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I patogeni aggirano le difese naturali delle piante

I geni rivelano le strategie della peronospora

I funghi parassiti responsabili della Peronospora della vite (Plasmopara viticola) o di quella della lattuga (Bremia lactucae), sono in grado di attaccare i vegetali in quanto abili nell'aggirare con successo le difese naturali delle piante.

E' quanto è emerso da uno studio congiunto tra i biologi delle Università olandesi di Utrecht e Wageningen, i quali hanno mostrato quali geni vengano utilizzati dai parassiti per trarre in inganno gli organismi ospitanti. I risultati della ricerca, pubblicati sulla prestigiosa rivista Science, sono di importanza cruciale per ulteriori indagini su più efficaci metodi di protezione delle colture.

La Peronospora è un fungo che cresce sulle foglie delle piante, traendo nutrimento dalle loro cellule, senza uccidere l'ospite. Per molte coltivazioni, quali uva e lattughe, si tratta di una delle fitopatie più dannose.



Un microscopico filamento di Peronospora (in colore blu) si insinua tra le cellule della foglia, formando in esse un organo che ne"succhia" i nutrienti e nello stesso tempo vi inserisce delle proteine che inibiscono le difese della pianta ospite.

Utilizzando come pianta campione la Arabidopsis thaliana, i biologi olandesi, insieme a colleghi di altre nazionalità, hanno mappato tutti i geni del fungo, cercando anche le differenza tra questi ceppi infestanti e altre tipologie letali di Peronospora.

Guido ven den Ackerveken, biologo presso l'Università di Utrecht commenta: "Nei funghi parassiti che convivono con la pianta ospite senza ucciderla mancano alcuni geni che sono invece presenti nei ceppi letali, il che significa che i patogeni possono svilupparsi all'interno della pianta passando quasi inosservati. Inoltre, questi parassiti introducono nelle cellule della pianta ospite alcune cosiddette proteine "effetrici" (traslocate) che interferiscono con i normali meccanismi di difesa della pianta stessa".

Questa scoperta è di grande rilievo, in quanto è probabile che molti patogeni che mantengono vive le proprie "prede" abbiano dei meccanismi comuni di funzionamento, cosa che in prospettiva renderà più mirato il contrasto alle fitopatie. Francine Govers dell'Università di Wageningen nota infatti: "Se riusciremo a trovare un modo per gestire le proteine che sopprimono i meccanismi naturali di difesa delle piante, potremo creare colture del tutto resistenti contro questo genere di patogeni".