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Da una parte le organizzazioni sindacali, dall'altra Fruitimprese

Contratto ortofrutta nei magazzini privati: trattative al via

Il 5 dicembre 2016 si apre il tavolo di confronto per il rinnovo triennale del Contratto collettivo nazionale lavoro settore "Ortofrutta" in scadenza a fine anno. Le parti sono i sindacati Flai Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e, sul fronte opposto, la delegazione di Fruitimprese. Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi ha dato a Walther Piraccini (al quale poniamo alcune domande) ampio mandato per condurre le trattative.


Walther Piraccini

FreshPlaza (FP): Presidente Piraccini, la piattaforma rivendicativa avanzata dalle Organizzazioni sindacali è piuttosto articolata e contiene richieste di aumenti retributivi ben superiori all'inflazione attesa del prossimo biennio. C'è disponibilità ad accogliere le richieste dei rappresentanti sindacali?
Walther Piraccini (WP): Le richieste effettuate dalle Organizzazioni dei lavoratori sono più che legittime. Il costo della vita è molto elevato, anche se non c'è inflazione. Si deve però prendere atto del fatto che le dinamiche della contrattazione collettiva non sono più quelle di un tempo, dove i sindacati cercavano di massimizzare il salario reale e i livelli di occupazione, mentre i datori di lavoro il profitto d'impresa. Non è nella contrattazione degli incrementi retributivi che si determina il reddito d'impresa. Nel mercato globale, dominato dalla Grande Distribuzione Organizzata, la domanda è divenuta più elastica e la possibilità per le imprese di trasferire sui prezzi finali aumenti del costo del lavoro è solo teorica. In pratica, a livello macroeconomico, le imprese ortofrutticole di stoccaggio, condizionamento e spedizione dei prodotti ortofrutticoli non determinano né i prezzi di liquidazione ai produttori, né i prezzi vendita.

FP: Come pensate di muovervi allora?
WP: Il nostro ruolo al tavolo contrattuale, sotto questo profilo, è solo quello di trovare il giusto punto di equilibrio che consenta alle nostre produzioni di non perdere quote di mercato e ai lavoratori potere d'acquisto, niente di più. Non dimentichiamo che è di questi giorni la notizia dell'accordo sindacale sulla sospensione dell'erogazione della tranche di 16 euro di aumento prevista per questo mese dal CCNL del Terziario, motivata dal clima di perdurante incertezza economica che ancora caratterizza il Paese.



FP: A suo giudizio, il Paese e il settore agricolo sono ancora nella morsa della crisi?
WP: Purtroppo sì. L'Italia soffre di debolezze strutturali di vecchia data che ne frenano la capacità di crescere e di reagire alle tensioni economiche internazionali. La debole crescita della produttività che ne consegue complica il percorso verso la riduzione dell'elevato debito pubblico e il recupero della competitività.

FP: Se le controparti sindacali ne sono consapevoli, ci si può attendere un tavolo con un basso tasso di conflittualità?
WP: Assolutamente. Sono convinto che le uniche relazioni sindacali produttive siano quelle di tipo collaborativo. Solo così si possono operare scambi adeguati alla mutevolezza delle situazioni che si susseguono, con velocità sempre maggiore, nello scenario economico. Devo ammettere di aver perso ormai il conto di quanti contratti ho rinnovato, ma posso affermare di aver trovato nelle controparti persone sempre molto preparate, attente e responsabili. Non dimentichiamoci che la funzione del contratto collettivo non è limitata alla definizione di aspetti economici, ma è anche quella di individuare forme adeguate per la migliore gestione delle risorse umane. E' attraverso la contrattazione collettiva che le parti sociali cercano di assicurare la migliore organizzazione del lavoro per tentare di soddisfare le attese che possono essere espresse in ciascuna realtà produttiva.

FP: Da tempo, lei è in prima linea nel promuovere istanze di rivendicazione della piena integrazione nel settore agricolo degli operatori ortofrutticoli e dei loro lavoratori.
WP: E' vero. Vi è un'ingiustificata discriminazione tra lavoratori, addetti alle medesime attività, occupati presso magazzini di condizionamento gestiti da operatori ortofrutticoli privati che commercializzano prodotti conferiti, per oltre il 50% del fatturato, direttamente da aziende agricole, inquadrati nel commercio, e lavoratori occupati presso magazzini di operatori costituiti in Organizzazioni di produttori. Il diverso inquadramento previdenziale, pur non incidendo sul costo del lavoro, determina un notevole pregiudizio per i lavoratori del "commercio", poiché non possono beneficiare di quella forma di integrazione al reddito rappresentata dalla disoccupazione agricola e per le imprese è causa di notevoli difficoltà organizzative, in quanto non è a loro concesso il ricorso all'apertura di nulla osta annuali.

FP: Quale peso ha l'offerta privata?

WP: L'offerta privata rappresenta una notevole percentuale della produzione ortofrutticola italiana ed esprime, fra le varie realtà che la compongono, imprese di gran rilievo sia sotto il profilo occupazionale, sia sotto quello commerciale, che al pari delle migliori Organizzazioni di Produttori, hanno saputo affermare i prodotti italiani sui mercati mondiali, organizzando opportunamente la produzione agricola. A differenza di altri Paesi della UE, nel nostro sistema i produttori e gli operatori privati hanno una gran percentuale di rapporti stabili, effettuano programmazione ed elaborano strategie. Le nuove condizioni di mercato hanno reso diffusa la tendenza all'integrazione tra base produttiva e strutture di commercializzazione. Il mancato inserimento strutturale di queste imprese in un sistema interprofessionale funzionante sta incidendo gravemente sui processi d'armonizzazione e integrazione dell'intero Comparto. I progetti di riorganizzazione della nostra agricoltura avranno possibilità di raggiungere i risultati attesi, solo se saranno compiutamente coinvolti tutti i soggetti della filiera a diretto contatto con la produzione agricola. Al fine di rilanciare la nostra frutticoltura è, conseguentemente, necessario integrare nel comparto agricolo le imprese di condizionamento che commercializzano in prevalenza prodotti conferiti direttamente da agricoltori e che queste imprese, sotto il profilo previdenziale e delle azioni di sostegno, siano considerate a tutti gli effetti datori di lavoro agricoli.