Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Di Giambattista Pepi

Il pistacchio verde di Bronte (CT) puo' fruttificare ogni anno

Il pistacchio di Bronte, a certe condizioni, può dare frutto ogni anno. E’ stata portata a termine con successo da alcuni imprenditori la sperimentazione di far fruttificare le piante di Pistacchio a cotiledoni verdi di Bronte (provincia di Catania), in un anno in cui non era prevista alcuna produzione significativa.

La "lezione" di Vaccaro fa scuola
Non si ricorda, a memoria d’uomo, che questa pianta, potesse dar frutto ogni anno. E, in effetti, la produzione è biennale. Quest’anno, forse emuli inconsapevoli di ciò che Antonio Vaccaro, l’imprenditore agricolo realizza in quel di Racalmuto (vedi precedente articolo), un piccolo gruppo di imprenditori ha voluto provare a vedere se riusciva, nel classico anno di "scarica" a far fruttificare le piante dei propri pistacchieti.

Una produzione media del 20% è un risultato positivo
"Quando giungono gli anni della piena produzione, che nel nostro areale sono quelli dispari, sulle piante in genere non restano gemme da frutto" dice Biagio Prestianni, imprenditore pistacchicolo e presidente della OP Cooperativa produttori "Pistacchio Smeraldo" di Bronte.


Operai impegnati nella raccolta del pistacchio in un impianto in mezzo alle sciare laviche nell'agro di Bronte

"Siccome lo scorso anno, a causa delle condizioni meteorologiche, la produzione è stata pessima dal punto di vista quantitativo, le piante avevano un gran numero di gemme da frutto. Anziché asportarle a mano, come in genere si fa, le abbiamo lasciate appositamente, per vedere se la pianta produceva frutto" spiega l’imprenditore.

"Il risultato è sicuramente positivo, poiché la produzione media delle piante interessate dall’esperimento si è aggirata intorno al 15-20%, pari a circa 1.000-2.000 quintali di Tignosella, prodotto in guscio, il che non è poco, considerato, tra l’altro, che alcuni appezzamenti sono stati colpiti tra agosto e settembre da una violenta grandinata, che ha danneggiato parte del frutto ancora prima di poter essere raccolto".


Un ramo con i caratteristici pistacchi

Un esperimento circoscritto che si può ripetere
L’esperimento è stato limitato ad alcuni appezzamenti dell’agro di Bronte, pari a meno del 10% della superficie agraria utilizzata a pistacchio che ammonta a 4.000 ettari per una produzione lorda vendibile biennale che si attesta intorno ai 18.000 quintali di Tignosella.

Se quel che appare come il risultato di una serie di circostanze favorevoli sia stato solo un episodio, oppure possa essere ripetuto, è dubbio. "E’ difficile dirlo - conferma Prestianni - Diciamo che le piante di Pistacchio potrebbero fruttificare ogni anno, ma perché ciò avvenga occorrerebbero operazioni colturali sistematiche come la concimazione, l’irrigazione, la potatura; interventi che non è facile poter realizzare nei nostri impianti, situati in territori aspri e tormentati dal punto di vista orografico, che comportano un grande dispendio di risorse e molta fatica".
 
L’oro verde di Bronte
Simbolo emblematico di un’agricoltura di sussistenza, perché praticata in un ambiente difficile, il pistacchio ha dato impulso allo sviluppo economico di un comprensorio dal fascino misterioso, raccolto intorno a Bronte, l’antico casale medievale, situato a 790 metri sul livello del mare, appartenuto al monastero dei Benedettini di Maniace. Non a caso, qui il Pistacchio è definito "oro verde".

Il prodotto in guscio costa 10-11 euro al chilo, quello pelato 38-40
Il prodotto è in genere costosissimo e, per quello da poco raccolto, i prezzi sono addirittura alle stelle. Le quotazioni del prodotto sul mercato locale di riferimento, quello di Bronte, sono molto elevate. La Tignosella si attesta sui 10-11 euro al chilo, il pistacchio sgusciato tra i 30 e i 33 euro al chilo e quello pelato, infine, sui 38-40 euro al chilo.

"Sono prezzi obiettivamente poco sostenibili per un’industria di trasformazione, ma tant’è" dice Prestianni. "Il prezzo è alto perché effettivamente il prodotto è molto richiesto, tanto più adesso che, con la DOP e tutte le iniziative di promozione e divulgazione, il prodotto sta poco per volta ritrovando smalto e slancio sul mercato italiano ed estero".


La tignosella (frutto in guscio) stesa al sole ad asciugare in ambiente protetto
 
Un frutto senza eguali
I frutti del pistacchio di Bronte, riuniti in grappoli, sono costituiti da drupe allungate, leggermente compresse delle dimensioni di un’oliva, di un colore che, nelle fasi dell’allegagione è di colore rosso e a maturazione varia dal verde-rossastro al bianco-roseo per giungere poi al giallo-crema.

Ha un mallo sottile, che si sgretola facilmente, l’endocarpo allungato ed un seme unico, aromatico, di colore verde chiaro che mantiene fino a maturazione (i produttori lo definiscono "rosso rubino fuori, verde smeraldo dentro").

Estremamente gradevole il sapore del frutto allo stato fresco. Il pistacchio brontese presenta caratteristiche peculiari che lo contraddistinguono rispetto al pistacchio coltivato in altre aree siciliane (Caltanissetta o Agrigento) o estere (Medio Oriente, Grecia o California e Argentina).

Rappresenta un frutto di alto pregio, molto apprezzato e richiesto nei mercati europei e giapponesi per le dimensioni e l’intensa caratteristica colorazione verde.
Di esso si fa largo impiego nella pasticceria, nella gelateria, e nella gastronomia. Famose le granite ed i gelati con il Pistacchio verde di Bronte.

Ama i terreni vulcanici
Il Pistacchio (Pistacia vera) è una pianta di medio sviluppo, resistente alla siccità, a lento accrescimento e buona longevità. La specie spontanea è rappresentata dalla Pistacia terebinthus (Terebinto), sulla quale viene innestato il pistacchio.

In Sicilia la superficie coltivata a pistacchio si aggira sui 6.000 ettari, con una produzione media biennale di 30-40.000 quintali di Tignosella e un fatturato stimato prudentemente tra 15 e 20 milioni di euro.
 
La pianta è coltivata nella provincia di Catania (l’87%), Agrigento (7,5%) e Caltanissetta (5,5%).
 
A Bronte e nei limitrofi comuni di Adrano e Biancavilla, il pistacchio cresce ad un’altitudine compresa tra i 400 e i 750-800 metri, in prevalenza sui terreni vulcanici sciolti (90%) o sulla roccia lavica (sciara).
 
Le varietà principale è la Napoletana (95%), chiamata anche Bianca o Nostrana, le altre sono la Natarola, l’Agostana o Larnaka.
 
Oltre alla notevole produttività, alla grossezza delle drupe e all’elevata resa, la Napoletana dà un frutto con un mallo bianco-rosato, una Tignosella di color bianco-perla con un gheriglio verde biancastro con cotiledoni verde smeraldo.

La produttività oscilla fra i 7 e i 14 quintali a ettaro, con punte di oltre 20. Il valore medio di un pistacchieto si aggira sui 12-15.000 euro a ettaro.

Contatti:
OP Cooperativa produttori "Pistacchio Smeraldo" s.r.l. Bronte
Presidente sig. Biagio Prestianni
Tel.: (+39) 095 692703
Cell: (+39) 368 662703
E-mail: biagiopre@tiscali.it
E-mail: coopsmeraldo@tiscali.it 
Data di pubblicazione: