Sedano e peperone possono ridurre le infiammazioni cerebrali?
Alcuni ricercatori statunitensi hanno studiato rigorosamente, per oltre dieci anni, i potenziali effetti benefici dei flavonoidi. Studi precedenti hanno mostrato che i flavonoidi possono aiutare a contrastare la demenza causata da infiammazione cerebrale.
Riguardo allo studio attuale, Saebyeol Jang e colleghi, afferenti al dipartimento di scienze nutrizionali all'Università dell'Illinois presso Urbana-Champaign, hanno indagato su come la luteolina agisce sulle cellule chiamate microglia (macrofagi specializzati in grado di effettuare la fagocitosi che protegge i neuroni del sistema nervoso centrale), prelevate da topi. L'eccessiva produzione di molecole infiammatorie prodotte dalle microglia nel cervello, possono aggravare i cambiamenti neurodegenerativi, riscontrati negli studi animali sul morbo di Alzheimer e una condizione infiammatoria cerebrale chiamata morbo di Creutzfeld-Jakob.
Lo staff di Jang ha esposto le cellule delle microglia dei topi a batteri e poi le ha trattate con la luteolina. Il loro esperimento ha mostrato che la luteolina riduce l'infiammazione scatenata dai batteri. I ricercatori hanno anche scoperto che il composto del sedano blocca un attivatore del gene che codifica le molecole che esprimono l'infiammazione.
In un secondo esperimento, i ricercatori hanno dato da bere ai topi acqua contenente luteolina per tre settimane, e poi hanno iniettato negli animali i batteri. Le analisi del sangue hanno mostrato che l'acqua contenente la luteolina riduce il livello dell'infiammazione nel sangue e nel cervello già 4 ore dopo l'iniezione. In particolar modo, i ricercatori hanno riscontrato una riduzione dell'infiammazione nell'ippocampo del cervello, che svolge un ruolo importante nella memoria a lungo termine e nell'apprendimento.
I ricercatori concludono che la luteolina potrebbe essere usata per mitigare le neuro-infiammazioni. Le loro scoperte sono state pubblicate negli atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze (Proceedings of the National Academy of Sciences).
Fonte: webmd.com