I single italiani sono 6 milioni. E il mercato si adegua
Le nuove famiglie — a prescindere che si tratti di single per vocazione, in parcheggio o forzati — creano nuovi bisogni, nuovi consumi e, in ultima analisi, nuovi prodotti. Negli ultimi anni il mercato si è mobilitato per acchiappare questa fetta d'Italia propensa alla spesa e spesso malata di solitudine, con la tendenza a compensare con il cibo (nel paniere Istat sull'andamento dei prezzi, non a caso, stanno entrando le monodosi) tutti gli altri bisogni.
La spesa del single
In rapporto, un single medio consuma il 50% di un nucleo famigliare classico, perché spesso è costretto ad acquistare quantità di cibo superiori ai suoi bisogni reali (con sprechi enormi), però ha esigenze totalmente diverse. Le multinazionali e i supermercati se ne sono accorti, finalmente: la confezione da quattro bistecche e il pacco di biscotti extralarge sono obsoleti.
E allora ecco spiegato il fiorire di cibi pronti e mono-porzioni: la vendita di frutta e verdura pronto uso ha superato un totale di 40 milioni di chili per un fatturato di 350 milioni di euro, e si tratta di un mercato in piena espansione. Insalate miste già condite, macedonie sbucciate e tagliate, alimenti che si rimpiccioliscono per diventare più appetibili ai gusti dei single, la confezione di parmigiano è dimagrita fino ad arrivare a 25 grammi, l'anguria si è ristretta (da 15 a 1,5 kg), è diventata più maneggevole e ha perso i semi, lo yogurt è passato dal formato da otto a quello singolo, 150 gr di dolcezza a 0,69 centesimi.
Quello che ancora manca è la varietà: le già poche ditte che producono le mono-dosi si fossilizzano, al massimo, su un paio di alternative.
Fonte: corriere.it