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La pataticoltura del Fucino soffre la mancanza di infrastrutture e di unita' tra i produttori

Crollano i prezzi, aumenta la concorrenza e decade il mito della patata del Fucino. A denunciare questa situazione diventata ormai insostenibile per gli agricoltori del Fucino è Domenico Covone della Iperortaggi di Luco dei Marsi che punta il dito contro l'arrivo nella Marsica di tuberi provenienti dalla Francia e contro l'assenza di un centro di stoccaggio per immagazzinare il prodotto una volta raccolto.

Le patate francesi costano meno, 16 euro al quintale, e i negozianti ne fanno arrivare a quintali nei loro magazzini, ignorando completamente la genuinità dei prodotti locali. "La nostra patata quest’anno conta venti giorni di ritardo nel raccolto", spiega Covone, "e l’ottimo prodotto francese, nonostante il prezzo molto alto, anche se comunque più basso di quello dello scorso anno, che si aggirava intorno ai 27 euro, non ci sta dando tregua. Il punto sta nel fatto che nel Fucino abbiamo poche strutture con celle frigorifere e cassoni dove poter stoccare le patate e così i nostri agricoltori sono costretti a disfarsi del prodotto appena raccolto, svendendolo, tant’è vero che la nostra patata non ha ancora un prezzo".

Il problema principale del Fucino è l'assenza totale di associazionismo tra gli agricoltori che continuano a rimanere isolati l'uno dall'altro pura essendo consapevoli di arrecare un danno alla propria azienda. "La responsabilità di questa situazione è degli stessi agricoltori", ha continuato Covone, "che continuano a isolarsi evitando di associarsi e di sfruttare le strutture di conservazione che nel nostro territorio possono mettere a disposizione solo le associazioni e le cooperative".

Anche gli agricoltori stessi denunciano l'assenza di cooperazione con una vera e propria piaga per il Fucino. Giuseppe Torti dell'omonima azienda Torti, per esempio, evidenzia il carattere degli agricoltori "indipendentisti, individualisti, disertiamo le riunioni, non c’è divulgazione, non c’è pubblicità: così non andremo molto lontano".

Analoga situazione è stata sottolineata da Ottaviano Perrota della cooperativa "La Serra". "I nostri agricoltori non credono nelle associazioni e proseguono nell'errore di svendere il prodotto appena capiscono che è pronto per il raccolto, subendo così le leggi del mercato", ha precisato Perrota. "Se le patate venissero adeguatamente conservate si potrebbe, invece, venderle al momento giusto. L’agricoltura francese in tal senso è la prima nel mondo e se proseguiamo così tra qualche anno chiuderemo. Bisogna essere più uniti".
Data di pubblicazione: