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Di Giambattista Pepi

Trentino: al via la raccolta delle patate di montagna

E' partita da due giorni in Trentino la campagna di raccolta e commercializzazione della patata di montagna. Negli altipiani di Bleggio, Lomaso e Stenico, nella vallata delle Giudicarie (provincia di Trento), si sta procedendo agli scavi e alla raccolta dei tuberi da consumo fresco, che prenderanno presto la via del mercato.

Calano rese e calibri, ma la qualità è buona
Il clima ha pregiudicato le rese e la qualità, con calibri leggermente inferiori alle attese, ma contenuti in sostanza secca nella media degli altri anni.

"In base ai primi report, dopo aver scavato al momento appena il 5% della superficie agraria investita, nel 2010 stimiamo un calo delle rese: dovrebbero attestarsi sui 300 quintali ad ettaro, contro i 330 del 2009. I calibri sono leggermente più contenuti con una prevalenza di quelli compresi tra 40 e 70 millimetri, pochi i fioroni, mentre la qualità come aspetto e consistenza è buona" dice Davide Luchesa, direttore della Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi (COPAG), che associa 102 imprese agricole, di cui 70 produttrici di patate, 110 ettari dedicati all’ortaggio, una media annua di 33.000 quintali di prodotto, prevalentemente da consumo fresco (85%) e il resto da seme (15%) con un fatturato di 1,3-1,4 milioni di euro, generato in Italia nei canali della DO, GDO e dei Mercati ortofrutticoli all’ingrosso.

Stress termici e siccità hanno condizionato il ciclo colturale
"Le condizioni climatiche sono state soddisfacenti all’epoca delle semine – dice Luchesa – ma, successivamente, i fenomeni meteorologici non sono stati favorevoli. Lo stress termico provocato dall’ondata di caldo torrido con temperature e umidità elevate a luglio, seguito dalle copiose precipitazioni a carattere di rovescio nel periodo che ha preceduto la raccolta, hanno indubbiamente influito sulle rese delle piante e, più in generale, sul regolare andamento vegetativo della coltura".


Un campo di patate in fiore nell'altopiano di Lomaso (Trento)
 
Nei territori serviti dai Consorzi di miglioramento fondiario, che intercettano grosso modo il 40% di tutta la superficie agraria investita, si è potuto procedere con l’irrigazione di soccorso, ma in quei territori, che interessano il restante 60% della SAU, dove mancano le risorse irrigue, i coltivatori hanno potuto fare affidamento solamente su sé stessi e sulla natura. Ciò ha influito oltreché sulle rese, anche sui calibri, che appaiono nella media più omogenei; ma la qualità tiene.

La patata trentina di montagna
La patata trentina di montagna, coltivata su terreni ad un’altitudine compresa tra 500 e 800 metri sul livello del mare, ha buccia compatta di colore intenso, non è sempre perfetta nella forma (specie la varietà Majestic) e si presenta ben matura con pasta solida anche dopo diversi mesi di conservazione naturale. Ciò che la contraddistingue particolarmente è il sapore, che risulta essere inconfondibilmente gradito e pieno, anche all’assaggio in assenza di ingredienti di condimento.


Un cassone con le patate della varietà Cicero appena scavate

Metodiche di lavorazione e conservazione
La patata, nelle zone di montagna, è normalmente seminata sia nel periodo dalla fine di marzo ad inizio maggio, sia nei mesi del tardo autunno o di tardo inverno, su terreni preparati con aratura non eccessivamente profonda ed erpicatura o fresatura. Particolarmente apprezzati sono i terreni preparati con il sovescio di medica o prato.

Le operazioni di semina si sono evolute passando da una semina integralmente manuale, a quella su solchi predisposti con animali da tiro, alle seminatrici semiautomatiche ed ora a quelle completamente automatiche e in grado di seminare con buona precisione alle distanze ottimali che, in funzione della varietà, sono: 70-80 centimetri fra le file e 25-35 centimetri sulla fila, con un investimento di 4-5 piante per metro quadro.
 
Il controllo delle infestanti e la difesa dalle malattie fungine e dai parassiti sono effettuati secondo le tecniche della lotta integrata e del metodo di coltivazione biologico. La patata trentina di montagna non è mai trattata con prodotti antigermoglianti, proprio per garantire al consumatore la salubrità e l’integrità del sapore.

