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Parole d'ortofrutta di Giancarlo Amitrano

"Ma quale sopruso, i rapporti con la Gdo sono chiari"

Che ai naviganti dell'ortofrutta non sia concesso navigare in acque calme è un dato consolidato, ma del resto, se è vero che ognuno può essere marinaio senza tempesta, ben vengano flutti e vento forte a rilasciare i galloni da capitano. La cosa che ancora una volta stupisce è come in Italia non si riesca a trattare un argomento complesso e spinoso senza che il tutto diventi un attacco frontale generico e generalista verso la categoria coinvolta, qualunque essa sia.

Abbiamo avuto nella cronistoria più recente il caso Hassan, il caso dell'anguria dorata di Arzachena, il caso dei prezzi alla vendita altisonanti e, da ieri, il fattore incriminato è la voce "ristorni" presente sui molti dei contratti di fornitura della GDO.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itGiancarlo Amitrano

Ristorni addirittura equiparati, da qualcuno, al vecchio metodo della doppia asta, ai balzelli medioevali, alle estorsioni malavitose. Ora occorre, in prima battuta, liquidare ogni sospetto sull'illegalità delle voci aggiuntive di contratto che prevedono a vario titolo sconti extra pfa, salvo quei casi previsti dalla normativa europea in tema di abuso della posizione predominante tra i contraenti, la cosiddetta parte forte, o vessatorietà delle condizioni, derivanti da pratiche sleali o pratiche tese a comprimere il libero mercato.

Tutto il resto, ove contrattualizzato e recepito dalle parti firmatarie, non solo è ammesso, ma è ammesso cum laude, perché certifica il convenuto a chiare lettere e preserva da imposizioni successive unilaterali, ponendosi non in una paventata "zona grigia", ma in acque limpide e cristalline.

Sono tese allo sviluppo e consolidamento del rapporto commerciale, con benefici reciproci, tutte le voci che "targettizzano" il risultato a volumi o fatturato con step di scontistiche aggiuntive, le voci una tantum a consolidamento del pregresso o a raggiungimento di picchi futuri più o meno ambiziosi, le voci che certificano de scripto la numerica delle attività promozionali concordate, etc.

Cosa c'è di più collaborativo e liberale nella costruzione della linea di fornitura del conoscere aprioristicamente le voci che lo caratterizzeranno, così da poter formulare di volta in volta il prezzo più equo e remunerativo possibile?

Il ristorno che meriterebbe la Santa Inquisizione è quello non preventivato, quello richiesto in corso di fornitura, quello che palesemente si materializza per puntellare un conto economico barcollante, quello che non può essere concesso senza andare a rivedere la liquidazione media del produttore, perché non sostenuto nel periodo precedente da un'adeguata costruzione dei listini; quello che la normativa vigente permette di combattere a piena voce e, al giorno d'oggi, senza neanche il timore di perdere la linea di fornitura, sempre che la stessa non sia nel frattempo diventata auspicabilmente non più appetibile. Ma cosa c'è di nuovo nella possibilità di perseguire legalmente l'illecito?

Ovvio che, nella situazione attuale, invocare l'aggregazione della filiera agricola è cosa buona e giusta, in quanto permetterebbe di livellare le forze in campo al tavolo della contrattazione, bilanciando le spinte inverse nell'eterno braccio di ferro delle parti, ben equiparando la forza dei volumi richiesti alla forza dei volumi proposti. Ma anche qui siamo nel campo della banalità conversativa.

Nulla di nuovo all'orizzonte: lo possiamo affermare senza timore di smentite, o meglio senza temere le smentite che si paleseranno perché, come detto in passato, il principio "polemizzo ergo sum" è geneticamente proprio dell'ortofrutta, e non solo.

Ecco, ora che il meritato riposo in riva al mare è stato interrotto dal sussulto d'orgoglio derivante dalla categoria di appartenenza, torno pacato a guardare tra i marosi in attesa della prossima onda perfetta che sconquasserà questa finta bonaccia.

Giancarlo Amitrano
responsabile ufficio acquisti ortofrutta
catena Cedigros

(Rubrica num. 70)