In Valtellina il mirtillo gigante attecchisce e da' reddito
Colture alternative a quelle tradizionali oggi occupano dunque spazi sempre più ampi: inizialmente erano diffuse per la valorizzazione dei terreni marginali a rischio di abbandono ma, in seguito, le produzioni locali hanno incominciato ad alimentare un vivace mercato, che si sta organizzando anche in strutture cooperativistiche.
La tipologia maggiormente diffusa in Valtellina è quella del mirtillo gigante americano (Vaccinium corymbosum) che trova nei fattori pedo-climatici valtellinesi l’habitat ideale per il proprio sviluppo. ma perché il mirtillo ha avuto così tanto successo?
Come spiega Graziano Murada, direttore della Fondazione Fojanini, che avviò per primo i campi sperimentali in valle: "La coltivazione del mirtillo gigante ha usufruito del particolare orientamento est-ovest della Valle, con un versante retico caratterizzato da un’intensa esposizione a sud, e uno orobico esposto a Nord, con caratteristiche differenti e più uniformi. Inoltre è significativa la natura dei suoli sub-acidi, acidi e ricchi di sostanze organiche. L’andamento climatico è poi favorevole sia per i livelli termici caratterizzati da elevate escursioni tra il giorno e la notte che per la piovosità che mediamente è di 800-1000 mm all’anno. Infine la tecnica colturale è di semplice attuazione e a basso impatto ambientale. Un fattore che ha favorito la coltivazione è anche la tipologia dell’azienda valtellinese, caratterizzata da appezzamenti di piccole dimensioni, spesso ubicati in zone marginali e coltivati dai componenti della famiglia".
"Per noi della Fojanini - sottolinea ancora Murada - è stata una scommessa iniziare questa sperimentazione inizialmente nelle aree marginali. Adesso il mirtillo rappresenta una buona integrazione di reddito per molti frutticoltori". Anche la fragola, tra il 1995 e il 2005, è stata oggetto di studio per il lavoro che la Fondazione Fojanini ha svolto in quanto Unità Operativa del Ministero per il Progetto Fragola. Nel corso di questi anni sono stati allestiti diversi campi sperimentali in diverse zone e a differenti quote altimetriche allo scopo di valutare le nuove varietà distribuite dal gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Faedi.