Prima Cicero, poi Desirèe, Red Starlet, Kennebec e Majestic
A maturazione medio-precoce, con pasta e buccia gialla, la varietà Cicero (nella foto a sinistra) è la prima ad arrivare sul mercato ed è anche quella che copre il 65% della superficie agraria dei soci.

Seguono le coltivar medio - tardive Desirèe e Red Starlet, entrambe a buccia rossa e pasta gialla. Quindi, tra il 10 ed il 15 settembre è la volta delle varietà Kennebec (media) e Majestic (tardiva) a buccia gialla e pasta bianca, che sono, per altro, quelle tradizionali di montagna.

Chiudono il calendario della raccolta e della commercializzazione due varietà di origine francese: Vitelotte (patata viola) e Ratte, a cui è dedicato meno dell’1% dell’intera superficie investita a patate dai soci della cooperativa.

Sul mercato da agosto ad aprile con la conservazione naturale
Il sistema adottato dalla Cooperativa, che consiste nello stoccaggio delle patate raccolte in un locale coibentato a ventilazione naturale, fa sì che si possa rifornire la clientela (Distribuzione organizzata, Grande distribuzione organizzata e Mercati ortofrutticoli all’ingrosso del Nord Italia) in modo graduale e continuativo da metà agosto a metà aprile.

Marchio unico, ma packaging differenziato
La cooperativa commercializza le patate da consumo fresco con il marchio unico Le Montagnine, mentre il packaging cambia in rapporto al destinatario finale. Così, le patate da consumo fresco sono confezionate in Vertbag o retina da 1,5, 2 e 2,5 chili, o in sacchi pubblicizzati da 5,10 e 25 chili, mentre le patate più piccole, chiamate Montagnine Baby, vanno sul mercato in retine da 1 e 1,5 chili in scatole pubblicizzate.


Patate trentine di montagna in confezione Vertbag da 2 chili

Le patate da seme, invece, hanno imballaggi diversi, che consistono o nel tradizionale sacco in juta da 25 chili o in sacco pubblicizzato da 10 chili, cui si è aggiunto, recentemente, per la semente destinata all’orto di casa la confezione in Vertbag da 2,5 chili e in scatole pubblicizzate.


Patate trentine di montagna in diversi imballaggi con il marchio Le Montagnine

Il passato e il presente della Cooperativa
Costituita nel 1977 da 25 agricoltori, la Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi ha raccolto e unificato l’eredità di altre piccole realtà dei singoli comuni della conca delle Giudicarie, ai piedi del Parco Naturale Adamello Brenta.

Nel 1983 ha completato il magazzino di conservazione e lavorazione del prodotto, iniziando un costante recupero della pataticoltura da pasto e da seme. Queste coltivazioni pressoché uniche, dal dopoguerra agli anni Sessanta avevano conosciuto un drastico e rapido ridimensionamento a causa dell’impossibilità da parte degli agricoltori di dotarsi delle attrezzature necessarie alle mutate esigenze del mercato e di affrontare da soli l’impatto con la concorrenza esercitata dai paesi del Nord Europa dell’area del Mercato Comune Europeo, oggi UE. Gli associati hanno positivamente risposto agli stimoli della Cooperativa, allargando le produzioni alle pomacee e alle ciliegie tardive, ben sostenute da un ambiente montano favorevole.


Una veduta dell'altopiano del Bleggio (Trento)

La Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi in cifre
Soci: 102.
Superficie agraria utilizzata: 110 ettari.
Quantità media annua prodotta: 33.000 quintali.
Fatturato: 1,3 milioni di euro.
Mercato: Italia (DO,GDO, Mercati ortofrutticoli).

Contatti:
Cooperativa Produttori Agricoli Giudicariesi S.c.a. – COPAG
Via G. Prati, 1 – Frazione Dasindo di Lomaso - 38070 Comano Terme (TN)
Tel.: (+39) 0465 701793
Fax: (+39) 0465 702693
E-mail: [email protected]
Web: www.lemontagnine.it

Direttore: Davide Luchesa
Tel.: (+39) 336 640042 
Data di pubblicazione:

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