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Di Rossella Gigli

Organizzazione comune del mercato ortofrutticolo: un'Europa a diverse velocita'

In occasione di Macfrut 2010 ha avuto luogo una conferenza a carattere internazionale, organizzata dalle unioni UNAPROA-UIAPOA-UNACOA sul tema della O.C.M. (Organizzazione comune di mercato) per il settore ortofrutta. La conferenza ha visto la partecipazione di Emmanuel Jacquin, capo dell'unità ortofrutta della Commissione Europea, nonché di rappresentanti dei ministeri dell'agricoltura di Spagna, Italia e Polonia.


Il banco dei relatori. Da sinistra: Rossella Gigli (moderatrice - FreshPlaza Italia), Jose Escartin Huerto (ministero spagnolo dell'agricoltura), Emmanuel Jacquin (capo dell'unità ortofrutta della Commissione Europea), Karolina Zaluska (Ministero dello sviluppo agricolo polacco), Alberto Mario Levi (Presidente UNAPROA) e Carmelo Vazzana (Presidente UNACOA). (Foto: FreshPlaza)

Nel fare il punto sullo stato di applicazione del Regolamento O.C.M. (1580 del 2007, in vigore dal primo gennaio 2008), è emerso un quadro composito e caratterizzato da gradi diversi di efficacia, a seconda degli Stati membri. Spagna e Italia costituiscono due esempi riusciti di applicazione dell'O.C.M., mentre la Polonia, per esempio, manifesta ancora grandi difficoltà a tradurre in concreto la norma. Il grado di aggregazione tra produttori, in quest'ultimo Paese, è infatti molto basso, con soltanto 31 O.P. (organizzazioni di produttori) e 2 soli Piani Operativi presentati.


Karolina Zaluska. (Foto: FreshPlaza)

Lo spirito che anima il Regolamento comunitario è quello di favorire il processo di aggregazione sul fronte dell'offerta ortofrutticola, per renderlo in grado di confrontarsi con la forte concentrazione sul lato della domanda, saldamente in mano alle grandi catene di supermercati. Il soggetto cui la norma intende conferire maggiore spazio e sostegno è la O.P., in quanto associazione democratica tra produttori, in grado di agire nel loro interesse, ad esempio programmando le produzioni, migliorando la competitività delle aziende, promuovendo i consumi di frutta e verdura.


La platea. (Foto: FreshPlaza)

Le O.P. vengono anche investite di un ruolo di interesse collettivo, quello della tutela ambientale e della salvaguardia della biodiversità. Per agire in queste direzioni, la O.P. si avvale dello strumento del Piano Operativo e riceve aiuti finanziari proporzionati al valore della produzione ortofrutticola commercializzata.

Il gap dei dati in sede di Commissione Europea
Dalla relazione di Emmanuel Jacquin è emerso che l'unico dato certo sulla O.C.M. ortofrutta riguarda i finanziamenti per i Piani Operativi delle O.P. a livello comunitario, i quali hanno raggiunto nel 2009 quota 681 milioni di euro. Mancano invece tutti i dati che potrebbero servire ad una valutazione dell'impatto del Regolamento 1580 del 2007 sull'evoluzione del numero e della dimensione delle O.P., in quanto i dati sono fermi a fine 2007, mentre l'attuale O.C.M. è entrata in vigore, come ricordavamo sopra, il primo gennaio 2008.


Emmanuel Jacquin. (Foto: FreshPlaza)

Alla fine del 2007, comunque, il tasso di aggregazione dei produttori ortofrutticoli a livello comunitario (UE-27) era sceso dal 35,3% al 33,8%, per via dell'ingresso nella compagine europea di nuovi Stati membri - come la Slovenia - nei quali il tasso di aggregazione era praticamente nullo. Elevatissimi erano già nel 2007 (e rimangono tuttora) i tassi di aggregazione in paesi come Belgio (89% nel 2007) e Olanda (addirittura superiore al 100% nel 2007!). Nel 2007, le O.P. ortofrutticole in Europa erano in totale 1.506.

La situazione spagnola
Dall'intervento di Jose Escartin Huerto del ministero spagnolo dell'agricoltura, è emerso che in Spagna si registrano 634 O.P. riconosciute (più 5 A.O.P.-Associazioni di organizzazioni di produttori e 6 organizzazioni interprofessionali), le quali rappresentano il 40% di tutta la produzione ortofrutticola del paese. Le O.P. spagnole sono relativamente piccole in termini di fatturato (7 milioni di euro in media ciascuna).


Jose Escartin Huerto. (Foto: FreshPlaza)

La maggior parte dei fondi per i Piani Operativi viene assorbita in Spagna dal miglioramento della commercializzazione (31%) e dalla pianificazione della produzione (30%), mentre soltanto l'1% va alle misure di gestione delle crisi, in quanto il meccanismo di calcolo del prezzo di compensazione per la merce ritirata dal mercato nei momenti di sovrapproduzione è troppo svantaggioso per i produttori. Su questo punto critico, condiviso anche da altri relatori, sono allo studio alcune proposte di revisione e miglioramento.

La situazione italiana
Per quanto riguarda l'Italia, Roberto Cherubini, coordinatore tecnico per il settore O.C.M. ortofrutta del Ministero delle Politiche Agricole, ha presentato un quadro dal quale emerge una sostanziale stabilità nel numero delle O.P. al 15 settembre 2010 (278 O.P. e 5 A.O.P.) rispetto alla fine del 2007 (erano 283, più 8 A.O.P.). I Programmi Operativi approvati per il 2010 sono 229, per un valore di riferimento della produzione commercializzata di 4,855 milioni di euro.


Roberto Cherubini. (Foto: FreshPlaza)

La maggior parte dei fondi di esercizio impiegati in Italia va ad azioni per migliorare o salvaguardare la qualità dei prodotti (32,5%) e ad azioni ambientali (29,4%), mentre le misure per la gestione delle crisi assorbono l'11% delle risorse. Solo il 9,9% va ad azioni intese a pianificare la produzione (contro il 30% degli spagnoli).

Sostanzialmente positivo il parere espresso sulla O.C.M. da Mario Catania (nella foto a lato), Capo Dipartimento delle Politiche Europee e Internazionali del Ministero italiano delle Politiche Agricole, il quale, in una lucida analisi dei nuovi scenari che si profilano all'orizzonte in ambito di revisione della Politica Agricola Comune (Pac), ha ricordato come la O.C.M. ortofrutta sia stata presa a modello anche per altri comparti produttivi. Sul tema della prevenzione delle crisi, secondo Mario Catania sarebbe opportuno fare un miglior utilizzo della leva assicurativa, nonché lavorare su aspetti - quali origine, trasparenza e capacità di organizzazione interprofessionale - che vadano oltre il mero fattore economico.

Infine, negli interventi dei presidenti delle Unioni nazionali UNAPROA-UIAPOA-UNACOA, anche sollecitati in tal senso da Paolo Bruni (presidente COGECA) è riemersa l'esigenza di accelerare i tempi per una fusione delle tre compagini in un solo soggetto.

Un momento dell'intervento di Paolo Bruni. (Foto: FreshPlaza)