La nuova campagna agrumicola si apre in un clima di generale incertezza per gli operatori del settore ortofrutticolo, segnato dai risultati negativi di diverse campagne estive, come quelle di drupacee e angurie. In questo contesto, l'analisi di Daniele Martucci, operatore dell'omonima ditta Martucci Agrumi Srl di Massafra (Taranto), offre uno spaccato delle dinamiche e delle preoccupazioni che caratterizzano l'imminente avvio della stagione.
L'attuale sentiment prevalente tra gli addetti ai lavori è di estrema cautela, con un approccio attendista. La tendenza è quella di procedere lentamente con le operazioni commerciali, evitando per ora acquisti notevoli di agrumi. "Questa prudenza deriva direttamente dalle difficoltà riscontrate in altri comparti durante gli ultimi mesi - afferma Daniele Martucci - Noi operatori del settore non nascondiamo i timori: ci stiamo muovendo piano, molto piano. Sebbene esista una consapevolezza che il mercato degli agrumi, come quello di mele e pere, operi in modo indipendente rispetto ai prodotti estivi, persiste una certa ansia da prestazione".
© Martucci SrlDaniele Martucci
Secondo Martucci, un elemento chiave che distorce le prime fasi della campagna è la ricorrente e presunta carenza di prodotto. "I produttori tendono a dichiarare una riduzione delle quantità disponibili, spesso nell'ordine del 20-30%, allo scopo di generare negli acquirenti un'ansia da acquisto. L'obiettivo di questa strategia è accelerare le vendite e spuntare quotazioni più alte in campo. Spesso, però, questa visione non corrisponde alla realtà in campo o per lo meno non con queste percentuali. Le voci su una minore disponibilità sono ancora tutte da verificare. Il problema non è se il prodotto sia più o meno presente rispetto all'anno scorso; ci sono altri fattori e incognite da considerare, come il clima poco ideale al consumo di tali articoli freschi", precisa l'operatore.
Questa dinamica crea un'escalation dei prezzi che danneggia il mercato. Commercianti meno esperti, temendo di rimanere senza merce, sono portati ad acquistare prematuramente a prezzi elevati, alterando gli equilibri di mercato a svantaggio degli operatori più strutturati. "Queste pratiche finiscono per danneggiare non solo chi le compie, ma anche le aziende storiche e serie, che operano nel settore da decenni", conclude Martucci.
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