Quando l'attesa in un porto, per i controlli di rito e lo sdoganamento, dura 18 giorni, chiunque cercherebbe altre destinazioni. Figuriamoci se il prodotto da controllare è frutta fresca che ha una shelf life ridotta. Ma tempi di attesa così lunghi non sono rari, in alcuni scali italiani.
"A Genova la situazione è insostenibile - afferma Marinella Calabrò di GOA Logistic - con merce che andrebbe sdoganata nell'arco di 2-3 giorni al massimo e invece deve attenderne anche 17-18. E questa situazione penalizza i grandi importatori italiani, come quelli di frutta esotica, ma non solo loro, bensì tutti gli operatori della filiera".
© CalabròOperatori in coda
Secondo Calabrò, negli ultimi anni la situazione è andata peggiorando costantemente. "Conosco bene la realtà dei porti della Liguria - precisa - e so che le code infinite per la gestione dei container è diffusa un po' ovunque. I primi a pagarne le spese sono gli autisti dei camion, ma non solo loro. Purtroppo, i nostri porti sono strutturalmente inadeguato per certi volumi di traffico, e per questo molti clienti pensano sempre di più a trasferire lo sbarco altrove, anche all'estero".
Le Compagnie di navigazione utilizzano navi sempre più grandi e capienti, ma molti porti sono inadeguati perché sono strutturalmente nati per traffici di minore portata e non hanno, molto spesso, possibilità di ampliarsi.
"In questo periodo - aggiunge l'esperta - arrivano in Italia agrumi dal Sudafrica, dall'Argentina. Banane e ananas arrivano tutto l'anno dal centro America. Io negli ultimi tempi sto suggerendo ai clienti di evitare il porto di Genova, proprio per evitare perdite di prodotto dovute alle attese".
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"Un mio cliente - conclude Calabrò - ha detto che sposterà il traffico su Rotterdam, perché i transit time sono più veloci. Non si può tenere la merce deperibile ferma per 17 giorni, come gli è accaduto in giugno. Non dico che non si debbano fare i controlli, ci mancherebbe, ma devono essere effettuati entro 4-5 giorni, non 17-18".
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