In presenza di un'offerta nazionale di limoni limitata, al punto da non poter soddisfare il mercato interno, gli operatori sembrano al momento preferire il prodotto d'importazione.
"Non è buon momento per il limoni italiani. Le ragioni della crisi commerciale sono essenzialmente due: se da una parte stiamo subendo, già da diverse settimane, massicce importazioni da Grecia, Turchia e Argentina, che giungono sui nostri mercati locali a prezzi irrisori e non competitivi (-55%), dall'altra, invece, dobbiamo fare i conti con un clima anomalo. L'andamento meteorologico primaverile, con piogge frequenti e intense registratesi negli ultimi due mesi, ha compromesso le produzioni limonicole italiane, buona parte di cui coltivate in pieno campo, limitandone la shelf-life". A parlare amareggiato è un produttore di Rocca Imperiale (Cosenza), uno dei diversi areali meridionali fortemente specializzato in limonicoltura.
"Spesso, le abbondanti precipitazioni e l'alto tasso di umidità - continua l'agricoltore - hanno contribuito a difetti qualitativi nel prodotto inviato ai supermercati, favorendo così gli importatori esteri, i quali hanno promosso un prodotto con una più lunga conservazione. E' impossibile per noi agricoltori italiani praticare gli stessi prezzi dei competitor stranieri, in quanto trattasi di valori che non ci permetterebbero neppure di coprire i costi di produzione".
Limoni di Rocca Imperiale
I volumi provenienti da Grecia, Turchia e Argentina sono disponibili in modo significativo sui mercati europei da circa quattro settimane. "Purtroppo, siamo nella fase finale della stagione limonicola italiana. I Paesi importatori hanno iniziato invece da poco, pertanto stanno commercializzando frutti più freschi e di maggiore qualità rispetto a quelli italiani. I limoni nazionali, trovandosi nella fase terminale della stagione e avendo subito avversità climatiche, non sono sicuramente un prodotto di prima scelta".