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Accordo a 108,50 euro/tonnellata

Pomodoro da industria al nord: prezzo elevato ma copre appena i costi

L'accordo per il pomodoro da industria al nord d'Italia è stato raggiunto ieri, 12 aprile 2022, dopo settimane di confronti: 108,50 euro a tonnellata. Al tavolo delle trattative vi erano le Op del settore e le industrie.

"Può sembrare un prezzo molto elevato - commenta Luca Artioli, responsabile del comparto per Apo Conerpo - e sarebbe così in un'annata normale. In realtà, questa non è un'annata normale e la cifra pattuita andrà a coprire a malapena i costi. Solo con rese elevate si potrà dire di aver coperto le maggiori spese, ma vi è anche l'incognita siccità. Come Apo Conerpo abbiamo previsto una leggera flessione nelle superfici, ma possiamo reggere l'urto e mantenere salva la filiera".

I trapianti sono iniziati la scorsa settimana, ma le spese erano cominciate già 40 giorni fa, con la semina in vivaio. L'aumento esponenziale dei costi rendeva impossibile la remuneratività, se si fosse mantenuto il prezzo del 2021 (92 euro/tonnellata). "Anche in Spagna hanno raggiunto l'accordo, ma molte settimane fa, attorno a 102 euro/ton. Là però hanno dei costi di manodopera bassissimi, se paragonati ai nostri. E in California avevano raggiunto l'accordo a fine 2021. In Italia, aver raggiunto l'accordo al 12 aprile è un fattore penalizzante per tutti".

"C’è soddisfazione per il patto raggiunto, ma non entusiasmo - commenta il presidente dei produttori di pomodoro di Confagricoltura Emilia Romagna, Giovanni Lambertini - e non nascondo la preoccupazione per la siccità. Inoltre, il ritardo dell'accordo causerà una perdita di superficie attorno al 15-20%".

L'intervento di ANICAV
"Dopo una lunga e intensa trattativa con la parte agricola - si legge in una nota Anicav - è stato raggiunto l'accordo quadro per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel bacino Nord Italia".

"L'Accordo prevede la conferma dell'impianto contrattuale del 2021 per la parte normativa, con un prezzo di riferimento che, con un incremento di oltre il 18%, il più elevato di sempre, fa registrare un aumento di circa il 40% in soli quattro anni".

"È prevalso il senso di responsabilità - dichiara Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav - Nonostante il periodo non semplice per l'industria, abbiamo riconosciuto, non senza difficoltà, un significativo aumento del prezzo medio rispetto alla scorsa campagna, per venire incontro alle criticità espresse dalla parte agricola. Si tratta, naturalmente, di un incremento senza precedenti, legato alla straordinarietà del momento che stiamo vivendo, caratterizzato dalle vicende belliche che stanno causando aumenti in campo energetico, dal particolare andamento dell'inflazione nonché da una importante siccità nel nostro bacino produttivo".

In stallo, invece, la trattativa nel Bacino Centro Sud, dove la parte agricola ha messo sul tavolo una ingiustificata richiesta di gran lunga superiore a quanto riconosciuto al Nord.

"Come Anicav stiamo facendo la nostra parte - afferma Marco Serafini, presidente dell'associazione - L'aumento del costo della materia prima andrà a sommarsi all'incremento generalizzato dei costi di produzione, in particolare degli imballaggi primari e secondari e dell'energia, creando non poche difficoltà alle aziende. Il nostro auspicio è che tutti gli altri attori della filiera riconoscano gli sforzi che l'Industria di trasformazione sta facendo".