire la nascita di progetti e iniziative che darebbero competitività al sistema.

FP - Guardando all'area del Mediterraneo, ritiene che in futuro l'Italia possa
proporsi come direttrice logistica per il traffico di merci deperibili dal Nord Africa al Nord Europa? O ci sono, date le tensioni sociopolitiche manifestatesi nell'area del Mediterraneo negli ultimi mesi, altri scenari da tenere in considerazione?

In questi giorni si parla spesso del ruolo cruciale che l’Italia dovrebbe o potrebbe giocare nel Mediterraneo alla luce dei grandi cambiamenti che si stanno realizzando a livello socio-politico nei paesi nord africani, così vicini ai nostri confini.

L’ideale sarebbe che potessimo disporre in Italia di una rete logistica efficiente e potessimo sfruttare positivamente la nostra fortunata posizione geografica. In realtà non abbiamo la cultura dei trasporti, non ci sono strutture logistiche adeguate per far passare le merci dall’Italia. Non esiste una rete ferroviaria attrezzata e il trasporto su gomma, da solo, è troppo costoso per rappresentare una vera soluzione logistica.

Ritengo quindi che nell’immediato futuro non potremo giocare il ruolo determinante che ci potrebbe spettare, e la colpa è soltanto nostra. E' una considerazione abbastanza pessimistica ed amara, ma purtroppo è la realtà attuale italiana.