"Questo ibrido – spiega Agostino Falavigna, responsabile dell’unità di ricerca per l’Orticoltura di Montanaso Lombardo (Lodi) del CRA (www.entecra.it) è stato costituito attraverso attività svolte nell’ambito del più ampio ed articolato progetto di ricerca "Potenziare la competitività di orticole in aree meridionali" (PROM), approvato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e finanziato con 4 milioni di euro di fondi statali, che si concluderà a fine 2010".
In tutte le aree meridionali esiste un forte interesse per l'ibrido Italo, poiché è stato appurato che fornisce produzioni quantitativamente e qualitativamente migliori rispetto agli ibridi UC 157 e Grande importati dagli Stati Uniti.
"Il limite imposto al suo largo impiego è rappresentato dalla limitata disponibilità di seme", precisa Falavigna. "Pertanto l’attività svolta durante il progetto ha riguardato la moltiplicazione in vitro dei due cloni parentali, l’adattamento alle condizioni di serra delle piantine così ottenute ed il loro trapianto in pieno campo, in località opportunamente distanti da qualsiasi coltivazione di asparago".
Come per tutti gli ibridi di asparago, la produzione commerciale di seme avviene a seguito della micropropagazione dei due parentali. I ricercatori hanno allevato in vaso ed in serra circa 150 e 300 piante derivate dalle moltiplicazioni in vitro, rispettivamente, del parentale femminile e maschile dell’ibrido Italo.
Con i 2,5 chili di seme, ottenuto nell’Azienda sperimentale dimostrativa "Bosco Galdo" dell’ALSIA (Regione Basilicata), sono stati allestiti circa 4 ettari di coltura in varie località della Puglia e della Sicilia, che portano la coltivazione di Italo ad una ventina di ettari distribuiti in tutte le regioni meridionali - ancora molto pochi rispetto alle potenzialità produttive dell’asparago Italo. Alcune di queste coltivazioni localizzate in Sicilia e Puglia sono state visitate collegialmente durante il ciclo vegetativo.
Tra il 2007 ed il 2008 sono state ottenute complessivamente 1.500 piante dei due parentali dell'ibrido Italo, con le quali sono stati completati i campi di produzione seme sia a Villa d’Agri (Potenza) che ad Ancona. A fine settembre 2007 e 2008, la quantità di seme prodotto a Villa d’Agri era rispettivamente di 3 e 2,8 chili, mentre ad Ancona la produzione di seme è iniziata nel 2009, con circa 3 chili.
Sulla base dei risultati provenienti dalle coltivazioni su circa 30 ettari, l’ibrido Italo appare migliore dei due ibridi californiani UC 157 e Grande per qualità del turione e la resistenza alla ruggine.
Produzione e peso medio del turione rilevati nel 2009 in una prova varietale di asparago condotta a Metaponto presso l’Azienda sperimentale dimostrativa dell’ALSIA (Regione Basilicata)
(Il valore degli istogrammi con almeno una lettera in comune non differiscono secondo il test di Duncan, ad un livello di probablità superiore al 95%). Clicca qui per un ingrandimento del diagramma.
I caratteri che sono stati maggiormente apprezzati nelle prove in campo sono: resistenza all’apertura delle brattee, omogeneità di forma, dimensioni e colore del turione (che ne facilitano il confezionamento), totale assenza di piantine nate nei campi di coltivazione (essendo costituito solo da piante maschili), ed elevato livello di resistenza alla ruggine (molto dannosa al Sud), superiore a tutti gli ibridi commerciali. Buona, infine, anche la tolleranza in campo alla fusariosi.
Per informazioni:
Dr. Agostino Falavigna
CRA- ORL Unità di ricerca per l’orticoltura di Montanaso Lombardo (LO)
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