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Un mercato orticolo che cambia: le risposte di Monsanto nel settore del pomodoro da mensa

Diversamente da quanto si possa pensare quando si parla di multinazionali, il lavoro di Monsanto nel settore dello sviluppo e miglioramento varietale in orticoltura non è improntato alla standardizzazione o massificazione delle produzioni; tutto l'opposto.


La sede R&D Monsanto a Latina.

E' quanto emerge dall'intervista a Mauro Ferrari, Vegetable Commercial Lead Monsanto Agricoltura Italia, realizzata da FreshPlaza: "La ricerca di un'azienda sementiera si orienta in teoria alla selezione di varietà che siano il più possibile flessibili e adattabili a ogni possibile areale... ma nella pratica non è così semplice! Specialmente in un ambito, come quello orticolo, soggetto a numerose variabili".


Mauro Ferrari

Un lavoro sartoriale
Ecco dunque come l'attività di ricerca e sviluppo della divisione Vegetable Seeds di Monsanto nel miglioramento varietale si traduca in un lavoro mirato e personalizzato alle esigenze di ogni specifico territorio, a cominciare da quello siciliano, dove la compagnia dispone dal 2011 anche di un centro di sperimentazione e screening, che si è aggiunto al Centro R&D di Latina.

"In Sicilia - spiega Ferrari - opera il nostro team tecnico e commerciale più numeroso"; e non potrebbe essere diversamente, considerato il fatto che la maggior parte dei 20mila ettari a pomodoro da mensa coltivati in Italia sono per l'appunto ubicati in Sicilia. Una regione che sta vivendo, proprio in anni recenti, una profonda crisi commerciale per tutte le sue principali produzioni orticole, che non ha risparmiato neppure il pomodoro ciliegino.

A tal proposito, Ferrari osserva: "Un po' ci si aspettava che il segmento del ciliegino entrasse in crisi, anche se non con una flessione delle quotazioni così drastica e prolungata. I produttori hanno sofferto molto, quest'anno, riuscendo difficilmente a fare margine. Non tutto però è andato male. Chi ha diversificato, investendo nel datterino - ad esempio - ha spuntato quotazioni fino al 40% circa superiori rispetto ai pomodori da mensa tradizionali a frutto piccolo". Artefici di questi lusinghieri risultati, in particolare due cultivar della Vegetable Seeds di Monsanto, commercializzate a brand Seminis: Cikito e SV1201TC, già apprezzate dai coltivatori e dal mercato.


SV1201TC

Locale, sostenibile, made in Italy
L'orientamento alla filiera e alle sue esigenze è la chiave del successo della ricerca Monsanto; e si torna a quanto dicevamo sull'importanza di lavorare sul e con il territorio: "Il contributo che noi possiamo dare alla competitività dell'orticoltura italiana è quello di migliorare le soluzioni tecniche, ma soprattutto di sviluppare prodotti che siano utilizzabili localmente, che rispondano alle esigenze di sostenibilità, dalla produzione al consumo, e che esaltino il made in Italy, perché non c'è altra via per competere e tutelarci, oggi".

Già da tempo, non a caso, la ricerca genetica è andata orientandosi verso un connubio tra gli aspetti meramente produttivo/quantitativi e quelli qualitativi, come colore, forma, aspetto e soprattutto profilo aromatico, gradevolezza al consumo: "Se è vero che la competizione internazionale si è fatta sempre più pressante - nota Ferrari - è altrettanto vero che l'italianità risulta spendibile e molto richiesta proprio in quanto esprime un tratto di eccellenza, un quid organolettico in più, che fa la differenza. La concorrenza estera è ancora basata sui prezzi; ma al contempo i consumatori tendono ad acquistare di meno, orientandosi su prodotti che diano soddisfazione. Ciò spiega il crescente interesse per pomodori un tempo di nicchia; non solo il datterino, ma anche il Cuor di Bue, ad esempio, o il Camone, che esprimono un legame con il territorio e creano una barriera alla competizione estera".



La ricerca Monsanto sul pomodoro da mensa procede dunque valutando di pari passo gli aspetti agronomici delle selezioni varietali insieme a quelli qualitativi, sia attraverso analisi di laboratorio, sia mediante panel test con esperti e feedback raccolti presso i rivenditori. "Per riuscire in questo - spiega Ferrari - serve a maggior ragione che il prodotto sviluppato sia locale per il locale, sia cioè contestualizzato alle caratteristiche del luogo di produzione; non si può pensare di massificarlo o riproporlo ovunque".

Tendenze e sfide nel segmento del pomodoro da mensa
Un altro ritorno che scaturisce dalla vicinanza ai territori di coltivazione sta nel fatto che breeder e tecnici Monsanto si confrontano da vicino con l'attività degli orticoltori e possono coglierne, e anticiparne, le esigenze.

Come ricorda Ferrari: "Un esempio di tale affiancamento è stato il nostro investimento nei portinnesti De Ruiter per pomodoro, al fine di rispondere adeguatamente a determinate problematiche dell'apparato radicale in terreni con presenza di nematodi. Oggi un 17% circa del pomodoro da mensa è innestato".



"Una nuova frontiera che vediamo in crescita sembra essere quella dell'orticoltura in fuorisuolo, dovuta alla ricerca di alternative a terreni ormai troppo sfruttati e impoveriti. La nostra divisione per le sementi orticole effettua regolarmente test di coltivabilità dei pomodori tanto in suolo quanto in fuorisuolo, in modo che le cultivar siano flessibili alle due modalità di produzione. Di solito, se una varietà è produttiva in suolo lo è anche in fuorisuolo, contesto in cui anzi, grazie al controllo di altre variabili, una cultivar può esprimere al meglio le proprie caratteristiche".



Crescere rimanendo focalizzati sul territorio
In riferimento alla nota vicenda circa l'interesse da parte di Bayer all'acquisizione di Monsanto, Ferrari conclude: "Pur seguendo con attenzione gli sviluppi della questione, attraverso i canali informativi aziendali, nulla di più si sa di quanto sappiano i mercati azionari o i mass media. Quello che conta è che, come già accaduto in passato nelle tante trasformazioni che hanno interessato Monsanto anche in tempi recenti - e si pensi solo alla creazione della stessa divisione Vegetable Seeds - noi non perdiamo il focus su quella che è la missione del nostro lavoro e cioè mantenere i nostri rapporti professionali nei vari territori locali, per rimanere vicini agli operatori commerciali e alle loro esigenze, a prescindere dal nostro assetto societario".