"La settimana terminante il 27 dicembre 2020, la più importante in termini di vendite, è fortemente rappresentativa di ciò che abbiamo osservato nell'intero anno - rivela Romolo De Camillis, retailer director di NielsenIQ in un suo post su Linkedin - A partire dalla positività delle vendite del retail, che si conferma forte a Natale (+7% circa). E' simbolico anche il dato dell'e-commerce, che conferma la sua crescita pure nella settimana di Natale, con un +180% circa di fatturati e un boom di ordini per la spesa delle feste. Male gli ipermercati situati nei centri commerciali: la crisi delle grandi superfici è stata accentuata ulteriormente dalle restrizioni previste dai decreti. Ottimi risultati dei punti di vendita di prossimità, discount, supermercati e superette".
E-commerce
"Il 2020 è stato un anno unico: sono successe molte cose che hanno cambiato profondamente la nostra vita, la nostra routine quotidiana, il modo in cui interagiamo, il modo in cui lavoriamo e, non ultimo, il modo in cui facciamo acquisti, soprattutto per i beni di largo consumo" spiega Marco Pellicci, e-commerce leader presso Nielsen, in un suo post su Linkedin.
"Nel modo in cui facciamo acquisti, abbiamo fatto un salto di 3 anni arrivando direttamente nel futuro, grazie all'inarrestabile aumento dell'e-commerce. Bastava solo una pandemia insieme alle restrizioni e alle limitazioni imposte dal governo, ma finalmente, anche in Italia, l'e-commerce è una realtà consolidata. I numeri dell'e-grocery italiano non mentono: numeri più che raddoppiati nel 2020 rispetto al 2019; una crescita settimanale costante a 3 cifre; un +183% durante la settimana di Natale!" continua Pellicci.
"Se all'inizio rappresentava un ostacolo inaspettato causato dal lockdown, un male necessario per alcuni rivenditori, ora l'e-commerce è universalmente visto come la nuova normalità, la via da seguire e la base per una vera e propria strategia omnicanale. Meglio tardi che mai", conclude Pellicci.
Francia: nuovi modi di consumo post-coronavirus
Secondo quanto riportato da ICE Parigi e pubblicato di recente dall'Osservatorio dei consumi Leclerc (gruppo leader della Grande distribuzione organizzata) su dati dell'istituto IPSOS, il 95% dei francesi pensa che la popolazione deve cambiare i propri comportamenti di consumo per preservare l'ambiente, l'89% pensa che la Gdo sia un partner maggiore di tale cambiamento e il 58% evoca il prezzo quale principale freno a un consumo responsabile.
Sempre secondo lo studio, il 37% dei francesi dichiara di acquistare più prodotti freschi dall'inizio della crisi sanitaria, a causa dell'origine del prodotto per favorire i produttori locali, la prossimità e la solidarietà nei confronti dei produttori. Nello stesso tempo il 57% dichiara di dare più importanza ai prezzi durante la crisi a causa dell'inquietudine riguardo al potere d'acquisto.
Lo studio rivela però che in futuro esisteranno tre tipi di consumatori agli estremi quelli focalizzati sul prezzo o sulle variabili ecologiche e sanitarie, nel mezzo quelli che dovranno arbitrare tra le due variabili (budget ed ecologia/sanità). Il confinamento ha inoltre spinto la maggioranza dei francesi (69%) a cucinare di più e la cucina è diventata uno spazio di condivisione e di decompressione psicologica oltre che, in alcuni casi, di telelavoro.