La limonicoltura sulla Costiera Amalfitana e sulla Penisola Sorrentina rappresenta da tempo un modello agricolo costruito su condizioni estremamente complesse, dove la morfologia scoscesa ha imposto soluzioni manuali e ingegnose. Questo sistema, che si sviluppa su terrazzamenti, risale fin dai tempi della Repubblica Marinara di Amalfi, poiché produrre limoni era fondamentale per contrastare lo scorbuto tra gli equipaggi.
© Vitelli Vito Domenico
"In questi areali, i limoneti sono bene esposti a sud – spiega l'agronomo Vito Vitelli (in foto sopra) - mentre le montagne offrono protezione dai venti che vengono da nord, ai quali la pianta è molto sensibile. Tradizionalmente, per contrastare i venti carichi di salsedine che arrivano dal mare, gli agricoltori adottano la coltivazione a pergolato. Per proteggere i frutti e la pianta, si realizza una struttura in pali su cui il limone viene guidato, proprio come se fosse una vite, utilizzando come copertura dei graticciati in paglia, canne o altro materiale vegetale".
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Oggi, tuttavia, il settore affronta sfide fitosanitarie aggravate dalla modernizzazione e dalle difficoltà logistiche e dai costi di produzione. L'agronomo Vito Vitelli evidenzia come l'introduzione di materiali più moderni, come le reti di plastica, abbia peggiorato le condizioni ambientali per le piante, portando all'abbandono di numerosi impianti. "Le reti, spesso scure e ombreggianti, creano un microclima sfavorevole. Questo sandwich tra rete, vegetazione a pergola e limone, non fa altro che sviluppare condizioni agronomiche poco ideali per la pianta, favorendo così lo sviluppo di criticità fitosanitarie, quali funghi, insetti e ragnetto rosso".
Di fronte a queste problematiche, aggravate dai già alti costi e dalla difficoltà di raggiungere gli appezzamenti, Vito Vitelli propone una rivisitazione della forma di allevamento per mitigare il rischio fitosanitario e garantire la sostenibilità economica.
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"Con alcuni imprenditori abbiamo già adottato nuovi sistemi colturali, abbandonando, in parte, la formula di allevamento a pergola ma mantenendo pur sempre le strutture in pali, che sono parte integrante del paesaggio storico della costiera. La mia proposta consiste nel ricostituire l'impianto attraverso una potatura di riforma, puntando a coltivare degli alberelli sotto i pergolati. Questo passaggio da una chioma posta sulla pergola in orizzontale e una parete ad alta densità che si sviluppa in verticale, consentirebbe di ridurre le condizioni che favoriscono lo sviluppo degli organismi nocivi, pur conservando l'elemento strutturale tradizionale che caratterizza la bellezza del posto".
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
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vitovitelli.blogspot.com