Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Effetto dell'uscita dall'Ue sul consumo di ortofrutta

Parlamento britannico: si' alla richiesta all'Ue di un rinvio breve della Brexit

Il Parlamento britannico ha provato ad allontanare lo spettro di una traumatica Brexit No deal, dopo la bocciatura dell'intesa di divorzio negoziato dal primo ministro Theresa May con l'Unione europea. L'aula di Westminster ha approvato con 312 voti a favore e 308 contrari l'emendamento della conservatrice Caroline Spelman, che respinge del tutto l'ipotesi di un'uscita disordinata dalla Ue.

Inoltre, la Camera dei comuni britannica ha approvato, con 321 voti a favore e 278 contrari, l'emendamento del governo che respinge l'ipotesi di un'uscita dalla Ue senza accordo il 29 marzo.

Ieri, 14 marzo 2019, il Parlamento britannico ha dato il via libera alla richiesta all'Ue di un rinvio "breve" della Brexit (dal 29 marzo al 30 giugno) e a un nuovo voto di ratifica sull'accordo raggiunto con Bruxelles dalla May. I voti favorevoli sono stati 412, quelli contrari 202. Importante sottolineare che il Parlamento britannico non si è pronunciato contro la Brexit. Ha solo chiesto più tempo per raggiungere un accordo diverso rispetto a quello stipulato dalla premier. 

Ad essere bocciato, con appena 85 voti a favore e 334 contrari, l'emendamento trasversale presentato per collegare la richiesta di un rinvio dell'uscita dall'Ue alla convocazione di una nuova consultazione referendaria dopo quella del 2016. 

Intanto, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk fa sapere che chiederà ai 27 di essere aperti per un'estensione lunga, se il Regno Unito troverà necessario ripensare la propria strategia sulla Brexit.

Per l'inglese medio, la Brexit significa certamente che il contenuto del suo carrello della spesa potrebbe cambiare. Attualmente, circa il 30% del cibo proviene dall'Ue, ed è probabile che alcuni alimenti, come gli ortofrutticoli, diventeranno più costosi in caso di mancato accordo. 

L'aumento delle tasse sulle importazioni e i ritardi nei trasporti potrebbero tradursi in un aumento dei prezzi. E se a una Brexit No deal seguirebbe una svalutazione della Sterlina, si registrerebbe lo stesso effetto.

I supermercati stessi hanno già avvertito che potrebbero esserci scaffali vuoti e prezzi più alti. E il governatore della Bank of England Mark Carney ha affermato che, nel peggiore dei casi, la spesa potrebbe aumentare del 10%.

Il governo ha dichiarato che, mentre una Brexit senza accordo non porterà, da sola, a carenze di cibo, potrebbe però farlo il comportamento dei consumatori. L'acquisto dettato dal panico e l'accaparramento di merci porterebbe i retailer a non avere sufficienti scorte per alcuni prodotti, come frutta e verdura.

Elaborazione FreshPlaza su fonte adnkronos.com / ansa.it / it.euronews.comquotidiano.netBBC.com

Data di pubblicazione: