Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Le considerazioni di Luigi Di Nardo

C'è già richiesta per drupacee precoci made in Italy

"Rispetto allo scorso anno, a parità di periodo stiamo registrando una forte richiesta per le drupacee precoci da parte di buyer e commercianti. C'è corsa ad accaparrarsi la merce di origine italiana sia da parte delle grandi insegne della gdo italiana, sia dall'estero". A dirlo è Luigi Di Nardo, un produttore di drupacee coltivate sotto serra nella regione Campania.

"Nella mia regione - spiega il produttore - per le drupacee precoci coltivate sotto serra la situazione è la seguente: le varietà di pesche, percoche e nettarine a basso fabbisogno in freddo presentano una buona produzione, mentre le cultivar ad alto fabbisogno in freddo non si sa ancora se entreranno in produzione o meno, quindi è per ora difficile fare previsioni. Quel che è certo è che, rispetto allo scorso anno e a due anni fa, a parità di periodo registriamo un anticipo produttivo di circa 10 giorni per le varietà a basso fabbisogno in freddo, mentre riscontriamo un ritardo per le varietà ad alto fabbisogno in freddo, perché l'andamento climatico è stato finora prevalentemente mite".

"L'inizio del diradamento è previsto tra circa 7 giorni, anche se per la raccolta bisognerà attendere verso i primi di maggio. Io però ho già chiuso qualche contratto di vendita proprio sull'onda della forte richiesta ricevuta, e ripongo buone speranze in questa campagna. Di contro devo dire che abbiamo subito un aumento dei costi di produzione di almeno il 20/30% rispetto alla precedente annata, e di questo dovremo tener conto in termini di prezzo, anche perché noi produttori per rispondere a trattamenti fitosanitari più sostenibili per l'uomo e per l'ambiente ci troviamo a dover sostenere costi maggiori. Infine, non bisogna dimenticare che ci troviamo a vivere una situazione di inflazione generalizzata e quindi o tuteliamo il nostro reddito o saremo costretti a chiudere".