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Parole d'ortofrutta di Giancarlo Amitrano

"Mai produrre frutta e verdura senza aver già trovato a chi venderle"

Tempo di consuntivi per la stagione appena conclusa sul segmento angurie e così mi trovo a condividere alcuni pensieri sul tema. Le tipologie baby, striate o nere che siano, apirene o no, continuano a crescere senza sosta, incontrando il favore del pubblico grazie a peso contenuto, facilità e velocità di consumo, trasportabilità e a un livello qualitativo medio alto costante, grazie a polpa croccante e brix soddisfacente. Inoltre, la referenza incontra anche il favore del mondo produttivo, allettato dalle buone liquidazioni degli ultimi anni e dall'appeal che ottiene sia a livello nazionale sia in buona parte dei paesi europei.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itGiancarlo Amitrano

C'è da dire che in molti casi le aziende sono riuscite a costruire dei brand riconosciuti e riconoscibili ben spendibili in spot, operazioni di marketing, pubblicità di vario tipo, con il notevole e mai scontato risultato di aver reso la marca sinonimo del frutto. Certo, il tutto con le remore del caso che il mondo buyer non può non esprimere, visto che trattare i prezzi in regime di monopolio non è mai commercialmente democratico.

Rimane sempre performante, nonostante quanto sopra, la vecchia e mai tramontata anguria tradizionale; anzi, anche questa è in crescita se guardo ai numeri espressi dal gruppo in cui opero. Forse posso azzardare che il suo consumo sia stato fortemente sostenuto dall'approccio con cui i supermercati la stanno trattando negli ultimi anni, ossia tagliata a fette, con alto valore di servizio. Dico questo guardando come i laboratori interni ai pdv siano sempre più delle officine super produttive, mai dome, di prodotti tagliati, mixati, elaborati a vario modo. E di certo la fetta 'spicchiata' a un terzo o quarto di frutto la rende in molti casi più appetibile, visto il peso medio del frutto intero che, in alcuni momenti della stagione, può superare abbondantemente i 15 kg per la varietà allungata.

Ma visto che sono un impagabile romantico, rischio un'ulteriore lettura: l'anguria tradizionale conferma volumi importanti perché è sinonimo di convivialità, spensieratezza, vacanza pur non potendo permettersi una vacanza, risate e racconti da vivere in gruppo intorno alla tavola, affondando il viso nella rossa e succosa polpa. Permettetemi di dire, tutte cose che una baby da kg 2 non riesce a ispirare neanche lontanamente.

Per questo motivo, lancio un appello al mondo produttivo per non abbandonare la coltivazione di questa tipologia di frutto, invitandolo anzi a investire nella ricerca di varietà che possano arricchire la categoria con linee premium tali da diversificare l'offerta e trainare fuori il segmento dallo stallo del prezzo a due decimali…! Se ha ben funzionato brandizzare le baby, perché non si potrebbe replicare l'operazione sulle classiche?

Concludo questa anguriata di parole, polemizzando con chi ha polemizzato sulle famose angurie a 7 cent/kg distrutte in campo, non essendo conveniente per l'agricoltore raccoglierle al di sotto del costo di produzione. Penso che le linee di fornitura programmate con la GDO abbiano ricevuto un prezzo medio campagna remunerativo e mai asfissiante, neanche nei momenti in cui il meteo del nord Italia e del nord Europa ha rallentato fortemente i ritirati.

Al contrario, tutta la quota piantata con la sola, arida speranza di vendere, senza un reale accordo programmatico, ovviamente ha pagato, in quei momenti, la paralisi del mercato
e non si è potuta esimere da un approccio fortemente speculativo. Ma, come ho detto in più occasioni, mai piantare un kg di prodotto senza aver prima trovato a chi venderlo. Sembra una vision eccessivamente cinica, ma di sicuro la fresatura non ha il sapore dell'ottimismo.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros

(Rubrica num. 73)

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