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Mola di Bari: un fungo distrugge la produzione di carciofi

Rischia l'estinzione una delle colture autoctone, indissolubilmente legata al suo territorio: il carciofo. Ormai si contano sulla punta delle dita i pochi ettari di terreno agricolo sopravvissuti a due attacchi: quello del Verticillium Dahliae, un fungo distruttore, e quello della massiccia quantità di carciofi in arrivo dall'Egitto.

Insieme a San Ferdinando di Puglia, Mola di Bari è stata negli Anni '80 il Carciofeto di Puglia. Le distese delle ambite "violette" coprivano l'areale costiero tra Mola e Polignano. I carciofi di Mola erano tra i più apprezzati sul mercato nazionale. Se ne accorse anche la Cynar che in quegli anni insediò, tra Ripagnola e San Vito (zona Polignano) un centro studi la cui attività era volta alla ricerca di nuove produzioni e allo sviluppo delle coltivazioni autoctone. Favorite da un clima ideale, dalla presenza di impianti irrigui efficienti e da un suolo fertile e sano, le carciofaie molesi producevano prodotto precoce che aveva mercato ed era molto redditizio.

"Delle carciofaie degli Anni '80 - dice Pietro Santamaria (ricercatore del Cnr e dell'università di Bari, nonché assessore all'agricoltura del Comune di Mola) - oggi resta solo qualche traccia. Devastante - spiega - è stata l'aggressione del Verticillium Dahliae, un fungo che ha infettato gli oltre duemila ettari di carciofaie molesi".

Per anni il carciofo è stato il prodotto-simbolo della produzione agricola della zona. Per gli agricoltori molesi ha avuto per anni una valenza identitaria, che va tutelata. Infatti, sia l'amministrazione comunale (con una serie di eventi divulgativi) che l'università di Bari (con il progetto di ricerca "Tirca"), hanno tentato di salvarla, promuovendo iniziative volte a divulgare la lotta verso i patogeni e i parassiti e quindi tentare il rilancio di questa produzione.

Ma il nemico da combattere non è solo il Verticillium: "Dobbiamo affilare le nostre armi - dice Donato Fanelli (presidente nazionale dei Giovani imprenditori Coldiretti) - per fare in modo che maggiori controlli evitino l'arrivo sui nostri mercati di prodotti di dubbia provenienza". Al centro delle attenzioni ci sono i carciofi egiziani: "Con l'abbattimento del dazio nella misura del 60%, carciofi ed altri prodotti sbarcano in Italia in quantità massicce - dice Fanelli".

Aggiunge: "Arriva di tutto in particolare dagli stati Nordafricani. Questo bacino produttivo - afferma - è oggi tra i più esposti a falsificazioni e speculazioni, prime cause della scarsa redditività delle produzioni di eccellenza tipiche di questo areale, come carciofi, verdure, patate e la stessa uva, e per l'olio che pur essendo di qualità superiore non è remunerativo".