Verisem è una multinazionale nata a seguito di fusioni fra diverse aziende, fra cui la Suba di Longiano (Forlì-Cesena), fondata da Augusto Suzzi nel 1974. La proprietà di Verisem è americana. Difficile capire come sia stato generato il cortocircuito informativo di venerdì scorso, secondo cui i cinesi starebbero per acquisire una multinazionale italiana, con sede a Cesena, come si è letto su un quotidiano nazionale rimbalzato poi su diversi altri media.
Se è vero che un fondo di investimento cinese acquisterà Verisem, la proprietà passerà dagli americani ai cinesi: nulla che comporti interessi di rilievo nazionale.
Tutto è partito da un articolo uscito su un quotidiano, ripreso senza controllo da altri notiziari, talvolta anche del settore ortofrutticolo. Addirittura un politico europarlamentare ha invocato il Golden power, cioè il veto del governo italiano per impedire che "un'azienda italiana strategica venga venduta all'estero". Peccato, appunto, che la proprietà sia già estera, non italiana.
L'amministratore delegato di Verisem è, dal febbraio 2020, Ibrahim El Menschawi. Responsabile invece della parte italiana e francese è il cesenate Marcello Tumedei.
Verisem: è leader mondiale nella produzione, confezionamento e distribuzione di sementi di ortaggi speciali per professionisti, semiprofessionisti e hobbysti. L'azienda mantiene la propria competenza produttiva in una vasta gamma di oltre 90 diversi tipi di semi e oltre 2.000 diverse varietà tra cui cavoli, carote, cicoria, coriandolo, cipolle, piselli, ravanelli, fagioli.
Oggi Verisem opera nei Paesi Bassi, in Francia, in Italia e negli Stati Uniti e offre servizi di produzione per clienti situati in oltre 90 paesi in tutto il mondo. Brand di Verisem sono Suba Seeds, Brotherton seed, Verisem Sas, Condor seed production, Hortus, Franchi Sementi, Royal Seeds.
Quanto pubblicato da un quotidiano nazionale sui "cinesi che vorrebbero fare la scalata a Verisem per poter produrre pomodori, ciliegie e cime di rapa, creando dei falsi" dovrebbe lasciare tutti tranquilli: la Cina ha i propri ricercatori nel breeding, oppure acquista semi e piante e tutti, dall'Italia come dal resto del mondo, sono ben lieti di fare affari con lei. Non va dimenticato che numerose aziende sementiere moltiplicano in Italia il materiale genetico per Giappone e Cina, con grande soddisfazione per tutti.
Piuttosto, i politici di qualsiasi schieramento, si preoccupino di finanziare la ricerca, quella di base che in Italia è stata lasciata quasi senza fondi: la maggior parte del materiale genetico di piante da frutto, fragole e ortaggi è estera e all'estero si devono pagare le royalties per poterlo acquistare.