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L'imprenditore lucano Salvatore Liguori punta tutto sulla qualità

"Per le drupacee previsto un surplus di produzione quest'anno: si lavora per la sopravvivenza"

"Manca manodopera, e quella che si trova non è professionale. Pur fornendo un'adeguata formazione, difettano le conoscenze di base. Alcuni non distinguono una susina da un'albicocca". Non ci gira intorno Salvatore Liguori, imprenditore lucano che si occupa principalmente di drupacee, con un'azienda ubicata in Calabria (fondata nel 2004) e due in Basilicata (le cui radici risalgono al 1978).


Salvatore Liguori

"Esistono cooperative di servizi che offrono personale a una paga doppia rispetto al contratto di lavoro nazionale. Quindi una spesa che, ora come ora, non tutti possono permettersi - continua Liguori - Non parliamo poi del Decreto Flussi, che decide quante persone straniere possono arrivare in Italia per lavoro. L'anno scorso ho fatto domanda richiedendo 5 unità dall'Albania, ma le pratiche ancora non sono state istruite. Per il Decreto Flussi 2023 ho dovuto inviare nuovamente tutta la documentazione, ma mi chiedo: se ancora sono in stand-by le pratiche del 2022, sarà mai possibile avere personale per il 2023 e nelle tempistiche richieste dalla nostra campagna?".

Alcuni frutteti di drupacee delle aziende di Liguori sono in fase di fioritura, altri si accingono ad esserlo. "Quest'anno avevamo un po' di ritardo che abbiamo recuperato con l'aumento recente delle temperature. Il diradamento avverrà ad aprile e la manodopera per questa fase è tanto necessaria quanto nella fase successiva di raccolta dei frutti. Se le cose andranno come devono andare, quest'anno in tutta Europa ci sarà un surplus di produzione e si salveranno solo coloro che offriranno alta qualità. Ed è quello su cui stiamo puntando".

Parlando di competitor, Liguori sottolinea gli elevati costi di produzione, dettati anche da una forte speculazione, che mettono i produttori italiani in una posizione di inferiorità rispetto alla Spagna. "Il concorrente più agguerrito, però, negli ultimi due-tre anni è la Grecia. Il governo greco ha investito molto nel settore agricolo. Il nostro vuole continuare a fare finta di niente?".

Chiedendo a Liguori quali, secondo lui, sarebbero le azioni necessarie al momento per il settore, risponde: "La prima cosa da fare è sensibilizzare con maggior forza l'opinione pubblica, giovani in primis, a mangiare frutta (e verdura). Più passa il tempo, più mi accorgo che a comprare la frutta sono prevalentemente gli over-60. E che nella maggior parte dei ristoranti italiani la frutta è sostituita dal dessert. Non può essere possibile".

"Una seconda azione necessaria sarebbe quella di delineare territori vocati e a quali colture, istituendo delle quote di coltivazione. Per tanto tempo si è parlato di creare un catasto frutticolo, ma non se ne è fatto più nulla per mancanza di finanziamenti - sottolinea Liguori - Ultima azione, ma non meno importante, eliminerei le royalties. Oggigiorno, ad esempio, le varietà innovative di drupacee sono davvero tante. Impiantarne una oggi si tradurrebbe nell'essere comunque poco competitivi rispetto a nazioni dove i costi di produzione sono inferiori e che abbiano puntato su una cultivar nuova più remunerativa".

Al momento, si lavora per la sopravvivenza
"Nonostante le sfide giornaliere, i momenti bui, le crisi economiche, l'embargo russo, la guerra in Ucraina e il maltempo, bisogna continuare a rimanere ottimisti. Altrimenti non scegli di lavorare in agricoltura. E' vero pure che se i costi di produzione resteranno in aumento, se la manodopera professionale scarseggerà ancora a lungo e se, a livello commerciale, non riusciremo a spuntarla in qualche modo sui competitor, fare l'imprenditore agricolo sarà sempre meno remunerativo. E a quel punto, non varrà più la pena continuare a fare questo mestiere".