Ampie potenzialità per il mercato biologico della Corea del Sud, perché il consumatore coreano è attento agli aspetti salutistici dei prodotti agroalimentari, nonostante sia predominante la componente prezzo. Ne conseguono grandi opportunità per l'export bio italiano: il 41% dei consumatori coreani si dichiara intenzionato ad aumentarne il consumo nei prossimi 2-3 anni.
Queste alcune delle evidenze emerse durante il webinar "Internazionalizzazione del BIO Made in Italy: focus Corea del Sud", tenutosi ieri 19 giugno 2024. L'evento fa parte del progetto ITA.BIO, la piattaforma online di dati e informazioni per l'internazionalizzazione del biologico made in Italy curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio.
La Corea del Sud copre una superficie di 100.210 kmq e annovera una popolazione di 51,692 milioni di abitanti, con età media di 44,5 anni (densità di 515 abitanti/kmq). "Coinvolgere il consumatore attraverso un'indagine diretta ha permesso di approfondire alcune dinamiche difficilmente valutabili attraverso i soli dati sulle vendite. Seppure le ultime informazioni sul mercato del bio in Corea del Sud non evidenzino trend positivi, soprattutto a causa di tagli al bilancio pubblico e finanziamenti destinati all'agricoltura bio, il consumatore mantiene interesse - ha riferito Silvia Zucconi, chief operating officer Nomisma - Solo 4 consumatori sudcoreani su 10 acquistano prodotti a marchio Bio, in maniera consapevole. Il 18% è un consumatore regolare. Cresce l'attenzione verso i cibi salutari e sostenibili, al di là delle abitudini di consumo (user bio o non bio).
Nel Paese il settore biologico è in crescita: nel periodo 2017-2022 le superfici coltivate a biologico sono aumentate del 91% per rispondere alle esigenze di un mercato vivace, che nel retail ha fatto registrare vendite nell'ordine dei 485 milioni di euro. Con una spesa pro-capite pari a 9,3 euro, il biologico interessa soprattutto un target specifico di popolazione (famiglie con bambini, giovani under 27, persone con redditi e titoli di studio alti e uno stile di vita sostenibile). Una crescita che sottende enormi potenzialità, trainata da una crescente attenzione al salutismo incentivata anche da azioni e iniziative del governo.
Il ruolo del bio nelle categorie
Dall'analisi di Nomisma si evince che la prima scelta del consumatore sudcoreano cade per il 40% sul baby food e la ricerca della certificazione Bio sulle confezioni è determinante. L'interesse per il biologico è molto forte anche nell'area del fresco: per il 34% la prima scelta ricade su frutta e verdura fresca.
Con il 23% delle preferenze, il nostro Paese è al terzo posto - dopo Australia (47%) e Stati Uniti (43%) - tra i Paesi stranieri con prodotti alimentari di maggiore qualità.
"Dall'analisi emerge come un coreano su tre (33%) abbia consumato almeno un prodotto italiano nell'ultimo anno - ha illustrato Evita Gandini, responsabile market insight Nomisma - Il 22% ha invece acquistato almeno un prodotto italiano a marchio Bio con una preferenza che è ricaduta su formaggi, olio EVO, conserve e passate". Passate di pomodoro e conserve sott'olio e sott'aceto, in particolare, spiccano nella top-10 dei prodotti bio made in Italy più acquistati.
E allora quali leve attivare per accrescere il consumo dei prodotti bio italiani?
"Da parte delle aziende e delle istituzioni italiane esistono delle leve da attivare per accrescere il consumo dei prodotti bio italiani in Corea del Sud. Sicuramente fattori incentivanti sono: il brand noto/conosciuto; le informazioni che riguardano i valori nutrizionali/salutistici della referenza bio; il tema dell'origine; la sostenibilità - ha spiegato Gandini - C'è da considerare, inoltre, una serie di aspetti di cui il consumatore coreano non è ancora pienamente soddisfatto. Se è appagato dalla qualità dei prodotti bio italiani e dalla varietà italiana nei ristoranti, non lo è pienamente della varietà di prodotti italiani biologici o sostenibili, dell'assortimento italiano in iper e supermercati e della visibilità negli scaffali della Grande distribuzione, così come dei prezzi".
Un'altra leva da attivare è rappresentata dall'informazione. Secondo i consumatori, le caratteristiche e le garanzie del prodotto biologico italiano, e in generale del marchio Bio europeo, devono essere approfondite tra i consumatori: quasi 9 su 10 infatti vorrebbe avere maggiori informazioni, soprattutto su tracciabilità e controlli effettuati.
Un'ulteriore molla è la comunicazione: è importante far conoscere il prodotto italiano, tramite ad esempio assaggi in Gdo e cooking show. Da non sottovalutare i canali di vendita online, in quanto la Corea del Sud è un Paese altamente tecnologico e digitalizzato, e la promozione online tramite influencer e chef di successo. Infine, ma non meno importante, il tone of voice della comunicazione da utilizzare con il consumatore coreano deve essere prevalentemente informativo e professionale.
"L'interesse del consumatore coreano verso i prodotti alimentari italiani è una tendenza in ascesa, favorita anche dai crescenti flussi di turisti coreani in Italia, che permettono di apprezzare meglio i prodotti alimentari del made in Italy nella loro qualità e autenticità - ha sottolineato Ferdinando Gueli, direttore dell'ufficio dell'Agenzia Ice di Seoul - e questo stimola anche l'interesse verso i prodotti alimentari biologici italiani. Al termine del 2023 l'export di prodotti bio italiani in Corea del Sud ha inciso per il 6% sul totale delle esportazioni del comparto agroalimentare, attestandosi a oltre 3,6 miliardi di euro, con un aumento dell'8% rispetto all'anno precedente. Bisogna insistere sulle iniziative di educazione ai consumatori e favorire la conoscenza del marchio di qualità Bio, quale elemento di garanzia per l'acquisto".
Per maggiori informazioni:
ITA.BIO
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