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Il racconto di Mario Quaranta, che lancia una raccolta firme

Una testimonianza sul fenomeno della moria del kiwi e su alcune prove in corso

Mario Quaranta (in foto) si è rivolto a FreshPlaza per condividere il suo pensiero a riguardo del fenomeno noto come "moria del kiwi", che sta interessando molti areali actinidicoli in Italia. 

"Quattro anni fa - racconta Mario Quaranta - abbiamo iniziato delle prove in campagna coinvolgendo alcuni produttori, in primis Duras Clemente di Cisterna di Latina, per cercare di capire quali potessero essere le cause della moria delle piante di kiwi Hayward".

"Inizialmente, ci siamo concentrati sul problema dell'asfissia radicale, pensando che fosse una conseguenza di terreni pesanti, mancanza di sostanza organica, di irrigazioni troppo abbondanti, di nematodi presenti nel terreno o di funghi che potevano aggredire l'apparato radicale, ma abbiamo capito che continuavamo a girare attorno al problema, senza arrivare a dei risultati concreti". 

"Perciò abbiamo iniziato a pensare che il problema fosse altrove. Per verificarlo, abbiamo collocato piante della stessa partita di Hayward una parte sotto nylon e una parte a campo aperto. Il risultato è stato sorprendente".

Secondo quanto riportato da Mario Quaranta, le piante sotto nylon hanno presentato uno straordinario vigore, mentre quelle a pieno campo sono quasi tutte morte, nell'arco di 1-2 anni.

"L'anno successivo - prosegue l'imprenditore - abbiamo provato a posizionare delle piante di Hayward sotto impianti di pannelli fotovoltaici, che permettevano l'ingresso diretto nel campo della luce solare e dell'acqua piovana. Queste piante subivano un'insolazione diretta del sole per alcune ore al giorno ma poi, per gran parte della giornata, erano riparate dall'esposizione solare. Abbiamo constatato che queste piante vegetavano in modo impressionante". 

Foto fornite da Mario Quaranta: tutte le piante fotografate sono di 6 mesi di età.

"Su alcuni filari, sempre coperti, abbiamo allora provato a fare delle irrigazioni pesanti, fino a ottanta litri d'acqua al giorno per pianta, non rilevando nessuna differenza con le piantine irrigate con quindici litri d'acqua al giorno. Le piante della stessa partita messe a dimora a pieno campo con baulature alte, irrigazione a spruzzo impiegata fino a quattro volte al giorno, concimazione organiche abbondanti all'impianto non hanno dato nessun risultato e sono state estirpate". 

"Di conseguenza, abbiamo iniziato a pensare che il problema non fosse l'asfissia radicale, ma un problema fogliare. Tutto ciò ci ha portato alla conclusione che il problema della morte del kiwi non stia nel terreno. Il kiwi è sempre stata una pianta di sottobosco, collocata solo successivamente in campo aperto, con ottimi risultati. Ma dopo il diffondersi della PSA (agente causale della batteriosi dell'actinidia, NdR) la specie deve essersi indebolita". 

Secondo Mario Quaranta, è possibile che varietà Hayward non sopporti più le giornate e soprattutto le settimane caldissime, che sono sempre più frequenti in Italia. Il problema, secondo lui, è che "l'apparato fogliare delle piante non riesce più a evapotraspirare la quantità d'acqua di un tempo. Accade quindi che, nei giorni caldi, apportando alla pianta per esempio 70 litri d'acqua, l'apparato fogliare riesce a immettere nell'atmosfera soltanto 30 litri, perché indebolito; il giorno dopo vedendo che la pianta sembra un po' stressata, aumentiamo l'irrigazione a 80 litri e poi a 90 e poi a 100, come veniva effettuato 20 anni fa con le piante che si trovavano in ottima forma". 

"Ma così si provoca il collasso dell'apparato radicale, che si trova ogni giorno sempre più immerso nell'acqua, non riuscendo più a pomparla fuori; e la pianta collassa". 

Secondo Mario Quaranta: "Ombreggiando invece la pianta, la foglia si mantiene viva, l'evapotraspirazione è regolare e la pianta sta bene. Coprendo la pianta con delle reti ombreggianti, la pianta vegeta, produce e, soprattutto, non muore".

"I risultati delle nostre prove ci convincono che l'unico sistema per continuare a coltivare il kiwi sia l'ombreggiamento: così facendo, le piante ritornano rigogliose come 30 anni fa, a condizione che la protezione sia effettuata in pre-impianto o su impianti ancora sani". 

L'imprenditore spiega: "Bisogna cercare di raccogliere kiwi di qualità, nei prossimi anni, perché sappiamo che il mercato ci darà ragione. Molte catene e molti paesi oltremare acquistano soltanto prodotto italiano ma è necessario intervenire subito, senza aspettare che le piante muoiano. Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare una raccolta firme destinata al Ministero dell'agricoltura, dove ogni coltivatore, ogni vivaista, tecnico, montatore di imballaggi, segheria, trasportatore, in altre parole tutto il mondo che gira intorno al kiwi possa unirsi alla causa".

L'obiettivo iniziale dei firmatari è quello di arrivare a 10000 adesioni per poter creare un gruppo abbastanza ampio di comune interesse ed essere quindi ascoltati.

"Abbiamo calcolato che - dice Quaranta - con 300 milioni di euro a fondo perduto solo nel Lazio, si potrebbero coprire 20 mila ettari di kiwi verdi in questa regione, facendo ripartire un'economia che dà lavoro a più di 10mila aziende agricole che non hanno mai fatto un'ora di disoccupazione. 300 milioni spesi in questo settore potrebbero essere quintuplicati, in termini di PIL, nei prossimi 10 anni". 

"Noi abbiamo bisogno in questo momento di uno stanziamento a fondo perduto per l'ombreggiamento dei kiwi che sia rapido, tempestivo e concreto perché le piante stanno morendo. Non possiamo aspettare PSR o altri aiuti tardivi. Abbiamo bisogno di uno stanziamento che vada dal singolo produttore, al socio delle cooperative, al socio dei consorzi, delle OP. In altre parole, che vada dritto al cuore di ogni singola azienda di kiwi".

"Siamo fiduciosi che il nostro governo spenderà bene i soldi del Recovery Fund, tenendo conto delle difficoltà a cui è andato incontro questo settore, eccellenza e pilastro portante dell'Italia. Sappiamo - conclude Quaranta - che il mondo agricolo è molto diviso, ma sappiamo anche che i giovani vogliono cambiare questo sistema in modo radicale".

Per partecipare alla raccolta firme basta andare su:

https://www.change.org/salviamoilkiwi 

Per info: 0175 72593

Data di pubblicazione: