
In particolare, sarà proposto alla Regione Calabria un unico progetto per il PSR 2014-2020, con un investimento pari a 650 ettari di kiwi nei prossimi sei-sette anni per una spesa complessiva di oltre 31 milioni di euro. Sempre sul nuovo PSR, Osas-Campoverde presenterà poi un progetto di ampliamento per celle frigorifere per 13.000 tonnellate di prodotto in strutture esistenti, con un investimento totale di 10 milioni di euro da realizzare in cinque anni in funzione delle quantità prodotte.


"Le produzioni di Agrintesa e Osas saranno concentrate in un unico braccio commerciale: Alegra. Non si tratta, però, solo di questo - ha precisato il presidente del gruppo ravennate - In realtà crediamo che la nostra collaborazione debba andare oltre, partendo dalle programmazioni di campagna e dall'integrazione delle nostre produzioni anche nella fase di ricerca e pianificazione degli investimenti. I calendari di raccolta nord-sud possono essere sinergici in maniera proficua per entrambi i gruppi. Abbiamo una serie di progetti innovativi che possiamo sviluppare insieme".

Una parentesi importante sul kiwi: l'Italia è di fatto il primo paese produttore al mondo per questa specialità (anche se sulla carta il primato spetta alla Cina). "Da una media di 5 milioni di quintali prodotti, il nostro Paese dovrebbe presto arrivare ai 6 milioni. Può quindi giocare da primo produttore mondiale ma, per farlo, occorrono due cose: essere organizzati, concentrando la propria produzione, e il rispetto delle regole. Solo così possiamo avere un grande futuro".

Il tavolo dei relatori.

"Per essere competitivi si devono concretizzare, oltre a quelle economiche, anche altre condizioni: innanzitutto il contesto ambientale. E, in Calabria, quando diciamo 'contesto' dobbiamo pensare alla legalità. Poi quello amministrativo che deve essere allineato con le necessità delle imprese. Lo Stato è presente in Regione, ma deve essere percepito in tutte le zone della Calabria".

"Osas è il riconoscimento a chi si assume la responsabilità di valorizzare il territorio - ha detto Gardini - E' questo il Dna che fa la differenza. Qui gli investimenti pubblici sono stati ben utilizzati per sviluppare e innovare l'imprenditoria cooperativa della Calabria. Casi come Osas sono la risposta migliore alle false cooperative. Non c'è spazio e non ci sono scorciatoie per chi pensa di acquisire, anche dentro il movimento cooperativo, competitività varcando la soglia della legalità. Non possiamo buttar via il patrimonio intergenerazionale che abbiamo ereditato, parliamo di decenni di storia e di sacrifici. Non si possono tollerare queste cose, chi esce dalla legalità è fuori dall'Alleanza delle Cooperative, è fuori da Confcooperative".


"Scopro oggi cos'è la potenza dell'esperienza imprenditoriale che avete costruito in questi anni in questo territorio - ha detto Martina rivolto ai presenti - Quando ci sono attori territoriali pronti alla sfida, le cose si possono fare. Trovo di straordinaria importanza l'operazione kiwi che è stata presentata questa mattina: non vi siete addormentati sul contesto esistente e avete dimostrato che si possono trovare linee nuove. Il Ministero è ovviamente interessato a dare una mano".
"Io difendo totalmente quello cooperativo come un modello sano ma soprattutto virtuoso e utile perché l'Italia esca da questo momento di crisi duratura - ha evidenziato il ministro - Chi pensa di fare di tutta l'erba un fascio, non ammazza soltanto la cooperazione ma l'Italia. In questo passaggio critico c'è una sfida a voi stessi per dimostrare chi siete. Senza la cooperazione si fa un danno notevole in Lombardia come in Calabria, in Emilia-Romagna come in Toscana. L'accordo tra queste due importanti realtà, Agrintesa e Osas, non lega soltanto Nord e Sud, ma è un punto di partenza fondamentale per tutte le altre realtà del tessuto associativo e imprenditoriale del Paese".

"Stiamo cercando di lavorare su nuovi strumenti organizzativi come le Reti d'Impresa - ha concluso Martina - In Italia, nove aziende agricole su dieci sono di natura familiare; ovviamente rimarranno ancorate a questa cultura, ma a loro dobbiamo dire che da sole non ce la possono fare. Dobbiamo puntare sull'aspetto aggregativo: è un concetto da affrontare sempre di più nel praticare la politica agricola nazionale. In Calabria c'è un tasso di aggregazione solo del 20% rispetto a una media nazionale del 40%: bisogna aumentarlo altrimenti perdiamo risorse europee che non possono essere investite. Risorse che vanno orientate verso chi vive di agricoltura".