Con il trascorrere degli anni, le tecniche e metodiche delle analisi multiresiduali, che oggi rappresentano una componente fondamentale del sistema di controllo della sicurezza alimentare, si sono affinate e perfezionate, anche per rispondere alle esigenze di coltivatori, mercati ortofrutticoli, supermercati e, non per ultimo, alle stringenti normative europee, attente a verificare la conformità dei prodotti agroalimentari.
Oggi, in laboratorio, è possibile conoscere le quantità di residui contenute negli alimenti a livelli molto inferiori rispetto al passato. Di questi temi, se n'è discusso, insieme a diversi esperti nazionali, nel corso di un convegno svoltosi a Pisticci Scalo (Matera), dove opera uno dei più importanti laboratori chimici regionali per l'analisi degli alimenti.
Le analisi multiresiduali hanno un unico obiettivo, ossia quello di garantire la tutela della salute del consumatore, verificando e garantendo la conformità e salubrità dei prodotti, attraverso la verifica dei Limiti Massimi dei Residui (LMR), rispetto alla normativa vigente.
L'amministratore dello Studio Analisi chimiche, Pierpaolo Capece, ha spiegato e raccomandato alle OP e ai consorzi che converrebbe fare un'attenta formazione nell'utilizzo dei fitofarmaci, visti i potenziali rischi dei mix di molecole sulla salute, nel lungo termine.
"Quotidianamente ricerchiamo molecole che non vengono degradate nelle tempistiche opportune – dice il manager - Le analisi vengono eseguite prima della raccolta, affinché si possano misurare eventuali residui di queste molecole. L'analisi multiresiduale è abbastanza complessa, in quanto si vanno a ricercare dalle 300 alle 750 molecole per i campioni comunitari, mentre per quelli Extra-UE il numero aumenta, visto che bisogna andare a ricercare molecole che sono state bandite negli anni addietro, nel nostro continente".
Secondo un report di Legambiente, il 60% dei campioni analizzati presenta un livello di pesticidi pari a 0, mentre il 38% di queste analisi evidenzia la presenza di pesticidi nei limiti di legge. Solo il 2% dei valori risulta fuori dai limiti di legge. "Se andassimo nello specifico e analizzassimo quel 38%, noteremmo che il 15% dei campioni ha evidenziato una sola molecola, mentre il restante 23% contiene dalle 5 alle 23 molecole. A oggi è difficile conoscere quali problematiche e conseguenze sanitarie possa generare una singola molecola, figuriamoci un cocktail di esse", spiega ancora Capece.
In collegamento streaming dall'Emilia Romagna, Silver Giorgini, direttore qualità e innovazione di Orogel, ha illustrato le criticità che il gruppo riscontra quotidianamente. Giorgini ha ricordato poi quanto la sostenibilità ambientale debba andare d'accordo con quella economica e finanziaria delle aziende agricole, specificando come le autorità pare non si rendano conto della situazione che gli operatori sono costretti a fronteggiare nei campi.
"Seguiamo con attenzione e preoccupazione l'argomento residui, perché la Comunità Europea revoca in continuazione principi attivi e spesso non ci permette di contrastare le nuove patologie vegetali che si presentano nelle coltivazioni – precisa l'esperto - Tra le criticità rientrano: fenomeni climatici estremi, perdita di fertilità del suolo, scarsità delle risorse, drastica riduzione (voluta dall'Europa) delle sostanze attive ammesse e infine persistenza di fitofarmaci e contaminanti nel suolo. Sarebbe bello non utilizzare nulla, ma abbiamo bisogno di salvare le nostre coltivazioni da attacchi sempre più severi".
Interessante anche l'intervento di Ada Brambilla di BDF Srl-Banche Dati agrofarmaci e fertilizzati. Nella sua relazione, ha illustrato come nel 2024 siano state emanate 25 modiche al regolamento base (396/2005): le revisioni hanno coinvolto 83 sostanze attive e sono stati modificati migliaia di valori di livelli massimi di residuo (LMR). In questi primi due mesi del 2025, ci sono stati invece tre nuovi regolamenti che hanno finora portato a variazioni per 4 sostante attive e oltre 200 LMR modificati.
Alberto Albertini, responsabile ispezioni e certificazioni di prodotto CCPB Srl, ha presentato un focus sull'importanza della certificazione di prodotto, sul suo inter e sulla differenziazione degli strumenti di prova (rintracciabilità, audit, interviste alle aziende, bilanci di massa, valutazione dei documenti). Il campionamento, che deve essere rappresentativo di tutto il lotto preso in considerazione, diventa fondamentale per ottenere un risultato di qualità, come anche le modalità di spedizione verso il laboratorio (con particolare attenzione a temperatura, conservazione e tempistiche).